Passione e portafoglio, investimento in arte. Le opere d’arte offrono un’opportunità in più agli investitori che vanno a caccia di rendimenti, ma solo se, accanto alla sete di denaro, si è mossi anche da un autentico trasporto per questi beni.

Non è facile muoversi tra gallerie, fiere e aste. Sarebbe meglio avere la consulenza di un critico di chiara fama o di uno storico d’arte contemporanea che operi attivamente. Investimento diretto: allestire una collezione. E’ l’approccio più gratificante, che vi trasformerà col tempo in un vero e proprio collezionista. Tuttavia, questa forma di investimento presuppone un notevole impegno in termini di tempo, conoscenza e denaro. Mercati primari e secondari: gallerie e aste. Come le obbligazioni, anche le opere d’arte hanno un mercato primario e secondario. Le gallerie rappresentano un mercato del primo tipo, in quanto hanno un portafoglio di artisti di cui vendono e promuovono le opere. Le Aste, invece, rappresentano tradizionalmente un mercato secondario, in cui collezionisti vendono ad altri collezionisti. In questo mercato, accanto a una miriade di piccole case d’asta, la parte del leone spetta a Christie’s e Sotheby’s. Frequentare le fiere, inoltre, aiuta ad orientarsi per capire le tendenze del settore. Le principali kermesse sono The European Fine Art Foundation, Maastricht Art Fair in Olanda, Art Basel in Svizzera, Art Basel a Miami Beach e Frieze Art Fair a Londra. Investimento indiretto: azioni e art fund. Se non volete acquistare direttamente sculture e quadri, un modo più semplice di investire nel mercato dell’arte è passare per i fondi dedicati all’arte (i cosiddetti art funds), che raccolgono denaro dagli investitori per allestire una collezione. Investire in questi strumenti permette di conseguire un utile di capitale sul loro investimento, perché il valore della collezione può aumentare durante il ciclo di vita del fondo, che si traduce in una vendita con profitto, spiega il colosso elvetico della finanza Credit Suisse. L’ammontare di entrata, però, è molto alto e ai livelli di un fondo hedge: si va da 250.000 a 500.000 dollari. Qualche esempio: in Italia, uno dei primi, è Pinacotheca, autorizzato da Bankitalia nel 2007 e indirizzato a opere d’arte dal 1200 all’800, mentre a San Marino è partito nel 2010 il fondo Scudo Arte Moderna, riservato a clienti professionali. Un’altra via più accessibile a tutti è quella rappresentata dai titoli azionari di società che operano in questo settore, anche se rappresenta la modalità di investimento con il più basso livello di “passione”.

Con questa uscita mensile di “Borsino dell’arte” (Luglio 2014) vi indichiamo dieci nomi di artisti su cui puntare.

Armando Marrocco (Milano)

Giuliano Grittini ( Corbetta-Milano)

Vincenzo Pellitta (Vigevano)

Vincenzo Parea (Vigevano)

Renato Galbusera (Milano)

Remo Bianco (Milano)

Ugo Nespolo (Torino)

Mimmo Rotella (Milano)

Osvaldo Licini(Monte Vidon Corrado-Fermo)

Emilio Vedova(Venezia)

Le performance, tuttavia, non sono affatto da scartare. Per esempio, dal 1985 al 2012 l’indice AMR Art 100 ha ottenuto un rendimento medio annuo del 10% rispetto al 5,9 dell’indice azionario globale MSCI World.

Occhio, però, ai differenti livelli di volatilità: si va da una media annua che può arrivare addirittura al 50% nell’arte contemporanea al 7% nella scultura, che rappresenta invece un porto ben più sicuro con rendimenti attorno a 7,5%.

Ai lettori e agli appassionati d’arte vogliamo fornire sicure opportunità di investimento. Certo la borsa dell’arte ha oscillazioni mensili, semestrali, annuali e biennali. Ve ne daremo notizia.

Carlo Franza

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