Giovanni Testori rivive in una grande mostra celebrativa a venti anni dalla morte; allestita proprio alla Compagnia del Disegno a Milano, cui donò la sua preziosa collaborazione, spazio che oggi si trova a festeggiare i quarant’anni di presenza nel panorama dell’arte italiana.
La Compagnia del Disegno festeggia quest’anno i suoi primi quarant’anni di presenza nel panorama culturale della realtà milanese. Era il 1973, quando la galleria d’arte apriva le sue stanze al pubblico, in un cortile signorile, con porte finestre dalle quali si poteva accedere ad un giardino roccioso e suggestivo. In questi quarant’anni ha mantenuto gli indirizzi che avevano caratterizzato i primi anni di ricerca artistica, con una serie di mostre che portavano alla luce grandi artisti dimenticati e altre che presentavano nuovi artisti, ad esempio Vallorz e Federica Galli. E’ arrivata poi la preziosa e originalissima collaborazione di Giovanni Testori, che sarebbe durata fino al 1993, anno della sua morte, quando la Galleria aveva trovato una nuova sede in Piazza Del Carmine. Sono stati anni in cui la Compagnia del Disegno ha presentato nuovi artisti italiani (G.Frangi, F.Faini, Velasco, L.Crocicchi, A.Boyer, I.Fioravanti, A.Verdi, S.Battarola, A.Martinelli, E.Mutinelli, V.Nisivoccia, L. Vernizzi, C.Zucconi, S.Gabai, A.Santinello, L.Bertasso), ha proposto grandi artisti italiani e stranieri, da G.Carnovali, A.Appiani, M.Levy, B.Luoni, G.Gorni, F.Francese, G.Sgantini, L.Sabatelli, P.Uccello, R.Longhi, L.Morpurgo, G.Morandi, L.Bartolini, I.Salvini, C.Mattioli, L.Zanoni, G.Previtali, S.Saroni, C.Breveglieri, G.Soffiantino, G.Ferroni, G.Greco, S.Vacchi, D.Mellone, B.Montressor, G.Somarè, M.Gas, G.Rivadossi, F.Ombra, L.Muzio, A.Magnani, A.Stagnoli, F.Linari, L. Tornabuoni, C.Acchiardi, L.Romano, C.M.Maggi, R.Gilli, A.Gotti, G.Amato, F.Ombra, R.Mineo, R.Vernizzi, A.Mottolese, R.Schlichter, P.C.Descombes, W.Tubke, L.Meidner, A.Masson, G.Sutherland, M.Jacob, A.Mintchine, G.Courbet, A.Keel, M.Gurtner, J.Marin, E.Bernard, F.Bonjour, K.Mitsuuchi, J.Keating a E.Morlotti, da Varlin a I.Mitoraj, da E.Cucchi a K.Prior fino ai grandi artisti emergenti dell’arte tedesca e austriaca degli anni Ottanta, come R.Fetting, J.Kern e K.Mehrkens; ha fatto conoscere autori isolati di grande rilievo, italiani e stranieri (B.Damiano, G.Vitali, E.Bloch, F.Gruber, F.Aguayo, V.Bellini).Era doveroso, in questa occasione, nel ricordo dei vent’anni della morte di Testori, lasciare a lui e alla sua pittura le ormai abituali sale della recente nuova sede in via Santa Maria Valle con una mostra che lo vede protagonista come pittore con una mostra di inediti e poco conosciuti, particolarissimi acrilici realizzati tra il 1972 e il 1973, dopo il ciclo dei “Pugilatori”. Là dove in quelle grandi tele la materia si fa corposa, possente, in questa nuova serie il colore si assottiglia fino a diventare quasi un velo. Ciclamini, gigli rosa, melograni, garofani sono le variazioni che attraversano un viaggio in una natura morta metafisica, dove il bianco assume il colore di una perdita nell’irripetibilità della grazia naturale. Una mostra che propone un altro frammento, con anche alcuni dipinti inediti qui mostrati per la prima volta, di quel viaggio parallelo nella pittura che ha sempre accompagnato l’espressività critica e inventiva del drammaturgo e del poeta. Gli inediti in mostra, di poco successivi al famoso ciclo dei “Pugilatori”, dei quali compare in mostra un’opera nel contesto de “Il periodo bianco”, sono compresi tra il 1972 e il 1973. Sono opere possenti e lievi al tempo stesso: il bianco mosso da increspature materiche conferisce ai corpi un’aria di domestica attesa. I tratti anatomici, segnati e disegnati, svelano sia il gioco dei sentimenti che la passione erotica. E quelle pose rubate all’intimità vivono pure una delicata e sofferta pudicizia. La stesura del bianco diviene quasi un sudario fra l’artista e il soggetto ritratto.Quelle nudità alludono al prima e al dopo di una vestizione, al prima e al dopo di un compimento amoroso, sono la materia del vivere, il respiro degli anni, sono il tempo per sempre fermato, tanto da richiamare alla mente alcuni versi di Sandro Penna: “Sedere a una tavola ignota/dormire in un letto non mio/ sentire la piazza già vuota/ gonfiarsi in un tenero addio”.
Carlo Franza