Incredibile. Vero. Attuale. Sui social è scoppiata una rivoluzione tra sostenitori e nemici agguerriti di monsignor Victor Manuel Fernández. In Argentina l’hanno già soprannominato El Tucho besame mucho e in Italia alcuni lo chiamano “l’eretico esperto di baci”.

Sta di fatto che Monsignor Fernandez, a metà settembre 2023, sostituirà il cardinale Luis Francisco Ladaria Ferrer alla guida della Dottrina della Fede, l’ex Santo Uffizio, ruolo che fu anche di Papa Ratzinger. Voluto con tutte le sue forze da Papa Francesco, che ha individuato nel 60enne “riformista malvisto dai conservatori” la persona giusta per archiviare un passato segnato da “metodi immorali” per perseguire “eventuali errori dottrinali”.

Nella lettera di Bergoglio a Fernandez, il Pontefice gli chiede di “serbare la fede, aumentare l’intelligenza e la trasmissione della fede al servizio dell’evangelizzazione, perché la sua luce sia il criterio per comprendere il senso dell’esistenza, soprattutto di fronte alle domande poste dal progresso della scienza e lo sviluppo della società”. Lasciando la gestione dei casi di pedofilia alla sottosezione del dicastero, guidata dal monsignore irlandese John Joseph Kennedy.

Perché sarebbe definito “l’esperto di baci”?  Monsignor Víctor Manuel Fernández, detto “Tucho” si sarebbe auto-definito un “esperto di baci”. A dirlo è lui stesso, che nel 1995 scrisse – una tra le numerose numerosissime opere che ha pubblicato in Argentina e in America Latina – il libro “Guariscimi con la tua bocca: l’arte di baciare”. “  “Beso”, in inglese “kiss”, in italiano “bacio”, in francese “baiser”, in tedesco “kuss”, in portoghese “beijo”. Si apre così “Guariscimi con la tua bocca. L’arte di baciare”,  il controverso libro di mons. Víctor Manuel Fernández, vescovo di La Plata, in Argentina, nominato il 1° luglio da papa Francesco nuovo prefetto del Dicastero per la dottrina della fede, presidente della Pontificia commissione biblica e della Commissione teologica internazionale.

Ma nella prefazione, è il monsignore stesso a spiegare meglio. “Vorrei chiarire che questo libro non è scritto tanto in base alla mia esperienza personale, quanto in base alla vita delle persone che si baciano”, scrive nella presentazione, “e in queste pagine voglio sintetizzare il sentimento popolare, ciò che la gente prova quando pensa a un bacio, ciò che i mortali sperimentano quando si baciano. Per farlo, ho parlato a lungo con molte persone che hanno una grande esperienza in materia, e anche con molti giovani che stanno imparando a baciare a modo loro. Ho anche consultato molti libri e ho voluto mostrare come i poeti parlano del bacio. Così, cercando di sintetizzare l’immensa ricchezza della vita, ho realizzato queste pagine a favore del bacio. Spero che vi aiutino a baciare meglio, che vi motivino a liberare il meglio del vostro essere in un bacio”.

Un vescovo quale l’argentino monsignor Victor Manuel Fernández che invece di parlare di fede e di Vangelo, parla di baci, di come si bacia e di come ci si deve baciare, debba essere promosso in Vaticano, vuol dire che Cristo ha attorno a sè non seguaci ma eretici.

Riporto a sostegno illuminato quanto scrive il Professor Roberto De Mattei su “Corrispondenza Romana del 5 luglio 2023: “La nomina di mons. Víctor Manuel Fernández, arcivescovo di La Plata, alla testa della congregazione per la Dottrina della Fede è uno degli atti più inquietanti del pontificato di papa Francesco, non solo per la scelta del discutibile personaggio, ma anche per la inusuale lettera che ha accompagnato la sua nomina. A mons. Fernández, noto per le sue posizioni spesso divergenti dal Magistero della Chiesa, soprattutto in campo morale, Francesco ha infatti scritto il 1° luglio 2023: «Il Dicastero che lei presiederà in altri tempi è arrivato a usare metodi immorali. Erano tempi in cui, anziché promuovere la conoscenza teologica, si perseguivano possibili errori dottrinali. Quello che mi aspetto da lei è certamente qualcosa di molto diverso».

A quali tempi il Papa si riferisce e quali sono i metodi immorali usati dalla congregazione che, da quando ha assunto l’attuale denominazione, nel 1965, è stata guidata, tra gli altri, dal cardinale Josef Ratzinger (1981-2005) e dal cardinale Gerhard Ludwig Müller (2012-2017)? Papa Francesco raccomanda al nuovo prefetto di evitare di “perseguire” gli errori dottrinali. La Chiesa, afferma infatti citando la Evangeli Gaudium, «ha bisogno di crescere nell’interpretazione della parola rivelata e nella comprensione della verità, senza che questo implichi l’imposizione di un unico modo di esprimerla. Perché le diverse linee di pensiero filosofico, teologico e pastorale, se si lasciano armonizzare dallo Spirito nel rispetto e nell’amore, possono anche far crescere la Chiesa».

Sembra di capire che la Chiesa deve tollerare al suo interno, in maniera dialettica, diverse opinioni teologiche, purché non siano troppo «rigide», ovvero troppo coerenti con l’ortodossia, e non ci si accontenti «di una teologia da tavolino», di «una logica fredda e dura che cerca di dominare tutto». Le verità di fede cattolica non devono essere presentate in maniera assertiva, universale e rigorosamente conforme al Magistero precedente. Nessun documento anteriore al pontificato di Francesco, nemmeno del Concilio Vaticano II, è citato nelle undici note che corredano lo sconcertante documento.

E’ più che logico che un atto di questo genere provochi sgomento e che sollevi domande e perplessità. Il Papa è il Vicario di Cristo, ma prima del Papa c’è la Chiesa, e ogni cattolico, come membro del Corpo Mistico, ha il diritto di discordare dalle parole o dagli atti, perfino di un Papa, che apparissero contrari alla fede ricevuta con il battesimo. Un Pastore che cessa di confermare nella fede il gregge a lui affidato non appare degno della suprema missione affidata da Cristo al suo Vicario. Papa “indegno”, secondo un eminente teologo quale fu mons. Brunero Gherardini (1925-2017), è il Papa che esercita in modo arbitrario il suo primato, sovrapponendosi a Cristo e tradendo la sua missione (Contemplando la Chiesa. Considerazioni teologiche sul mistero della Chiesa, nn. 1-3 (2007), p. 183)….”.

Carlo Franza

 

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