David Tremlett e Michel Verjux dialogano fra loro sulle forme del mondo, volumetria, spazialità, luce e colori.
La galleria A arte Studio Invernizzi, rigorosa e colta nelle sue scelte, ha inaugurato la mostra Lo spazio di un duo all’interno della quale sono stati presentati lavori di David Tremlett e Michel Verjux. La mostra, pensata in relazione allo spazio espositivo, si pone come l’esito di un’attiva collaborazione tra l’artista inglese e l’artista francese. Al piano superiore della galleria vengono presentate opere realizzate singolarmente. Nella prima sala Michel Verjux ha realizzato una proiezione luminosa in cui un fascio di luce attraversa lo spazio espositivo rimanendo tangente al muro e illuminando una porzione semicircolare di una delle pareti della sala che si apre alla possibilità di un intenso dialogo con la volumetria e la spazialità dell’ambiente della galleria. Nella stanza adiacente David Tremlett presenta un intervento ad angolo realizzato con grafite e pigmenti di colore attraverso una progressione di fasce orizzontali di varie dimensioni tangenti le une alle altre, le quali ridefiniscono la percezione spaziale dell’osservatore. David Tremlett è intervenuto anche con il lavoro Construct all’ingresso della galleria che dialoga con l’opera Mini-découpe mur/plafond (source au sol) di
Michel Verjux al piano inferiore, dove i due artisti hanno eseguito due lavori realizzati a quattro mani, che hanno messo in stretto dialogo la poetica della percezione della luce di Verjux e la ricerca dell’articolazione fisica e volumetrica di Tremlett. Il primo, Ambi-balance, per la parete sulla destra, si compone di due semicerchi che si dispongono sul muro in modo che ciascuno tocchi il suolo, uno realizzato da Verjux, l’altro da Tremlett. Entrano in gioco tutta una serie di relazioni con l’arte costruita attraverso la investigazione e la proposizione, portandosi nel gioco dell’arte concettuale da una parte,analitica e pura; dall’altra a interessare “mentalmente” lo spettatore e a relazionarsi con le sue modalità percettive. Quanto poi gli artisti hanno inscenato con gli ambienti spaziali, il pensiero va da Lucio Fontana fino alla movimentazione cinetica di Le Parc, Garcia Rossi e De Marco. Il punto di partenza è l’individuazione di una geometria: un cerchio viene scomposto in due e ribaltato da un lato fino a creare due forme identiche, ma con direzione e orientamento opposto. Zipped affianca invece due forme stabili – un quadrato e un rettangolo – a due strisce più strette, due ‘cerniere‘ laterali, due momenti di interruzione al bagliore dell’uno, e al buio dell’altro. Anche in questo caso i due artisti si sono alternati intervenendo nella realizzazione dell’opera nella stessa misura: le due grandi forme, l’una proiettata e l’altra generata dalla stesura del grasso, sono poste in contatto tra loro e affiancate ai loro estremi dalle due sottili bande che frammentano la sconcertante continuità tra due materie e due masse così diverse, introducendo un ritmo che ‘accende’ il lavoro. Opere estremamente complesse, in continua mutazione, capaci di far cogliere letture multiple. La luce aggiunge significati, e non rappresenta solo il materiale necessario alla composizione fisica dell’opera.
Carlo Franza