Mi ha sorpreso non poco il lavoro contemporaneo dell’artista Giuseppe Ravizzotti che  troviamo in mostra alla Fondazione ATM di Milano, visitabile fino al 22 settembre 2023,  in una esposizione  che è un vero racconto infinito; e principalmente perché il suo racconto non ha bisogno di essere descritto a colori, visto che il colore potrebbe distrarre e camuffare la quotidianità, ma grandi e piccoli teleri che argomentano l’esistenza  in bianco nero, com’era d’altronde era già avvenuto nel grande momento del neorealismo italiano a ridosso  del secondo dopoguerra. Potremmo definirlo un “fotografo a matita” come Paul Cadden, il disegnatore che riproduce a mano fotografie in primo piano con un grado di dettaglio incredibile. Dal volto delle sue donne, ai profughi, ai bambini, agli abiti, tutto nei ritratti di Ravizzotti appare assolutamente reale; al punto che le differenze tra il quadro e la fotografia sono impercettibili. Non tutti gli artisti si servono delle tecniche fotografiche per riprodurre alla perfezione la realtà.  Chuk Close per esempio, nei suoi ritratti si serve intenzionalmente di fotografie sfocate oppure costruisce i volti sulla tela accostando tante piccole tessere di colore come se creasse un mosaico: in questo modo riesce a rappresentare l’impressione di un volto anche senza riprodurne esattamente la sembianza fisica. I volti sono rappresentati frontalmente e con uno sguardo vacuo ed inespressivo che cela l’anima della persona ritratta. Realismo e iperrealismo. Ravizzotti avviato verso un certo iperrealismo.  Il pittore austriaco Gottfried Helnwein è un pilastro dell’iperrealismo, e lo scopo principale dei suoi lavori è la provocazione, anche con immagini forti e sconvolgenti. In particolar modo egli denuncia gli abusi sugli innocenti, per questo i soggetti più rappresentati sono bambini (bambini soldato o vittime di violenza, pedofilia, guerra, povertà ecc.), i suoi dipinti sembrano vere e proprie foto, caratterizzati da tanti dettagli (ad esempio ricami e cuciture dei vestiti); e una caratteristica di molti suoi dipinti è la pelle molto bianca del soggetto, in contrasto con il sangue presente sul viso e sul corpo. Su queste linea Ravizzotti con la tematica femminile in primo piano, donne occidentali e straniere. Restano centrali le immagini di un racconto che incendia il percorso artistico di Giuseppe Ravizzotti, immagini di limpida intelligenza, capaci di comunicazioni semplici e impiegate nella linea d’una ricerca energica, di mirate allegorie, tra elementi cromatici chiaroscurali e architetture di segno, tracciati lirici e articolazioni formali che individuano ogni struttura delle opere e ne movimentano i fermenti che circoscrivono il senso delle immagini. Donne giovani e non, figure, profughi mossi in processione, madri, paesaggi di un tempo che diventa mito. Ogni opera va letta con lo stesso esame sentimentale e biografico, evocativo e dolente, grazie all’inquietudine del segno e alla sua ripetibilità visionaria, estreme essenze emotive e circospezioni tematiche dentro cieli aperti e originali, ma anche di speranza. Potremmo senza dubbio dire che questo lungo e circoscritto racconto di Giuseppe Ravizzotti umanizza la materia, perché la fisionomia del mondo muove la suggestione di una figuralità che potrebbe dirsi profetica, la natura inventa sè stessa a contatto con la qualità e l’estasi, e l’artista è sempre pronto a cogliere le istanze della luce che in ogni opera vi ha calato, e non solo, e soprattutto i presentimenti della “condizione umana”. Il gioco della luce anima e fa rifluire ossessivamente la visione della solitudine. La vaga trama del segno e i processi visivi che rimandano a Scanavino e accerchiano anche i canoni espressivi di Mathieu, esprimono una componente essenziale dell’ansia di vivere, la descrizione dell’esistenza. Il suo racconto è una storia civile e umana, carica di oggettiva amaritudine, intrisa di concezione memoriale, che recuperano altamente le esigenze della coscienza.

 Giuseppe Ravizzotti nasce a Vignale (No) nel 1960. Vive e lavora a Caltignaga – Novara. Inizia a dipingere nel 1982. Dopo una lunga pausa riprende la pittura nel 2006. Nel 2008 ha inizio il periodo pittorico che lo avvicina all’action painting di J. Pollock e all’interpretazione pittorica dell’espressionismo astratto di M. Rothko, De Kooning, Sam Francis, Motherwell, G. Richter, Corpora, E. Vedova, lasciando spazio alla spontaneità del rapporto dell’artista con l’opera ed al privilegiato ruolo dell’inconscio nel processo creativo. Ciò che vuole comunicare con i colori, i tratti, la materia e la combinazione tra essa sono le proprie emozioni, le gioie e le sofferenze che da “dentro” escono prendendo forma attraverso il dipinto, in modo unico ed appassionato, fulcro della sua creatività. Questa passione ed emozioni lo spingono a presentarsi al pubblico, per comunicare ed esprimere la propria anima, sperimentare che “anche le Forme Astratte devono assomigliare a Qualcosa”. Comincia ad esporre nel 2008. Nel 2011 sente il bisogno di proporre opere dal gesto figurativo più dichiarato perché comprende che certe sensazioni, questioni intime, messaggi e sofferenze hanno bisogno di essere “lette” ed “espresse” con “linguaggi differenti dall’astratto”, che certe vibrazioni devono essere codificate con “figure e forme conosciute”. Ecco il perché del figurativo “contaminato”, rigorosamente in Bianco e Nero, che non abbandona il dripping sempre presente “sotto alla figura” come “segno”, “graffio”, “taglio”, “anima”. E’ il bisogno di esplorare il corpo e di esprimere attraverso il linguaggio del corpo sensazioni forti, messaggi e provocazioni, respiri sospesi, quasi a dire in un reciproco ma comprensibile messaggio silenzioso, ecco, io sono così. Un filone pittorico, che accoglie echi che giungono dall’altra dimensione dell’universo interiore, quella da cui affiora una peculiare dimensione poetica. Parallelamente all’attività di pittore, dal 2011 si esibisce in Live Performances esplorando l’improvvisazione gestuale accompagnato da musica dal vivo, dando vita ad opere di grandi dimensioni composte da un insieme costituito tra i 200 ed i 400 tasselli ognuno di dimensioni 10x10cm, unici, autenticati, numerati e firmati di pugno. Gesto & Musica. Piccole opere che diventano ognuna “parte del tutto”. Ha tenuto collettive a Firenze, Milano, Roma, Spotorno, Fucecchio, Novara, Savigliano, Torino, Punta Ala, Moniga del Garda, Capri, Oleggio, ecc.  Ha tenuto personali a Milano, Novara, Livorno, Rho, Bologna, Trieste Galliate, Spongano, e Firenze. Nell’aprile 2022 è l’illustre Storico dell’Arte Prof. Carlo Franza, ad invitarlo a tenere una mostra personale dal titolo “Narrazioni dell’oggi” al Plus Florence di Firenze nel Progetto “Scenari”. Ed è ancora il Prof. Carlo Franza ad invitarlo nel Progetto “Disseminazione monumentale a Venezia” in occasione della 59ma Biennale d’Arte di Venezia nel 2022. Nel 2023 una sua mostra dal titolo “Un racconto infinito” si tiene alla Fondazione ATM di Milano nel Progetto Nuovo Atlante delle Arti-Tredici, presentata dal Prof. Carlo Franza.   Presente su quotidiani, riviste e diverse trasmissioni televisive. I suoi lavori sono stati passati in Aste Ufficiali. Della sua pittura si sono interessati vari critici.

Carlo Franza

 

 

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