L’Islam censura e mette il burqa all’arte greca
Siamo nel Quatar, uno stato grande come la Corsica che si affaccia nel golfo Persico. In questa monarchia assoluta, per quanto l’emiro in carica Hamad bin Khalifa al Thain voglia aprire all’ Occidente il suo regno, e intenda farne un polo regionale e internazionale per la cultura e l’istruzione, capitano cose inverosimili. Va subito detto che in questo stato vige la religione islamica sunnita wahabita che vuol dire islam conservatore e integralista. Giorni fa a Doha capitale del regno, nel Museo dello sport e dell’olimpismo diretto da Christian Wacher, in collaborazione con il Ministero della Cultura greco si è aperta la mostra “ Olimpia. Mito, culto e giochi”, ovvero un’intera esposizione di capolavori, per l’esattezza 500, con un taglio panoramico sulla storia delle Olimpiadi, visto che lo sceicco vorrebbe ospitare anche i Giochi Olimpici. Serata inaugurale, alla presenza del viceministro greco Costas Tzavaras che sbarcato dall’aereo si è precipitato verso la sede museale, e cosa trova? Due delle preziose statue greche rappresentanti due atleti in tenuta adamitica erano state coperte con chador neri, per coprire natiche e peni. Non si trattava beninteso di nudi femminili visto che la “Nike” ad esempio con tunica aderente e seni scoperti era in bella mostra, ma di nudi maschili,di due atleti maschi con tanto di genitali torniti che potevano agli occhi del regnante risultare sconvolgenti, visto che a fianco c’era un cartello che avvertiva i visitatori della presenza di “nudi che avrebbero potuto sconvolgere la loro fragilità”. Ebbene gli stessi nudi che i nostri liceali del classico e dell’università si trovano nei loro testi di storia dell’arte. Si trattava di due nudi, il primo del VI secolo avanti Cristo e il secondo copia romana di una statua greca. Risentimento e appunti del viceministro greco per la “mancanza di rispetto nei confronti delle statue,della cultura e dell’arte”,ribadendo che la mostra andava esposta integralmente, diversamente non se ne faceva nulla. Niente da fare, la diatriba si è conclusa con i due atleti poi inscatolati e rispediti ad Atene. Insomma, l’islam censura e mette il burqa all’arte greca, anzi alla bellezza, alla cultura dell’Occidente. Ma i nudi non solo sono spariti dalla mostra ma anche dal catalogo finanziato da ExxonMobil. E dire che è proprio Mayassa, la figlia trentenne dello sceicco che amministra in prima persona i nuovi musei e le collezioni, e la famiglia reale intende presentarsi come il più grande acquirente di arte contemporanea del pianeta, così è stato per “Bambina con colomba di Picasso” acquistata per 50 milioni di sterline e precedentemente con “Il giocatore di carte” di Cèzanne per 250 milioni di dollari. Altro che capitale mondiale della cultura, altro che dialogo tra Islam e Occidente, perchè i tolleranti e i benpensanti europei da simili note ne possono oggi sicuramente trarre dovute risposte.
Carlo Franza