Non c’è solo Bansky, l’artista e writer britannico, considerato uno dei maggiori esponenti della street art, la cui vera identità rimane ancora sconosciuta, le cui opere sono spesso a sfondo satirico e riguardano argomenti come la politica, la cultura e l’etica.  Da qualche tempo abbiamo anche il Bansky italiano, è lo street artist padovano EvyRein.  Meglio noto come “punzecchiatore” e che spesso unisce satira all’arte. Evyrein è da tempo impegnato a questi blitz sui muri. Gia all’epoca dell’esplosione del Pandoro-gate di Chiara Ferragni, l’artista aveva realizzato sempre a Padova un murales raffigurante l’influencer e l’ex compagno Fedez con sopra la scritta “Attenzione pickpocket” (borseggiatori) e intitolandola “Il malinteso”. Altro episodio artistico, quando di fronte agli episodi di violenza dei  giovani studenti di Pisa manganellati dalla polizia,  Evyrein aveva dipinto nella città toscana, un celerino con in un mano un manganello e nell’altra un mazzo di fiori.  E ancor più celebre, il suo stencil della premier Giorgia Meloni che stringe la mano all’ex boss mafioso Matteo Messina Denaro, con sopra la scritta “In bonafede”.

In questi giorni EvyRein è tornato alla carica. Il profumo di bomboletta spray ancora nell’aria.  E questa volta a finire bersaglio delle sue bombolette spray è stato Papa Francesco. Lo street artist Evyrein ha disegnato sul muro del Seminario maggiore vescovile di Padova il pontefice raffigurato dentro a uno specchio. L’opera, intitolata “Lo scivolone”, critica l’uscita poco felice di Papa Bergoglio durante l’Assemblea Generale della Conferenza episcopale italiana, quando ha parlato di “troppa frociaggine nei seminari”. E, chiaramente, dopo la raccomandazione di Bergoglio di non parlare o riferire ai giornalisti quanto detto, la notizia è subito trapelata. Ne sono seguite polemiche a non finire e giustificazioni che sono andate dalla non conoscenza perfetta dell’italiano, alla stanchezza, fino alle scuse ufficiali del Pontefice.

E così EvyRein lo ha ritratto con il tipico gesto di toccarsi le orecchie che in Italia si usa, in modo dispregiativo, per indicare l’omosessualità della persona che si sta osservando.

Carlo Franza

 

 

 

 

 

 

 

 

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