Con Gianluca Corona la pittura è scuola del silenzio. A Milano le sue “nature morte” fra visione e preghiera.
Una mostra a dir poco, ancora nuova, e bella, tanto da essere attraversata da un silenzio che gli è quasi pelle. E’ una strana esperienza quella di dover sottolineare in bella evidenza la mostra di Gianluca Corona, artista che conobbi anni fa e al quale presentai una esposizione di rilievo in San Carlo al Corso a Milano, e che negli anni ha fatto del suo mestiere e della sua poetica il nucleo fondante della sua ricerca. Si dirà, con gli scenari nuovi dell’arte che ci avvolgono giornalmente, hanno ancora resistenza le nature morte? Rispondo, occorre vedere di quali nature morte parliamo. Certo che sì, se ci riferiamo alla mostra “Still life still alive” che Gianluca Corona questo coraggiosissimo artista milanese presenta alla storica galleria milanese Salamon&C. Con queste nature morte, capolavori di immagine e realtà, in cui si richiede silenzio e una specie di discesa all’interno di se stessi, mestiere e competenza del dipingere esprimono un modo di vedere, un gusto, una fede. Con questa esperienza visiva, con questi corpi naturali, con questa comprensione amorosa e forsanche spirituale, ritroviamo parte dei segreti perduti della nostra umanità. Ed è proprio questa novità che fa operare all’artista quel salto di qualità fra le opere di un tempo e quelle di oggi, fra quelle di una volta ancora intrise di caravaggismo e tagli olandesi, francesi e spagnoli, e le sue più recenti avvolte da un mistero morandiano. In occasione della mostra Gianluca Corona ha redatto un corposo volume che raccoglie le opere realizzate negli ultimi cinque anni. Un periodo in cui ha intrapreso una ricerca che lo ha visto alleggerire le composizioni; schiarire i fondi con la scoperta di una tavolozza più fredda e moderna; concentrarsi in opere quasi monocrome. Il tutto realizzato con sublime perizia tecnica. Il volume, che rappresenta molte delle passioni dell’artista, anticipa i temi dell’Expo, con l’illustrazione di opere dedicate al “nutrimento dell’uomo” oltre che del pianeta. Apre il catalogo un testo dell’artista stesso sulla pittura a olio in cui rivela trucchi e stratagemmi di una tecnica antica, troppo spesso sconosciuta ai maestri contemporanei. A seguire è illustrata una sequenza di Nature Morte con frutti, che ammiccano all’osservatore per la loro veridicità. E’ tattile la peluria dei lamponi, la trasparenza dei ribes, la succulenta polpa delle pesche e la ruvidezza delle nespole. E che dire delle ciliegie, dei mirtilli e di a tutte quelle specie, anche antiche e rare, di frutti che non sempre troviamo sui banchi del supermercato che l’artista sa rappresentare come pochi altri. Scorrendo le pagine del volume si apprezza la leggerezza delle composizioni di Corona che ha semplificato le sue composizioni, ha modificato la sua abituale tavolozza ora privata dei toni d’impronta caravaggesca che lo hanno reso noto agli estimatori di questo genere, oggi sostituiti da una selezione cromatica di memoria morandiana. Il risultato? Una rassegna nuova dove l’artista rispetta ed evolve il proprio linguaggio, sempre più identificabile. Terminata la sessione con le composizioni di frutti e ortaggi si passa alle stupefacenti illustrazioni di alimenti, quali salumi, formaggi. Una sezione è intitolata “pane e vino” anche per la massiccia presenza di oggetti in vetro quali calici, brocche e bottiglie, di impressionante veridicità. Sicchè non c’è materiale che Corona non sappia rendere con efficacia, e par quasi percepire l’aroma del vino rosso, del pane appena sfornato, del lardo dei salumi della sua terra piacentina. Chiudono il volume le sessioni sui fiori e sul mare, ugualmente fonti inesauribili d’ispirazione per il giovane, unico, straordinario e sensibile Gianluca Corona.
Carlo Franza