35537_453211988085072_1880211951_nSappiamo che i mercati comunali sono un punto di riferimento per la vita sociale del quartiere anche al di là della semplice funzione commerciale. Hanno un grande valore affettivo e storico, ma negli ultimi anni hanno sperimentato un declino di attrattività commerciale a motivo dell’evoluzione del contesto competitivo circostante e dei mutamenti sociali ( vedi i centri commerciali e i supermercati).  Occorreva e occorre, certo,   ripensare alla nuova funzione dei mercati, recuperando la loro storia,  adeguandola ai nuovi tempi. Così è stato per quel gioiello di architettura fascista  che è il Mercato Comunale di Viale Monza 54.994719_1127156957296337_3071404863291017711_n

E’ d’obbligo fare un cenno al passato di quest’edificio, opera pubblica dell’anno IX dell’Era fascista (vedi rivista mensile del Comune di Milano.G. Baselli, Le opere pubbliche dell’anno IX dell’Era Fascista – Milano (1933 set, Volume, Fascicolo 9) .Vi leggiamo: “Mercato coperto di viale Monza54. Mentre gli altri mercati rionali furono impiantati sopra aree pubbliche, con carattere provvisorio, e perciò sono costituiti di materiali facilmente trasportabili (legna, ferro, vetro) il mercato che il comune ritenne utile costruire nel rione di Loreto, occupa un’area fabbricabile all’angolo del viale Monza e della via Crespi. Esso copre una superficie di metri quadri 1320 ed è costituito da strutture in cemento armato a tre navate, disposte col loro asse parallelamente alla via Crespi. La navata centrale ad arco ha luce netta di metri 16, mentre le navate laterali anno luce netta di metri quattro. Il mercato può contenere posteggi vari per un complesso di oltre 140 m di banchi. L’edificio è studiato in modo che, con opere esigue possa eventualmente avere anche futura diversa destinazione, ad esempio per autorimessa o per salone da spettacoli. Questo mercato è dotato di speciale locale per servizio della vigilanza diurna e notturna, nonché di un gruppo di gabinetti ed un locale di deposito per le biciclette. Si è pure ricavato un vasto locale sotterraneo, esteso a tutta la superficie coperta del mercato, e che potrà contenere i depositi delle merci e materiali del posteggianti, nonché un’istallazione di celle frigorifere. La spesa per quest’opera è di circa lire 450.000. Progettisti  gli ingegneri L.Massari e L.L.Secchi”.

IMG_0186Oggi, finalmente dopo anni di degrado del sito e dei luoghi vicini -basti pensare a quel che era Via Crespi-, il Mercato entrato tra “ i luoghi del cuore” del FAI (Fondo ambiente Italiano) ritorna a nuova vita con una serie di botteghe e un luogo del gusto che ha nome “la taverna dei terroni”, ma segnata anche con il nome de “il Delfino”. Ne scrivo come di un luogo di eccellenza, dove si cena attorniati da intellettuali, scrittori, poeti, artisti famosi -compresa una propaggine di Mediaset con registi-   e non è poco per una Milano che sta tentando di riprendere a vivere anche nelle periferie.

Infatti la taverna  vive in quell’area dai più, specie i giovani, chiamata “NoLo”che vuol dire Nord di Loreto. La taverna l’ho riscoperta con il sapore di quel che era la latteria di “Dina e Pierino” in Brera che offriva da mangiare a pranzo e a cena agli artisti. IMG_0184Dunque, una sera mi sono tuffato in questo ambiente tutto italiano, ripeto italiano, con una clientela di habituès, e ho cenato come non mi capitava da anni. Mangiare qui è come respirare l’atmosfera di una vera taverna italiana e mediterranea.  Il locale, nato da circa un anno, lo gestisce Paolo, un pugliese  cinquantenne con una vastissima esperienza in cucina, con l’aiuto del figlio Fabio trentenne;  Paolo  è  salito da Taranto dove aveva una trattoria nella città vecchia, per aprire per l’appunto a Milano questo paradiso del cibo. Paolo ci confessa che ha acquistato il 70% degli spazi qui al mercato proprio per  ricavarne questo  ristorante tipico, e sta operando ancora lavori di ristrutturazione per porgere alla città altri spazi e botteghe diverse.  Non c’è solo Milano con la “taverna”nella sua impresa ormai europea, perche Paolo ha aperto contemporaneamente anche  un altro ristorante ad Amsterdam che ha nome  “Casa nostra”. Parlare con Paolo è un vero piacere, ne viene fuori non solo l’esperienza, ma anche il gran desiderio di fare e di mostrare tutto il prodotto italiano e mediterraneo. Il sapore e il profumo di mare invade l’ambiente fin da quando si entra, e gustare cozze, frittura di pesce, dentici, orate, è –credetemi- cosa fuor dal comune. Anzi, il pesce a ordinarlo  è lo stesso cliente a sceglierlo dalle bancarelle che albergano a fianco ai tavoli del ristorante.  Cucina mediterranea, ricercata dai più, con il pesce che è piatto sovrano, senza dimenticare altri piatti come le gustosissime orecchiette o i cavatelli con le cime di rape. Per i tanti curiosi che mi leggeranno dico  che un punto di riferimento così totale non si trova in zona Loreto, e gli stessi  prezzi sono proprio alla portata di tutti. Ma se vi è certo un buon cibo,  vi assicuro che l’aria di casa vostra la troverete anche qui.

Carlo Franza  

 

 

 

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