A Villa Soragna ( Collecchio, Parma)  è ospitata per la prima volta in Italia una mostra di denuncia, lezione forte di storia e di politica, delle
vignette di Mana Neyestani (Teheran, 1973) e Kianoush Ramezani (Rasht,
Iran 1973), selezione originale di opere di due tra i più celebrati autori satirici iraniani, oppositori del regime degli ayatollah, perseguitati in patria e costretti a riparare nell’esilio europeo, da dove continuano con le loro vignette fulminanti e amare,  a far sentire la loro voce, in un dialogo ininterrotto con la patria perduta; certamente  una nuova eco al richiamo di rivolta lanciato dai tetti di Teheran. Mana Neyestani, fumettista incarcerato in Iran a causa di un disegno, è oggi esule in Francia e ha raccontato la sua kafkiana vicenda nel graphic novel “Una metamorfosi iraniana”. Ha studiato da architetto ma ha iniziato poi un’intensa attività di disegnatore e illustratore per diverse riviste culturali, economiche e politiche in Iran. A partire dal 2000 ha pubblicato i volumi Kaaboos, Ghost House e M.Ka’s Love Puzzle. Nel 2006, a causa di una sua vignetta, è stato coinvolto nella vicenda kafkiana narrata poi in Una metamorfosi iraniana, che lo ha condotto alla fuga dall’Iran. Riparato in Malaysia, ha continuato a disegnare per i siti web degli esuli dissidenti iraniani sparsi in tutto il mondo e il suo lavoro è diventato un’icona della libertà d’espressione e della sfida del popolo al regime di Teheran. Più volte premiato, ha ottenuto di recente il Prix du Courage del network CRNI (Cartoonists Rights Network International). Vive attualmente a Parigi. Kianoush Ramezani è un fumettista e attivista per i diritti umani. Porta
il cappello e ha sempre occhiaie profondissime, le notti le passa a pensare. Passeggia ai bordi della Senna, dove ogni pomeriggio va a disegnare le sue vignette. Lo faceva quando era in Iran, e continua a farlo ora, dopo che i fatti del 2009 lo hanno costretto a partire: disegna e utilizza la sua penna per raccontare l’attualità. È membro di  Cartooning for Peace e nella sua camera ha tutti i vestiti ammassati come se fosse sempre in procinto di partire o appena arrivato da un lungo trasloco.

Le vignette, graffianti e fortemente chiare e comunicative, sono  il meglio della satira iraniana, denunciano lo squallore e il dramma di un popolo oppresso dalla dittatura degli ayatollah, sono il meglio non solo del disegno come racconto della storia, ma chiedono la partecipazione degli uomini liberi, a chi ha il cuore grondante di sangue.

 Carlo Franza

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