Loi di Campi artista dei moduli sommersi si campiona artista dell’anno.
Grandi campi spaziali, dove la costruzione ne è la base di partenza, e il colore, unico, piano, sincopato per via delle movenze costruttive, l’abito assoluto. Strutture, geometrie espanse e contratte, architetture del mondo e dell’universo, ritmi ascensionali e portanti, archetipi come semi del visibile e dell’invisibile; Loi di Campi esprime con i suoi moduli sommersi ed emersi -così ama chiamarli- il cuore di ogni geografia quotidiana e i suoi coni di luce mettono in risalto le tridimensionalità. I toni monocromi che avvolgono le forme costruite accentuano la magia e il mistero di questi corpi architettonici, e questi toni, queste accensioni che vanno dai bianchi ai gialli,dai rossi ai blu, e oltre perpetuano la spiritualità che gravità negli spazi, nelle superfici e negli angoli, ma anche raccontano un’arte pura, essenziale, assoluta, sequenziale.
Due grandi mostre, una a Firenze e l’altra a Berlino lo campionano artista dell’anno, grazie alla sua lucida arte, lucida perché estrema e analitica, in continuità con quella prima tranche di opere storiche degli anni Settanta e quelle dell’ultimo decennio, a dimostrazione di un rinnovamento nell’ambito di una coerenza linguistica e semantica.
Estroflessi, moduli sommersi, ricerca spaziale, Pittura Analitica, il suo mondo si offre in un movimento di rottura in grado di assumere una propria autonomia nei confronti del minimalismo e dell’arte povera, così come nei confronti di una ricerca dichiaratamente espressionista e materica. L’indagine si basa su una costante ambiguità dialettica dove la linea della pittura viene recuperata nella sua radicalità, ovvero in quella monocromia assoluta, senza comparazioni di stampo europeo, semmai con una filiazione a Goy Moreno, brasiliano. Arte in autonomia che vive nella gemmazione di processo sperimentali che coinvolgono media e materiali. In questa direzione si potrebbe dire che è proprio l’immagine affrancata ad innescare un continuo processo di modificazione del reale. Un lavoro primario, nella materia e nei colori, secondo una coerenza dottrinale propria dell’arte estroflessa, per quelle sue caratteristiche intrinseche, spaziali, di pieni e di vuoti, di espansioni assai poco ortodosse, ovvero nei tagli e nelle bombature; per tutto ciò Loi di Campi va subito posto all’attenzione dei più, entra nel mercato con riflessione e motivazione del fare, che è un fare nuovo, politico se per politico si intende costruire il futuro dell’arte, ed appare oggi una delle esperienze maggiormente influenti rispetto a una contemporaneità fluida e frammentata e non è casuale che abbia avuto ampi riflessi in tutta Europa con particolare riferimento a Germania e Svizzera, senza dimenticare l’Italia, paese in cui vive.
Carlo Franza