Kazuo Shiraga e Satoru Hoshino alla Dominique Lèvy Gallery di New York. L’inquietante linguaggio di corpo e materia di due maestri giapponesi.
Il mondo occidentale ha sempre guardato con fascino la cultura e l’arte giapponese, per la diversità, la scandalosità, lo scioccante e il misterioso, a volte anche l’ inquietante, e nella maggior parte dei casi la genialità. Se l’arte giapponese continua a provocare shock in Occidente ancora oggi, è facile immaginare come poteva farsi leggere cinquanta e più anni fa. Ora la famosissima galleria di New York di Dominique Lèvy ne ha riconosciuto l’importanza di presentare il lavoro di due fantastici artisti giapponesi, Kazuo Shiraga e Satoru Hoshino attraverso un progetto unico che unisce le opere di questi due contemporanei.
L’esposizione dal titolo “Corpo e Materia: L’arte di Kazuo Shiraga e Satoru Hoshino” è caratterizzata da più di 15 importanti dipinti astratti realizzati nel percorso cinquantennale del leggendario artista Gutai, Kazuo Shiraga, in dialogo, con una serie di opere, dal 1990 con Satoru Hoshino, un membro di spicco del dopoguerra,del gruppo ceramica giapponese d’avanguardia Sodeisha. La mostra è visibile da Dominique Lévy Gallery di New York e segna per la prima volta il loro lavoro accostato, in sintonia e medesima visione, per cogliere l’informe, ovvero la “senza forma” e così mostrare il lavoro radicale e la poetica di due grandi figure giapponesi del dopoguerra che pur sfruttando diversi supporti hanno dato vita a una nuova arte dialogo storico attraverso i loro approcci innovativi alla materia e al loro fare individuale. Il gruppo Gutai (che significa incarnazione) è il primo gruppo radicale, del dopoguerra in Giappone. E ‘stato fondato dal pittore Jiro Yoshihara a Osaka(Giappone) nel 1954, in risposta al contesto artistico reazionario del tempo. Con la sua sensazionale performance del 1955 dal titolo “Mud Challenging”, l’artista Kazuo Shiraga venne notato dal pubblico e immediatamente associato al gruppo Gutai, con un lavoro che è diventato una delle pietre di paragone, un fare canonico del dopoguerra ovvero la performance art. Shiraga ha usato tutto il suo corpo per manipolare in modo aggressivo un terreno di fango, mettendo in atto una lotta tra il corpo umano e la materia. Questa performance di Shiraga fu caratterizzata dalla “pittura piede”, un modo radicale per esprimere se stesso pienamente. Tra le 15 opere esposte nella mostra, uno dei punti forti è sicuramente “Suiju” (1985), che è ampiamente considerato uno dei migliori esempi del lavoro di Shiraga dal 1980.
“Corpo e Materia” sono accompagnati da un libro cartonato, interamente illustrato. Il lavoro di Shiraga si legge anche attraverso diversi saggi commissionati a Koichi Kawasaki, John Rajchman, Ming Tiampo, e Reiko Tomii; vi contengono anche testi filosofici e poetici rilevanti per il tema della mostra e vasto materiale d’archivio. Anche se quasi contemporanei, Shiraga e Hoshino non si sono mai realmente incontrati, pur essendo le loro opere molto simili in approccio e energia. Proprio come Shiraga, di Hoshino le ceramiche esplorano anche il rapporto viscerale e non gerarchico tra il corpo dell’artista e la materia. Nella mostra curata da Koici Kawasaki,ex direttore di Ashiya(Museo di Arte e Storia -Giappone) Hoshino sarà rappresentato da dieci sensazionali sculture in ceramica astratta realizzate tra gli anni ’80 e i primi anni ’90.
Carlo Franza