I disegni del Re. L’educazione all’arte di Vittorio Emanuele III di Savoia, a cura di Carmelo Cipriani, Gangemi Editore, Roma, 2021, pp. 136, un nuovo volume pubblicato da Gangemi, approfondisce la personalità di Vittorio Emanuele III, attraverso i suoi disegni giovanili.  

Un prezioso volume  ad opera di un giovane storico dell’arte che indaga  sull’educazione anche artistica impartita al nostro Re Vittorio Emanuele III  in gioventù; ma non è solo la curiosità di  conoscere dati  e materiali sull’argomento, quanto capire la sensibilità che circolava intorno all’arte e alla cultura in Casa Savoia.  La ricerca storica muta in continuazione, e  il ritrovamento di documenti ufficiali, carte private e carteggi determina una costante riscrittura di avvenimenti e di personaggi che confermano come la storia sia per antonomasia revisionista, in quanto riscrive periodicamente sé stessa. A favorire il revisionismo della storia concorre certo il tenace lavoro degli storici, che sondano archivi nuovi o poco esplorati o  o addirittura sconosciuti che si interrogano sugli avvenimenti, elaborando nuove interpretazioni storiografiche; spesso, però, ci sono anche circostanze fortuite che contribuiscono a gettare nuova luce su alcuni eventi.

È questo il caso del ritrovamento, in una collezione privata romana, di ben 72 disegni che Vittorio Emanuele III produsse nel periodo dal 1881 al 1887, ossia nel pieno della sua educazione e formazione personale tra i 12 e i 19 anni. Sull’educazione del figlio di Umberto I e della Regina Margherita molto è stato scritto e la pubblicazione delle memorie del suo precettore, il colonnello Egidio Osio, hanno contribuito a ricostruire i precetti educativi e il clima culturale nel quale visse il giovane Vittorio Emanuele III.

È noto, infatti, come nel periodo umbertino si sia affermata in Italia una cultura positivista che avrebbe caratterizzato il paese almeno fino alla vigilia della Grande guerra. I canoni educativi imposti al giovane principe risentirono di tale cultura; e se oggi possono sembrare antiquati ed estremamente rigidi, erano comuni non solo nella storia della dinastia dei Savoia, ma a tutte le corti europee, dal momento che i rampolli delle Case reali dovevano essere pronti a svolgere il duro mestiere del Re. E, in effetti, l’educazione di Osio ebbe i suoi meriti, testimoniati non solo dall’affetto che il giovane principe riservò al colonnello, ma anche dalle indubbie capacità politiche che Vittorio Emanuele III dimostrò.

Uomo appassionato di storia e di politica, profondo conoscitore delle vicende degli altri Stati e delle questioni militari, egli era sempre informato di tutto ciò che riguardava le relazioni internazionali, leggendo quotidianamente numerosi giornali, avendo dimestichezza  bene  sia dell’inglese che del francese. Un uomo, dunque, che potremmo certamente definire di cultura, ma di una cultura che, oltre a risentire fortemente di quell’impronta positivista ricevuta in gioventù, rifletteva la sua preferenza per la dimensione politica dell’agire umano, piuttosto che per quella estetico-artistica.

I primi provvedimenti presi appena divenuto Re, dopo la morte di Umberto I ucciso a Brescia dall’anarchico Gaetano Bresci, furono quelli di un ridimensionamento della vita di corte che soprattutto la madre aveva realizzato nei Palazzi del Quirinale. Dopo il primo grande ricevimento fatto in occasione del suo insediamento al trono, i balli di corte diminuirono fino a scomparire, venendo meno anche quel cenacolo di intellettuali, scrittori, poeti, pittori, filosofi che la Regina Margherita aveva animato negli anni precedenti. Tutto ciò a dimostrazione di come i principali aspetti del suo carattere fossero il pragmatismo e la concretezza.

Quanto detto prima  ci aiuta a comprendere il carattere dei disegni contenuti nel presente libro. Come ben sottolineato da Carmelo Cipriani nella sua lunga e interessante introduzione, i disegni del Re furono sostanzialmente degli esercizi impostigli durante la sua educazione giovanile. Come tali, però, essi sono chiarificatori anche di molti aspetti della sua personalità: i tratti dei suoi disegni dimostrano sì la durezza dell’educazione ricevuta ma anche la sua fermezza di carattere e il desiderio di eseguire il compito assegnatogli al meglio; i soggetti ritratti risentono del gusto artistico dell’epoca, ma la sua predisposizione alla descrizione di edifici e di castelli anticipa i suoi disegni dedicati alle fortificazioni militari; il manierismo di alcuni volti, infine, testimonia appieno la poca creatività del sovrano, restando essi dei meri esercizi volti al bel disegnare.

Ma se dal punto di vista artistico i disegni del Re non si segnalano per la loro originalità, il volume nel suo complesso riveste una particolare rilevanza, perché chiarisce alcuni aspetti dell’educazione di Vittorio Emanuele III, contribuendo a ricostruire la personalità di un sovrano che tanto peso avrebbe avuto nella storia d’Italia: due guerre mondiali, l’ascesa del fascismo, l’approvazione della legge razziali e, infine, la transizione dalla Monarchia alla Repubblica.

Carlo Franza

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