La lezione di Francesco Pignatelli, fotografo e artista che ha reso protagonista il mondo vegetale, il bosco, l’ignoto. Un artista italiano già scelto e presente a Mosca per i Giochi Olimpici di Sochi.
Nicoletta Rusconi Art Projects di Milano ha ordinato la partecipazione del fotografo e artista italiano Francesco Pignatelli alla prestigiosa mostra internazionale “A Season of Triumphs” che è stata aperta al Central Exhibition Hall Moscow Manege di Mosca in occasione dei XXII Giochi Olimpici Invernali di Sochi. Il Moscow Manege, sede della mostra, è un importante edificio storico nel centro di Mosca ed è tutt’ora sede di mostre prestigiose. Ricorrendo quest’anno il 100esimo anniversario dell’adozione ufficiale della bandiera olimpica, Francesco Pignatelli è stato scelto, insieme ad altri quattro artisti di fama internazionale, per realizzare un’opera ispirata a uno dei 5 elementi della natura che, secondo lo psichiatra e antropologo svizzero Carl Gustav Jung, simboleggiano i 5 cerchi olimpici. L’interpretazione filosofica junghiana vede infatti l’anello come un simbolo di vitalità. E i cinque anelli interconnessi riflettono le cinque energie della creazione: legno, fuoco, acqua, terra e metallo. Con il video +Fragile, prodotto in esclusiva da Nicoletta Rusconi Art Project con il prezioso supporto del Gruppo Coeclerici, Francesco Pignatelli si ispira alla figura del legno realizzando un film in cui il lirismo dell’omonimo ciclo di opere fotografiche a tema boschivo (2006-2013) viene indagato e trasfigurato ai fini di una nuova narrazione, nel solco della ricerca di un nuovo territorio di immagini possibili. Ha scritto Paola Bonini, autrice del testo di presentazione dell’opera di Francesco Pignatelli: “il video +Fragile ci trascina nei boschi di Francesco Pignatelli, luoghi che grazie alla tecnica del rovesciamento cromatico siamo obbligati a guardare con occhi nuovi, ritrovandone tutto l’eterno significato simbolico: il bosco ci chiama, come nelle fiabe, lungo i sentieri brillanti che il negativo incide al posto delle ombre, e allo stesso tempo ci spaventa, perché come non mai, stravolto nelle sue luci, incarna l’ignoto”.Vero quanto dice la Bonini, ma il percorso di Pignatelli inizia, cresce e si afferma proprio quando mira alla rappresentazione dei paesaggi naturali, non quelli comuni ma quelli che accendono la fantasia e danno origine alla simbolicità. E allora i boschi, le selve, i luoghi simbolo, i luoghi del fascino e dello spaesamento, ma anche della paura e delle trappole, così come sono metafore e rimandano al verso dantesco “mi ritrovai per una selva oscura che la diritta via era smarrita”. Ma la tematica è maggiormente forte oggi dove l’interesse per l’habitat e la natura inclina alla salvaguardia degli stessi. Ora, a suggestione prodotta dell’avvicinamento della macchina da presa che indaga la superficie delle opere fotografiche, permette all’osservatore di entrare in un mondo dove sempre più labili appaiono i confini tra opera e immagine, grazie anche all’ausilio dei suoni che evocano il richiamo della natura: “allo stupore per il colore si aggiunge quello per i movimenti quasi impercettibili, fluidi, che nello zoom sembrano rendere irrequieto ogni dettaglio. E mentre il movimento implacabile in avanti obbliga lo spettatore ad avvicinarsi come per un’inattesa forza di gravità verso il cuore di ogni lavoro, i suoni della natura lo avvolgono: il bosco, nel suo fascino e nella sua fragilità, diviene così un’esperienza multisensoriale, totale”. Sappiamo quanto interesse abbia da tempo Francesco Pignatelli per ogni tipo di realtà, ha indagato prima la realtà cittadina, la realtà metropolitana sospesa fra oggettività e metafisica, oggi affronta la natura, il mondo vegetale, con una poderosa riflessione sui boschi, li fotografa con attitudine critica, li fa emergere protagonisti anche nei dettagli.
Carlo Franza