Francois Morellet artefice della luce che danza nelle opere. Allo Studio Invernizzi di Milano i suoi segni di luce e colore.
La galleria arte Invernizzi di Milano ha dato inizio alla mostra personale dell’artista francese François Morellet. Nella prima sala del piano superiore della galleria sono esposte opere recenti, appartenenti alla serie “3D concertant” e “3D Bandes décimées”, realizzate sovrapponendo all’interno dello spazio della tela tre differenti schemi in cui le rette tratteggiate si dispongono in modo univoco ma secondo angolature differenti, sino a creare l’illusione ottica della terza dimensione e della geometria del cubo. Nella seconda sala del piano superiore si trova 4 neons 0° – 4 neons 90° avec 2 rythmes interferents del 1972, lavoro in cui la ritmica alternanza dell’illuminazione al neon rosso suggerisce la visione di una griglia ortogonale. Al piano inferiore dello spazio espositivo si trovano opere recenti in cui i neon non si inseriscono ordinatamente all’interno del perimetro delimitato dalla tela – o dalle tele – ma assumono un potenziale costruttivo anche a livello formale.
Di grande effetto l’insieme della mostra e il carattere ambiguo di ogni elemento che si legge in più versanti lo si trovava anche in opere più antiche come lo si ritrova oggi ancora in forma radicale. Ha scritto poi Mascelloni e con lui concordo pienamente che “nelle opere in cui compaiono i neon vi è come un allentamento dell’effetto-griglia, al punto che i neon stessi si piegano e diventano flessuosi, quasi danzando sopra la superficie dell’opera”. I lavori coevi – organizzati in esili griglie segniche spezzate – suggeriscono un andamento musicale, simulando una dimensione di profondità e persino una sequenza di cubi per poi negarli allo sguardo successivo, riportandoci alla sostanza del lavoro di Morellet: al necessario rigore che, solo, permette alla percezione di diventare consapevole e dunque godere della propria ambiguità. Ora si capirà a questo punto e con questa mostra come quella partenza tutta cinetica, in compagnia di Le Parc, Garcia Rossi e De Marco, per citarne alcuni, lo veda anche tutt’oggi ancora valido interprete delle sequenze coloristiche, della progettualità assoluta del colore e della sua movimentazione e della visione tutta concettuale della luce che è fisica, chimica e poetica. In occasione della mostra è stato pubblicato un catalogo bilingue con la riproduzione delle opere in mostra con un saggio introduttivo di Enrico Mascelloni, una poesia di Carlo Invernizzi e un aggiornato apparato bio-bibliografico. Come da anni ci ha abituati a vedere una linea analitico-cinetica, tutta sua sua, lo Studio Invernizzi con questa mostra offre ai collezionisti la capacità di vivere un versante sconosciuto ai più; ma certamente vivo e colto.
Carlo Franza