SACRI SPLENDORI. Il tesoro della ‘Cappella delle Reliquie’ in Palazzo Pitti a Firenze.
A Firenze nel “Museo degli Argenti” vive una mostra, aperta fino al 2 novembre dal titolo “Sacri Splendori” ovvero il tesoro della cappella delle reliquie in Palazzo Pitti. Mostra di grande fascino, che fa luce sui grandi tesori d’Italia, e che dà la possibilità di vedere per la prima volta manufatti e opere d’arte spesso non esposte al pubblico nella loro totalità. Nel 1616 veniva consacrata con cerimonia solenne la ‘Cappella delle Reliquie’ in Palazzo Pitti, luogo simbolo della devozione delle granduchesse di Toscana e degli ultimi granduchi della famiglia Medici. Costruita da Cosimo I negli anni Sessanta del Cinquecento, la cappella, a pianta ottagonale, dal 1610 fu oggetto di importanti lavori di abbellimento volutidall’arciduchessa d’Austria e granduchessa di Toscana Maria Maddalena d’Asburgo, moglie di Cosimo II de’ Medici, per custodirvi i reliquiari preziosi che costituivano una parte importante delle sue collezioni. Animata da un profondo spirito religioso, Maria Maddalena si dedicò all’acquisizione di reliquie sin dal suo arrivo a Firenze, nel 1608, usufruendo dell’apporto di illustri corrispondenti, tra i quali l’arcivescovo di Siena Camillo Borghese, il nunzio papale a Napoli Paolo Emilio Filonardi, l’arcivescovo di Genova Domenico Marini e il cardinale Scipione Caffarelli Borghese. Altrettanto decisivo fu il ruolo di Cristina di Lorena, suocera di Maria Maddalena, alla quale si deve la creazione del primo, cospicuo nucleo di reliquiari confluito poi alla sua morte nella raccolta della nuora. In pochi anni Maria Maddalena riunìnella ‘Cappella delle Reliquie’ uno straordinario insieme di opere che fu accresciuto ulteriormente dalla granduchessa Vittoria della Rovere e da suo figlio, il granduca Cosimo III, diventando uno dei più vasti tesori sacri d’Europa. Attraverso un minuzioso lavoro di archivio la mostra intende restituire un’immagine di queste preziosissime collezioni, testimonianza della profonda devozione della famiglia granducale e al contempo simbolo di prestigio e di magnificenza, fonte di denaro e coagulo di identità collettiva. La prima sezione della mostra sarà dedicata a Maria Maddalena d’Austria e presenterà una selezione di opere scelte tra le oltre quattrocento descritte nel più antico inventario della cappella, redatto nel 1616 e aggiornato sino al 1635. Lo studio di questo importante documento oltre a consentire nuove identificazioni di reliquiari appartenuti all’arciduchessa ha permesso di precisare come il sontuoso ambiente avesse l’aspetto di una vera e propria Wunderkammer devozionale, quasi un’antitesi della ‘profana’ Tribuna degli Uffizi, con armadi decorati da pannelli dipinti da Giovanni Bilivert, Filippo Tarchiani, Fabrizio Boschi e Matteo Rosselli al cui interno trovarono posto non solo le preziose custodie per sacri resti ma anche oggetti liturgici e manufatti profani realizzati in materiali rari e pregiati: dal corallo alle variopinte pietre dure, dall’ambra del baltico agli esotici ebano e avorio. Accanto a questi lavori sono presentate, inoltre, alcune opere appositamente commissionate da Maria Maddalena e da Cosimo II per farne dono a importanti luoghi di culto. Le successive sezioni della mostra sono incentrate sulle figure di Vittoria della Rovere e del figlio Cosimo III. Quest’ultimo, in particolare, si dedicò all’incessante ricerca di reliquie, soprattutto di quelle appartenute a personaggi che provenivano da regioni remote, facendo realizzare per esse straordinarie custodie frutto della collaborazione fra esperti scultori e i maestri orafi operanti nelle botteghe di corte, tra i quali spiccano i nomi di Massimiliano Soldani Benzi, Cosimo Merlini il Giovane e Giuseppe Antonio Torricelli coadiuvati da Giovan Battista Foggini, poliedrico progettista di reliquiari di grande fasto e dalle forme ricercate. Il tesoro della ‘Cappella delle Reliquie’ rimase pressoché inalterato in Palazzo Pitti fino al 1785, quando il granduca Pietro Leopoldo di Lorena ordinò la consegna di oltre cento reliquiari alla basilica di San Lorenzo in cambio di diciotto vasi in pietre dure appartenuti a Lorenzo il Magnifico chiesti per la Regia Galleria degli Uffizi. Tale evento costituì il prodromo della disgregazione della collezione di reliquie dei granduchi medicei: di lì a poco gli oggetti più preziosi furono smantellati per recuperare l’oro, l’argento e le pietre preziose di cui erano costituiti; quei pochi che furono risparmiati dalla distruzione finirono per essere trasferiti nella nuova Cappella Palatina mentre altri furono consegnati all’arcivescovo di Firenze Antonio Martini perché li distribuisse alle pievi e chiese della diocesi. Grazie alle ricerche condotte durante i lavori di preparazione per la mostra è stato possibile riconoscere un discreto numero di questi reliquiari che dopo più di duecentoventi anni torneranno ad essere esposti a Palazzo Pitti.
Carlo Franza