Lo spagnolo Pepe Morales in mostra a Milano. Astro mondiale della pittura che reinventa recuperando dimensioni poetiche e metaforiche.
E’ tempo di Expo, è tempo di vacanze, ma è ancora tempo di cultura viva e nuova che transita a Milano, al di là dell’Expo. Lo si vede dalle mille proposte, mostre, eventi che pullulano in città e che lasciano un segno indimenticabile. L’amico gallerista Augusto De Marsanich, amico certo di vecchia data e cioè da quando aveva in Via Brera la Galleria Il Cannocchiale, prima di spostarsi in Spagna, dove tutt’oggi vive e dove ha aperto un’altra galleria a Marbella, ha portato a Milano Pepe Morales ( nato a Palma del Rio Cordoba,1933), un artista spagnolo di chiara fama e di cui in Italia non si sentiva parlare da tempo. Ecco, quindi, una sua bellissima mostra -e anche questa cosa originalissima- in una galleria autre AMY D Arte Spazio(Via Lovanio 6) diretta da Anna D’Ambrosio, manager titolare che fa incetta di linguaggi multimediali, ricerca di nuovi materiali, ricerca di nuovi artisti, storicizza e fa conoscere periodi particolari di artisti già affermati, coniuga cultura ed economia, e così via. Bellissima la mostra milanese di Pepe Morales, colta, universale, mitizzante, dal titolo “visibilINVISIBILE”. Raccoglie opere di diversi periodi e della sua sessantennale attività, opere figurali, opere informali, opere astratte e opere di astrazione lirica. Quelle degli anni ’70/’80 svelano la congiuntura socio-politica del suo Paese, Morales fissò sulla tela immagini di sofferenza, tragedia e ribellione, senza disvelare un realismo di denuncia e di impronta politica, semmai più versate e legate a un realismo esistenziale come quello che si ebbe in Italia sul finire degli anni ’50. Le opere degli anni ’80 assorbono sofferenti vicende familiari, segrete, in un altilenante binomio di presenza/assenza, evidenziato fra forme vibranti di vuoto/pieno appunto e nella disanima dei colori che evocano, raccontano, memorizzano, portandosi verso una spiritualizzazione del lavoro artistico, una essenzialità non comune, un traguardo di pensiero teso tra materiale/ immateriale. Così da una fase descrittiva e realistica passò a ricerche episodiche e d’atmosfera di sogno, grazie anche a una tipicizzazione spagnola delle cromie ricche e sostanzialmente vitalistiche. Molte opere di queste periodo si affermano nell’immaginario figurale dell’artista spagnolo e maggiormente nella componente di un particolare surrealismo che mi ha richiamato alla mente i versi de “La Luna dei Borboni” del mio amico Vittorio Bodini grande conoscitore della letteratura spagnola. Ma nel quadro più attuale, più innovativo e grandioso della pittura di Pepe Morales, resta che pur riannodando incidenze e coincidenze con Tàpies, Luis Feito, Gerardo Rueda, Antonio Suàrez, Manuel Viola e Juan Josè Tharrats, il nostro artista resta caposcuola di un asse di “abstraction lirique” capace come nessun altro di portarsi verso una essenzialità pittorica e di essere un rappresentante molto raffinato nella ricerca della bellezza mediante un linguaggio di forme novelle. Questo si potè già intravedere nel 1957/58, nella scelta di altri materiali e quindi strumenti espressivi, da sostituire, o anche solo accostare, alla pittura tradizionale, ecc. e ai loro supporti abituali. Di qui, inizialmente, collages polimaterici, e poi, numerosissime, “tecniche miste”, coinvolgenti persino pietre per bigiotteria e oggetti di recupero, oltre che carte pressate, tessuti, legno, tele grezze, sostituite, tra il 1958 e il 1960, da lamiere di ferro ossidato. Non meno degna, l’attrazione per materiali organici, in preminenza, acquatici, e nell’approdo verso quella “natura naturans”, grande madre, che emerge nell’utilizzo e sperimentazione di piante naturali, all’uso del “Papel de tule”, che Morales ha utilizzato dal 1997, realizzato con piante acquatiche o radici sommerse in paludi d’acqua. Gli artigiani le cuociono fino a farle diventare pasta e successivamente le stendono su pietre di metallo e le lasciano al sole fino a quando sono secche. Pepe Morales rappresenta una sintesi molto originale e felice della relazione fra la sapienza artigianale, le forme di radice tecnicista e i contrasti propri della tradizione pittorica; ovvero costruire, assemblare, evocare, richiamare, sicchè le composizioni, solide e strutturate, che avvolgono per astrazione, e maggiormente poi per astrazione lirica che è un gradino più avanzato del suo discernere filosofico, hanno integrato l’ipotesi informale e post-informale dovute soprattutto ai lacerti di colore e all’uso di nuovi materiali e procedimenti. E’ in tutto ciò il grande percorso artistico delle spagnolo Pepe Morales, artista non solo che riscattato lo spazio della pittura nel panorama europeo, reinventando visibilmente questa, ma ne ha recuperato universalmente la sua dimensione poetica e metaforica.
Carlo Franza