Quando ho visto l’immagine, quella di un orinatoio a forma di bocca di donna, in un bagno a muro di una palestra di Torino, mi sono detto, ci mancava anche questa. Poi soffermandomi sull’oggetto, e rapportandolo ad altre forme spregiudicate apparse nel mondo dell’arte e del design, me ne sono fatto una ragione. Mi sono ricordato delle parole di Nate Berkus che dicono: “I migliori progetti di design sono dove le persone rompono le regole”.

Ora alla luce di quanto ho potuto vedere a Torino, conviene subito chiarire che è difficile distinguere arte e oscenità, e poi nello sguardo di ognuno di noi si perpetua il condizionamento e in questo paese Italia anche il pregiudizio. Bocche spalancate davanti a uomini che fanno la pipì? Ma le maxi labbra rosse, con una avance di denti e sorriso perfetto come avviene in tanta pubblicità, sono dettagli di donna? Sì, d’altronde c’è il rossetto, la linea a cuore, che sono oggetti di fantasia, un design creativo che non ha appartenenza di genere; così appaiono gli orinatoi che una catena di palestre ha appeso ai propri bagni nel tentativo di usare l’arte per fare scelte al ribasso. Tutto ha spunto, arriva, dalla linguaccia di Mick Jagger, un uomo. Una designer olandese Meike van Schijndel ha trasformato il logo in caricatura da ceramica, ha fatto arte, può piacere o no, può disgustare, nulla toglie che resta un’opera di creatività. Questo è un enorme cartone animato con una funzione pratica […] Le bocche stanno lì, aperte, sono nei cessi maschili e quindi l’abbinamento classico è immediato: labbra, pene, sesso.

“Davanti a una bocca fumetto non è obbligatorio pensare a una donna sottomessa, a meno di avere pochissima fantasia e un’esistenza terribilmente triste. Quelle in cui si immagina sesso trasgressivo in palestra e si passano serate onanistiche a casa. Roba per chi ce l’ha piccolissimo. Il cervello. Beh, mi sembra design post pop. Dico la verità? Mi piacciono questi orinatoi e non credo rappresentino necessariamente bocche femminili”. Questo è il commento di Carolyn Christov, direttrice del Museo d’Arte Contemporanea di Rivoli, che aggiunge: “Possono essere di qualunque genere, trans, we / he / she / they, ecc. Ma non credo allo stesso tempo che i maschi eterosessuali in generale siano all’altezza di comprendere questa opera di design di Meike van Schijndel, che peraltro è una donna. […] . Oggi – ahimé – l’ironia non si capisce. Che mondo triste in cui viviamo, senza più la capacità di comprendere che le cose non sono “o bianche o nere”, alte o basse, misogine o pro-donne. Mi fanno molto pena i maschi maschilisti, ma mi fanno anche pena i moralisti schierati. È l’era di Internet, dei social media e direi quindi della stupidità artificiale”. L’orinatoio, a dir la verità, con la bocca spalancata, più che le labbra di una femmina ricorda proprio quella dei Rolling Stones, declinata in milioni di versioni, che il designer John Pasche, allora 25enne, concepì nel 1970 ispirandosi alle labbra di Mick Jagger, dal quale aveva ricevuto incarico sulla base di una raffigurazione della dea Kali. Erano gli anni e li ricordo bene, dove vi erano contaminazioni e trasgressioni. Oggi questo orinatoio della designer olandese si attira le accuse di patriarcato tossico.

Carlo Franza

 

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