Gli ulivi pugliesi di Francesco Bosso in mostra al Castello di Tutino – Tricase.
Lecce, 13 luglio 2021. Un viaggio intrapreso da anni tra i palcoscenici dei meravigliosi ulivi di Puglia: quelli del Nord ancora maestosi, forgiati dalle forze della natura nel corso dei secoli, e quelli secchi del Salento, distrutti irreversibilmente dalla Xylella. Con ALIVE ancora una volta il fotografo Francesco Bosso torna a dare voce a un tema per lui centrale: la passione per la Terra, il rispetto dei luoghi e la necessità di stimolare più persone possibili allo sviluppo di un’attitudine alla tutela della Natura e dei processi ecologici. Alive sta per sopravvissuti, ovvero di quel che rimane di milioni di ulivi malati e in cura, se cura si trova. Il titolo della mostra è stato preso da Sopravvissuti (Alive), un film del 1993 diretto da Frank Marshall, basato sul disastro aereo delle Ande del 1972. Nato in collaborazione con la Fondazione Sylva –testimone del drammatico degrado ambientale subito dal Salento negli ultimi 10 anni, cui ha contribuito molto l’epidemia da Xylella che ha devastato migliaia di ettari di uliveti –ALIVE raccoglie alcuni scatti realizzati in Puglia esposti da Sabato 24 luglio al 30 settembre 2021 al Castello di Tutino, a Tricase in provincia di Lecce.
Un racconto di speranza e resilienza, di ripartenza dopo un disastro per raccogliere fondi e contribuire alla rinascita della terra salentina.
“Siamo onorati e felici di collaborare con Francesco Bosso uno dei principali fotografi italiani – ha dichiarato il Presidente di Fondazione Sylva Luigi de Vecchi – essendo pugliese ha potuto testimoniare in prima persona il flagello operato dalla Xylella sugli ulivi salentini. Lo ringraziamo per la sua sensibilità su questo tema e per la sua generosità.”
“Una sensazione terribile che avevo già vissuto nell’Artico – racconta Bosso–quando ho fotografato gli Iceberg battezzandoli poi come Last Diamonds, gli ultimi gioielli che la calotta polare ci stava offrendo, sotto la minaccia del riscaldamento globale e quindi della fusione irreversibile”.
Fotografo di paesaggio formatosi alla scuola americana dei Weston e di Ansel Adams, padri fondatori della fotografia paesaggistica, Francesco Bosso lavora esclusivamente in bianco e nero, scattando su pellicola di grande formato con banco ottico e stampando personalmente tutte le opere su carta baritata alla gelatina d’argento e trattamento al selenio, con un processo artigianale.
Francesco Bosso, (Barletta, 1959) è uno dei principali interpreti italiani del paesaggio e della natura selvaggia in bianconero. La sua ricerca mira a isolare forme ed elementi naturali in luoghi incontaminati, dove il silenzio è signore assoluto, un mix di “atmosfere” e profondità di pensiero: concetti espressi in modo sussurrato, non urlato, mettendo a proprio agio l’osservatore. Dopo anni dedicati alle ricerche etnografiche in diversi Paesi africani e in Cina,nel 2012 il paesaggio naturale diviene il centro delle sue riflessioni con la pubblicazione del volume White World, dedicato alle mille declinazioni e densità del bianco in natura.Nel 2014, con la pubblicazione del catalogo GOLDEN LIGHT, presenta una serie di scatti della terra islandese: immagini molto contrastate con spettacolari tagli di luce.È sulla spinta delle forti emozioni nate da un viaggio ai confini dell’Artico e dall’incontro straordinario con alcuni abitanti Inuit, che Bosso realizza un’intera serie dedicata agli iceberg: veri e propri gioielli “galleggianti”, presentati in bianco nero immortalandone i contorni scolpiti dal vento e dall’oceano, eleganti come statue, scaldati dalla luce, immobili nella loro inesorabile mutevolezza. Nasce così la serie Last Diamonds, raccolta in un volume edito da Skirà. Nel 2015 partecipa alla 56^ edizione della Biennale di Venezia esponendo l’imponente opera “ARRAYS” nell’ambito della mostra PRESENT NEARNESS.Le sue opere fanno parte di importanti collezioni private e pubbliche, mentre i suoi progetti espositivi sono stati ospitati in istituzioni nazionali e internazionali come il Palazzo delle Stelline di Milano, il Museo di Villa Pignatelli a Napoli, il Museo delle Arti Visive di Spoleto, il Museo Pino Pascali di Polignano, Camera a Torino, il Centro Culturale Candianidi Venezia, il Museo Nazionale della Fotografia di Brescia, il Cultural Centre Museum di Hong Kong, M50 Space Gallery di Shanghai.
Fondazione Sylva (https://fondazionesylva.com/) è nata a Tricase (LE) nel marzo 2021 con lo scopo di rigenerare il paesaggio attraverso il rimboschimento. Composta da un gruppo di persone che ama il Salento, allarmate per le conseguenze socioeconomiche, sanitarie e paesaggistiche causate dalla Xylella e successivamente dalla pandemia.L’ obiettivo è quello di contribuire a rigenerare il paesaggio salentino distrutto dalla Xylella attraverso progetti di rimboschimento: oltre a restituire la sua naturale fisionomia al paesaggio, promuovere la piantumazione di moltissimi alberi può garantire nel breve termine quell’assorbimento di Co2 che appare vitale per limitare l’aumento della temperatura e i danni ambientali che, a catena, discendono dal cambiamento climatico.
Castello di Tutino (https://www.castelloditutino.it/) un centro dedicato alle sette forme dell’arte che è tornato ad avere vita dopo un’attenta opera di recupero. Cuore pulsante di film, esibizioni, concerti, laboratori per imparare i balli, l’artigianato, la cucina della penisola Salentina.
Carlo Franza