Le Gallerie Nazionali di Arte Antica  di Roma, ospitano -fino al 23 febbraio 2025- un evento straordinario: nella Sala Paesaggi di Palazzo Barberini sarà esposto il Ritratto di monsignor Maffeo Barberini, un dipinto di Caravaggio proveniente da una collezione privata e mai precedentemente mostrato al pubblico. Si tratta di un prestito storico di grande valore.

L’opera, presentata per la prima volta dal collega Roberto Longhi nell’articolo Il vero “Maffeo Barberini” del Caravaggio, pubblicato nel 1963 sulla rivista Paragone, è stata indicata dallo studioso come un elemento fondamentale per comprendere la ritrattistica di Caravaggio. Secondo Longhi, il dipinto, riapparso a Roma senza documentazione, era stato conservato per secoli nella collezione della famiglia Barberini prima di finire in una raccolta privata, probabilmente durante la dispersione del patrimonio negli anni Trenta. L’attribuzione proposta da Longhi è ancora oggi unanimamente condivisa dai principali studiosi di Caravaggio e della pittura del Seicento.

Questo prestito eccezionale rappresenta un’occasione irripetibile per il pubblico e per gli esperti del settore di ammirare un’opera mai esposta prima, che continua a far parte della collezione privata a cui appartiene da decenni. L’esposizione offrirà inoltre l’opportunità di approfondimenti scientifici e critici. Il ritratto di Maffeo Barberini è un dipinto attribuito a Caravaggio, databile intorno al 1598.   È conservato in una collezione privata di Firenze. L’opera mostra Maffeo Barberini (futuro cardinale e poi papa col nome di Urbano VIII), membro di un’illustre famiglia fiorentina. Un ulteriore ritratto di Maffeo Barberini è stato attribuito anch’esso al Caravaggio. A citare il ritratto realizzato da Caravaggio per Maffeo Barberini fu, negli anni Venti del Seicento, Giulio Mancini, primo biografo dell’artista, quando Caravaggio era morto da una decina d’anni. Da più di cinquant’anni di questo lavoro se ne era persa ogni traccia ma per qualche mese verrà riportato tra i capolavori di Palazzo Barberini, dove il protagonista effigiato visse. Il dipinto, olio su tela in formato 124×90 cm, uscì dal palazzo negli anni Trenta quando la Collezione Barberini fu letteralmente smembrata.

Il dipinto già rintelato probabilmente nel XX secolo, è stato esposto nel 1951 a Milano nella mostra “Caravaggio e i caravaggeschi”, con l’attribuzione a Caravaggio. Il dipinto raffigura il ritratto di Maffeo Barberini (1568-1644), seduto di tre quarti e volto sinistra. Il prelato indossa le vesti della carica di protonotario apostolico. Davanti al Barberini, che appoggia la mano sinistra sul bracciolo della poltrona in legno, si trova un tavolo coperto da una semplice tovaglia, sul quale ci sono due libri -su quello aperto è posata la mano del Barberini- e un’anfora di vetro con un mazzo di fiori. Maffeo Barberini nominato Protonotario Apostolico nel 1593, poi Cardinale nel 1605, mentre nel 1623 divenne Papa col nome di Urbano VIII. Il ritratto commissionato dallo stesso Barberini, rimasto anche dopo la morte di Maffeo tra le proprietà della famiglia romana, passò poi alla famiglia fiorentina dei Corsini dopo il 1881, in seguito ai matrimoni di Anna e Luisa Barberini Colonna con Tommaso e Pietro Francesco Corsini. Dalla fine del XIX secolo il dipinto è rimasto di proprietà dei Corsini.  Oggi appartiene agli eredi di Anna Lucrezia Corsini, Ginevra Sanminiatelli, Livia Sanminiatelli e Fabio Sanminiatelli, ed è conservata nel Palazzo Corsini di Via del Parione. L’attribuzione di questo ritratto di Maffeo Barberini al Caravaggio, è stata avanzata per la prima volta nel 1912 dal collega Lionello Venturi maestro di Giulio Carlo Argan, mio mentore,  e sostenuta in seguito da molti studiosi.

Carlo Franza

Tag: , , , , , , , , , ,