Un furto di Storia. Il furto di una parte gloriosa della storia italiana. A Roma, all’Archivio Centrale dello Stato, sito nel quartiere dell’Eur, sono scomparsi i 970 labari che accompagnarono la Marcia su Roma il 28 ottobre del 1922. La notizia è stata data dal  quotidiano Libero con un articolo della collega  Brunella Bolloli. Il valore dei cimeli rubati è di circa 5 milioni di euro. La denuncia è stata fatta più di un mese fa e le indagini finora non hanno portato a nulla. Chi abbia potuto far ciò e chi abbia potuto pensare di cancellare la Storia del Fascismo in questo modo, non sa che la storia -ogni storia bella o brutta che sia- non si cancella mai.

Riporta Alessandro Fulloni del Corriere della Sera che il furto è stato denunciato ai Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Artistico da Elisabetta Reale, direttrice dell’Archivio sino all’avvicendamento, già previsto dal Mibact, con Stefano Vitali poche settimane fa. Ciascuno di quei pezzi può essere venduto a cifre tra i 1.000 e i 10.000 euro per un valore complessivo intorno ai cinque milioni di euro. Sulle ipotesi del furto indubbiamente non c’è chiarezza. Ma è un fatto che “il furto sarebbe avvenuto proprio nel momento in cui -era la seconda metà di giugno- a Roma via dell’Amba Aradam di notte è stata ribattezzata da un gruppo antifascista ‘via George Floyd’, in onore del nero ucciso dai poliziotti nel Minnesota”. Vi sarebbe dunque la furia iconoclasta degli antifà alla base della sparizione dei labari e non il desiderio di possesso di qualche collezionista nostalgico.

Ma è pur vero che per i collezionisti quei labari hanno un valore altissimo. “Questi stendardi erano ciò che restava della Mostra della Rivoluzione fascista allestita nel ’32 presso il Palazzo delle Esposizioni. Pezzi dal valore inestimabile per i collezionisti: un labaro della Marcia su Roma può valere infatti fino a diecimila euro sul mercato nero”.

Dato da non trascurare è anche   il fatto che i Carabinieri  che si stanno occupando del caso e del furto non hanno rilevato segni di scasso. Potrebbe essere che “Qualcuno magari ha approfittato dei lavori di ristrutturazione in corso per introdursi nella struttura e mettere a segno il colpo”. I labari sono i vessilli che i fascisti portarono con loro durante la Marcia su Roma in rappresentanza dei comuni italiani. Sul mercato si identificano con quella categoria nota come “memorabilia”. Alcuni collezionisti potrebbero spendere cifre congrue per possederli. Secondo gli esperti probabilmente torneranno fuori nel 2022 in occasione del centenario della marcia. Che il furto sia passato così sotto silenzio per diverso tempo fa pensare che i ladri abbiano avuto l’aiuto di una talpa all’interno. Secondo i carabinieri, il furto è deve essere avvenuto poco per volta, perché nessuno si è accorto di niente. Sono diverse le persone che in questi giorni i carabinieri del reparto operativo del Comando carabinieri Tutela Patrimonio Culturale stanno ascoltando per raccogliere informazioni nell’ambito delle indagini sul furto di oltre 700 labari della marcia su Roma. Tra le persone ascoltate dagli inquirenti ci sono anche i dipendenti della struttura e chiunque è ritenuto possa fornire elementi e indicazioni per risalire ai ladri. Secondo gli investigatori, chi ha sottratto i labari probabilmente aveva già uno o più acquirenti a cui vendere gli oggetti rubati, ma al momento non può essere del tutto esclusa la pista di un furto in cui potrebbero essere coinvolti soggetti che gravitano in ambienti di estrema destra. Secondo alcune valutazioni, l’intera refurtiva potrebbe fruttare qualche milione di euro se venduta in ambienti del collezionismo. L’ipotesi di un investigatore del Reparto operativo è che il trafugamento sia avvenuto in modo graduale. Non è escluso che ci sia stata una ‘talpa’, qualcuno che all’Archivio, un bunker con chilometri di scaffali, conosceva tutto: posizione delle telecamere, allarmi, le stanze in cui gli stendardi erano custoditi. E’ certo che un furto del genere è avvenuto nel cuore dello Stato, dentro lo Stato. Ha dell’incredibile. Ma i Carabinieri ne verranno presto a  capo dell’inverosimile situazione. Ne sono sicuro.

Carlo Franza

 

 

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