“Si vis pacem para bellum”. Se vuoi la pace fai la guerra. La lezione dell’impero romano è ancora oggi valida. L’Isis non ama la bellezza e non tollera la cristianità. Alziamo un muro.
Concordo in pieno con quanto ha scritto Vittorio Feltri sull’Isis, sui musulmani e su questo plotone di bastardi tagliagole allevati in Italia. Credo sia finito il tempo della tolleranza. Tolleranza zero. Ci avevano avvisati fin dal 1700, basti pensare a Voltaire. Oggi ci troviamo dinanzi a questo pericolo assoluto e primario, grazie alle bandiere arcobaleno, alle crociate di Pax Christi e alle frontiere aperte che vanno immediatamente chiuse. Ricordiamo che la storia romana insegna, in tempi difficili si eleggeva un dittatore, pronto a sanare e a fronteggiare ogni evenienza. Si può congelare momentaneamente la democrazia. L’Isis non ama la bellezza, non ama l’arte, non ama le chiese, non ama le immagini, non ama la cultura, non ama l’Occidente, non ama la democrazia, non ama la tolleranza, l’Isis è il nuovo nazismo incombente. Tutto questo grazie al disordine della globalizzazione. Enorme è stato l’abbaglio di quanti hanno creduto alla favola del villaggio globale. Il secolo breve non è ancora finito e continua fino ad oggi. L’illusione prodotta dal miraggio della grande bellezza è divenuta l’arma di distruzione di massa che ci ha impedito di cambiare e di vedere i segni di tempesta all’orizzonte. Ma non lasciamoci impressionare dal fatto di quanti dicono che l’Europa sarà conquistata dall’Islam, perchè altrettanti e di più sono quelli che dell’islam non ne vogliono sapere. Non lo vogliono i francesi, non lo vogliono gli spagnoli, non lo vogliono gli italiani, e non lo vogliono i tedeschi. Avviamo subito un cambiamento del clima culturale, una sorta di “reconquista” del territorio -i politici si adoperino a ciò- come d’altronde insegna la storia, per spegnere ogni forma di razzismo e di xenofobia. E, dunque, ognuno a casa sua. E questi signori che vengono dal deserto se ne tornino nel deserto a consumare usi e costumi che gli sono propri.
Carlo Franza