A Padova una ricca collezione di porcellane di circa 900 pezzi, raccolta negli anni da un appassionato collezionista veneziano. Nella sala da pranzo di Palazzo Giusti del giardino a Padova è stata allestita una preziosa e rara “table du roi”, con porcellane, bicchieri, posate di famiglia e tovaglie datati ‘700 e ‘800: la collezione di porcellane raccolte da Giovanni Battista Lanfranchi, si è arricchita in questi anni fino a circa 900 pezzi, prodotti delle principali manifatture ceramiche europee, in particolare di quelle di Sèvres.

La collezione Lanfranchi, nata da una passione di famiglia e dagli studi sulla scrittura cuneiforme mesopotamica incisa su tavolette d’argilla, la progenitrice preistorica della porcellana fin dal nono millennio a.C., si compone, per il momento, di circa 500 pezzi di Sèvres che si mescolano ad un buon numero di pezzi firmati Vezzi, Cozzi, Meissen, Doccia Marchese Carlo Ginori, Napoli, Parigi. Molto interessante il pur parziale, ma grande servizio di piatti di Cozzi a mazzetti di fiori su sfondo bianco e bordo blu, che testimonia un’imitazione quasi servile del modello di Sèvres, anche se la qualità della pittura è decisamente superiore. Questo tipo di servizio è ancor oggi presente presso molte famiglie veneziane e non, e un suo notevole rappresentante è esposto presso la Collezione Cini a Venezia.

Questo servizio da una parte conferma l’influenza della cultura francese su quella veneziana in quasi tutti i campi artistici, ma dall’altra spiega uno dei motivi dello scarso successo di Sèvres a Venezia nel `700, e cioè l’imitazione di altissimo livello da parte di Geminiano Cozzi e, solo parzialmente, di Pasquale Antonibon alle Nove di Bassano. Imitazione che, tuttavia, non riusciva nella qualità della porcellana per quanto riguarda Meissen, che rimase sempre l’apice della qualità per due secoli, con la sua luminosità, la sua resistenza e la sua eccezionale traslucenza.

Ma com’è la collezione Lanfranchi? «Si compone – spiega il titolare – per il momento, di circa 500 pezzi di Sèvres che si mescolano ad un buon numero di oggetti firmati Vezzi, Cozzi, Meissen, Doccia Marchese Carlo Ginori, Napoli, Parigi. Molto interessante il pur parziale, ma grande servizio di piatti di Cozzi a mazzetti di fiori su sfondo bianco e bordo blu, che testimonia un’imitazione quasi servile del modello di Sèvres, anche se la qualità della pittura è decisamente superiore. Ancor oggi presente presso molte famiglie veneziane e non, un suo notevole rappresentante è oggi esposto alla Collezione Cini a Venezia. Questo servizio da una parte conferma l’influenza della cultura francese su quella veneziana in quasi tutti i campi artistici, ma dall’altra spiega uno dei motivi dello scarso successo di Sèvres a Venezia nel Settecento, e cioè l’imitazione di altissimo livello da parte di Geminiano Cozzi e, solo parzialmente, di Pasquale Antonibon. Imitazione che, tuttavia, non riusciva nella qualità della porcellana per quanto riguarda Meissen, che rimase sempre l’apice della qualità per due secoli con la sua luminosità, la sua resistenza e la sua eccezionale traslucenza. Amo molto mettere a confronto lo stesso servizio in versione Sèvres e in versione Cozzi: si vedono le differenze nel colore di sfondo della porcellana, nella qualità del modellato, e nella qualità artistica dei pittori decoratori, dove a mio parere prevalgono quelli ingaggiati da Cozzi, che certo godevano della poderosa influenza della grande pittura veneta del Settecento: Rosalba Carriera, Ricci, Diziani, Piazzetta, Guardi, Bellotto, Canaletto, e soprattutto Giambattista Tiepolo con i due figli».

Carlo Franza

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