Alessia Babrow contro il Vaticano: sui francobolli vaticani compare una sua opera di street art ma lei non ne sapeva niente. E adesso l’artista chiede il risarcimento di 130mila euro.  Eccone la storia. I messaggi dedicati agli auguri pasquali del Vaticano 2020, hanno come francobollo ufficiale, elaborato graficamente per l’occasione, proprio un’immagine della street art a firma di un’ artista come  Alessia Babrow. L’artista osserva  che c’è molto da raccontare intorno a questo progetto del 2019 (“Just Use It“), nel quale è coinvolto anche il Cristo del francobollo. Un membro dell’ufficio filatelico e numismatico del Vaticano,  certo Mauro Olivieri, in motorino intravede questo poster e decide di proporlo come francobollo commemorante la Pasqua. L’adesione, con molta sorpresa di Olivieri, fu subito netta e questa opera di Alessia Babrow ora è utilizzata per il francobollo da  1,15 euro (tariffa postale per l’Europa e il bacino del Mediterraneo). Tutto ha inizio nel 2020, quando viene annunciata l’immagine da stampare nei francobolli che celebrano la Pasqua del medesimo anno. Per l’occasione, viene scelta un’opera di poster art che riproduce la celebre ascensione di Heinrich Hofmann, pittore tedesco vissuto tra il 1824 e il 1911. La maggiore differenza tra la versione originale e la sua rivisitazione è certamente l’inserimento della scritta (provocatoria? Ironica? Sincera?) “Just Use It” nel cuore del Cristo. L’immagine si trova in un muro vicino al ponte Vittorio Emanuele II a Roma, proprio vicino al Vaticano e, fin qui, tutto bene. Il problema sta nell’appropriazione della versione romana, riutilizzata a scopi commerciali. Infatti, non è stato tenuto in conto che quell’opera potesse appartenere ad un artista che poi ne avrebbe rivendicato (giustamente) i diritti. La protagonista in questione è Alessia Babrow che, grazie a una segnalazione di una nota fotografa di street art, ha scoperto per caso l’accaduto. L’opera inoltre, fa parte di un progetto più ampio, di  una serie più ampia, iniziata nel 2013, che prende il nome di “Just Use It” nella quale sono ritratti diversi soggetti, dalla Vergine, al Buddha, fino a Ganesha. Difficile sbagliarsi, insomma. L’arte urbana,  la street art per interderci, che è stata sdoganata da tempo, comincia ad avere un significato diverso da quello che è sempre stato nell’immaginario collettivo; fa leva sulle energie “del popolo”, condivise dalle persone e dalle persone sentite. È il concetto con il quale viene generata ad essere rivoluzionario e democratico, e il fatto che sia diventato un francobollo del Vaticano coglie nel segno. Va ribadito infine  che si poteva citare l’artista,  ma comunque resta il fatto che nei meandri vaticani si è fatto un passo avanti verso una ricerca più profonda  per questo tipo di espressione artistica che conta esponenti di rilievo e spessore. Dice l’artista: “c’è una storia bellissima dietro quest’opera che spero di poter rendere pubblica non appena si sarà chiarita l’intera vicenda”. Difficile sbagliarsi, insomma. Pensate un po’, il furto  e l’appropriazione proprio ad opera del Vaticano che  pare -con certezza-  tenga molto ai diritti d’autore per le proprie collezioni e la propria arte. Ma non è ancora questo il punto. La street art e, in generale, l’arte prodotta fuori da un certo tipo di istituzioni necessita di maggior attenzione in materia di riproducibilità, forse proprio per la sua democratica accessibilità. Ma accessibilità non è sinonimo di mancata legittimazione autoriale. Le norme per il riconoscimento della proprietà intellettuale esistono anche per le opere create per e nella strada e l’artista si è appellata proprio a quelle leggi. Ora, dopo aver fatto causa al Vaticano, Alessia Babrow chiede un risarcimento di 130mila euro, anche se sembra che la risposta tardi ad arrivare. “Pensavo che agissero in buona fede, che fosse vero che mi stavano cercando, come era stato scritto sui giornali. Solo che sembra che non sia stato così perché non hanno mai voluto incontrarmi”, ha dichiarato Babrow per l’Associated Press. A oggi, i francobolli stampati ammontano a 80mila, venduti al prezzo di 1,15 euro l’uno. Un antico proverbio che in Vaticano fanno fatica a ricordare, dice: chi lo fa, l’aspetti. E il risarcimento per l’artista -giusta paga-  deve arrivare.

Carlo Franza

 

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