Aboliamo il Ministero dei Beni Culturali e accorpiamolo al Ministero dell’Istruzione e dell’Università. Il ministro Bray a casa. Prendiamo esempio da Berlino.
Gira e rigira non se ne fa nulla con questo Ministero, dirigenti e funzionari in rivolta, progetti zero, mancano soldi e idee. I soldi mancano persino per pagare la luce elettrica (bollette non pagate per 40 milioni di euro). Sarà bene che il Ministro Bray sia licenziato, il ministero chiuso e accorpato al Ministero dell’Istruzione e dell’ Università com’era una volta. Mi si dirà, ma come si faranno a gestire tutti i beni culturali? Si crea una Direzione Generale all’Interno del Ministero dell’Università, proprio com’era in passato, a partire dall’era Spadolini. Si può così risparmiare non poco, visto che le notizie che il governo dà sull’essere quasi fuori dalla recessione sono false e il debito pubblico è ormai incontrollabile. Italia in default. Proprio così. Inutile illudersi e inutile sperare. Mentre l’Italia è in agonia e la cultura è l’ultimo zoccolino, per non dire cioce (gli zoccoli della Ciociaria) del parlamento italiano, Berlino vive la cultura alla grande. Dico Berlino città e non la grande Germania, che vive di altri investimenti.
A partire da oggi, il Senato di Berlino si riunirà con un compito ben preciso: decidere come destinare i fondi culturali già stanziati per il biennio 2014-2015. Si conosce già l’ammontare totale delle cifre. La capitale tedesca investirà, come da tradizione, una quantità considerevole di denaro: 378 milioni di euro per il 2014, 395 per l’anno successivo, pari a circa il 2 per cento del budget totale della città. Le cifre sono rimaste stabili rispetto agli ultimi anni. Ciò significa che i fondi stanziati da Berlino per la cultura superano il miliardo di euro a triennio. La maggior parte di questi soldi verrà destinata alle grandi istituzioni della cultura berlinese (musei, associazioni, teatri, librerie): 300 milioni. Solo una parte minoritaria, 70-80 milioni, sarà invece destinata ai progetti restanti. Secondo il Segretario della Cultura André Schmitz, intervistato da BZ, si tratta di uno scenario assolutamente normale:
“È ovvio ci sia uno squilibrio. Tuttavia, nell’ultimo anno abbiamo aumentato i fondi alla scena indipendente. Sfido chiunque a trovare un’altra città che investa più di noi in questo tipo di progetti”.
Nel 2012, sono stati così ripartiti (dati Exberliner):
31,6%:Opera,balletto
24,4%:Teatro
13%:Musei
10,1%:Musica
8,2%:Monumenti,Archivi,librerie
4,8%: Progetti letterari
3,1%:Danza
2,6%: Progetti speciali legati alla Hauptstadtkulturfunds
2,2%: Progetti indipendenti
In un post di qualche tempo fa abbiamo recensito la mostra “Life an death” proveniente dall’Italia che si tiene a Londra su Ercolano e Pompei. 11 milioni di sterline per tre mesi. Riflettiamo un attimo. Se gli inglesi ricavano 11 milioni di sterline in tre mesi con qualche anfora e statua di Pompei, prestata gratuitamente dallo stato italiano, quanto potrebbe realizzare la città-museo Pompei se venisse gestita nello stesso modo?! Cioè 11 x 4 trimestri = 44 milioni di sterline all’anno, questo scenario dovrebbe essere per Pompei. Adesso moltiplichiamo queste cifre, con gli altri musei delle città italiane (….), quanto potrebbe essere il totale ricavato? una cifra spaventosamente alta, troppo alta.
Ora capite il mio discorso senza giri di parole. In Italia e lo stesso governo Letta stanno parlando troppo senza realizzare nulla. Gli esempi europei ci sono. Ma l’Italia ormai è una colonia culturale.
Carlo Franza