Ivan Zanoni un campione dell’arte alla Salomon di Milano, con sculture in ferro battuto ispirate a La Fontaine
Padre e figlio, o meglio una famiglia all’insegna dell’eccellenza dell’arte scultorea, del cesello, del ferro battuto. Pensate che l’opera degli Zanoni è nella collezione Bill Gates– che ha commissionato un albero d’Ulivo di quattro metri per la casa di Seattle- ed è apprezzata da critici internazionali legati al figurale, all’immagine, tra cui anche il collega Jean Clair -membro dell’Acadèmie Francaise ed ex direttore del Museo Pompidou-, che hanno colto e individuato la capacità di coniugare virtuosismo tecnico nel loro mezzo espressivo a uno sguardo contemporaneo.
In Italia i due scultori sono rappresentati dalla Salamon&C.che per festeggiare i dieci anni di collaborazione espone una mostra dal titolo“Sulle tracce di La Fontaine”, sculture in ferro battuto”, con opere del figlio Ivan, che si ispirano alle favole dell’ illustre favolista. La mostra delle opere di Ivan Zanoni alla Salamon&C. suggella l’evoluzione e la autonomia linguistica, lo stilema raggiunto dall’artista nei confronti del padre, da cui ha imparato i rudimenti di questa antichissima quanto difficile e rara tecnica.
L’esposizione la trovate nella sede della Salamon&C.in Via San Damiano punto di riferimento dell’arte figurativa che da tempo promuove artisti anche di fama internazionale, ma rigorosamente italiani. Artisti che oggi grazie anche al lavoro di Lorenza Salomon hanno riconquistato l’attenzione del mercato globale dell’arte figurativa.
Per l’esposizione milanese Ivan Zanoni ha selezionato una rosa di favole, fra quelle di La Fontaine, che gli sono servite da spunto per dare vita a sculture anche impegnative nelle dimensioni. E’il caso della grande testa di elefante, realizzata a misura naturale, che l’artista mostra con un minuscolo topolino accoccolato sulla sua proboscide; nella favola che è stata da riferimento a Zanoni il topolino schernisce l’elefante resosi servile all’uomo tanto da portare sulla schiena un enorme baldacchino. Preso dalla sua vanità, il topolino non s’accorge del gatto che di lì a pochi istanti lo inghiottirà.
Altro tema che ha ispirato Ivan Zanoniè “la tartaruga e la lepre”, dove il talento vince sulla forza, o volendo leggerla da un’altra angolatura, l’intelligenza vince sulla superbia. Un’occasione, questa, che ha permesso allo scultore di mostrare un’abilità mostruosa che lo contraddistingue, la capacità di dare movimento alle sue opere, qualità rara fra coloro che forgiano il ferro, troppo spesso costretti alla staticità imposta dalle caratteristiche naturali del materiale. Si noterà la grazia di questo bestiario, e non solo, avendo il nostro artista messo in opera anche altri elementi del mondo naturale, alberi, frutti, vegetali, ecc.,una raffinatezza che non dovrebbe trovare pelle e sostanza sui materiali usati da Zanoni e invece lascia sgomenti, stupiti i più, per via della leggerezza così nobile da lasciar leggere ai visitatori la modernità della loro monumentalità.
Nel percorso della mostra troveremo anche i protagonisti della favola della Volpe e l’uva, e Zanoni ci mostra un’opera capitale di grande fattura, nella cui rappresentazione appare un “Tralcio di vite” forgiato dalle abili mani del padre Luciano.
La mostra segna anche il superamento di una sfida, Ivan Zanoni ha infatti deciso di dare forma e volume a una testa di felino per rappresentare la favola del “Leone e il Topolino”. Studio, pensiero, interpretazione, esecuzione materiale, la mostra di Ivan Zanoni viaggia con soluzioni mirate, maestria che si ritrova in molti soggetti e, ad esempio, vaporosità alla criniera del leone. Ha disegnato numerosi bozzetti a matita, poi trasformati in modelli di creta fino all’esecuzione di alcuni ulteriori modelli in ferro che lo hanno portato alla realizzazione di un grande trofeo di leone, che affascina i visitatori per la naturalità, per il chiaro equilibrio delle forme e della forza pertinente alla natura animalesca e la libertà interpretativa delle lamelle d’insieme, lucidi, con una luce che occasiona persino movimento.
La mancanza di discernimento della tartaruga, attore principale della favola “la Testuggine e le Anatre”, ha consentito all’artista di sviluppare i suoi soggetti prediletti: tartarughe e anatre. Anatre che Zanoni ha proposto in altre occasioni in volo, in fase di tuffo, a riposo, tutte eseguite con una tecnica innovativa, messa a punto negli ultimi anni, sono sculture vuote all’interno e aeree, come non ci si immagina si possano ottenere con delle lastre di ferro.
Le sculture occupano spazio o meglio sono voluminose, monumentali , si sa. Per questo da tempo gli scultori hanno iniziato a concepire opere da parete, pur mantenendone la plasticità. Zanoni è stato fra color che si sono posti il problema e lo hanno risolto; della mostra in questione il trofeo dell’elefante è stato concepito proprio per essere appeso, come un trofeo, colto e semplice nello stesso tempo. Come le caratteristiche umane di Ivan Zanoni, abituato a frequentare le sedi più prestigiose cui l’arte contemporanea, soprattutto francese, lo chiama, ma mantenendo quelle radici contadine che hanno imposto persino la data dell’ inaugurazione così da poter venire incontro alla famiglia nella raccolta delle mele del loro appezzamento trentino, un rito irrinunciabile, un percorso mitico com’è ormai mito questa scultura artigianalmente sapiente, ritagliata, incisa, lavorata, battuta e che si accompagna bene ad altri capolavori di altri secoli, dal Cinquecento al Barocco, fino al Liberty.
Nel panorama internazionale i due scultori sono rappresentati da gallerie di Parigi, Beirut e Strasburgo, dove espongono regolarmente, ma sono campioni, dico campioni, eccellenze di prim’ordine del cesellato in Italia.
Carlo Franza