Damien Hirst da cancellare. Rivolta ad Arezzo, via la mostra dell’artista inglese.
Damien Hirst è un “artista” inglese, controverso esponente degli Young British Artists, che utilizza i cadaveri degli animali per realizzare le sue opere. Le più note consistono nella sezione verticale di grandi mammiferi, preservati in gigantesche teche di vetro. In occasione del Tour de France ha ricoperto la bici da corsa di Lance Armstrong con ali di farfalle che egli stesso ha staccato dai corpi degli insetti. Il suo tour di esibizioni ha una tappa italiana, il 14 giugno ad Arezzo, dove intende presentare la sua “pecora nera”, il cadavere di un ovino imbalsamato in formaldeide.La mostra è prevista nell’ambito di “Icastica”(seconda edizione aretina) ed ha fatto infuriare le associazioni degli animalisti. Contro la mostra anche l’Ente Protezione Animali, il Wwf, Leal, e Oipa che hanno chiesto al sindaco di Arezzo Giuseppe Fanfani la cancellazione immediata della mostra. Pensate che solo sul sito Change.or la Lega Antivivisezione ha raccolto oltre tremila adesioni. Il sindaco di Arezzo è stato subissato di lettere di lamentela. Ma le lamentele ci sono anche in tutta Europa, pensate che anche in Inghilterra c’è la mobilitazione per togliere la statua in bronzo (altezza venti metri) che Hirst ha fatto collocare sul lungomare di Devon, e che rappresenta una donna incinta che sguaina una spada verso il cielo. Ma per tornare alla mostra aretina proprio in terra francescana, dove aleggia anche l’aria di Francesco d’Assisi e dove abbiamo la “storia della vera croce” di Piero della Francesca, sarà il caso che il sindaco smacchi l’artista inglese truculento, che fa fatto della sua vita mercimonio di animali e soldi. Da Storico dell’Arte dico ad Hirst: “un capitolo va bene, ma è ora di avviare nuove ricerche”. E al sindaco Fanfani che disponga mostre orientate alla bellezza, al dolore, agli interrogativi dell’uomo, per non sprecare soldi pubblici, e dare dell’arte connotazioni non vere, capaci di allontanare il grande pubblico specie in quei territori dove l’arte dei secoli trascorsi fa palpitare ancora gli sguardi.
Carlo Franza