L’Associazione Studio Arti Visive APS, traendo ispirazione dalle recenti celebrazioni relative ai cinquant’anni dalla creazione del cubo di Rubik, ospita nello storico spazio espositivo di via delle Beccherie n. 41 una mostra collettiva dal titolo “Arte3” (Arte al cubo) con opere di Bruno Aller, Antonio Baglivo, Carla Cantore, Daniela Cataldi, Giovanni Carpentieri, Luca Colacicco,  Silvio D’Antonio, Giovanni Dell’Acqua, Lucio Del Pezzo, Carlo Desireau, Antonello Di Gennaro, Franco Di Pede, Giovanna Donnarumma, Marisa Facchinetti, Gennaro Ippolito, Pietro L’Annunziata, Giancarlo Lepore, Roberto Linzalone, Ruggero Maggi, Giovanna Martinelli, Giuseppe Miriello, Michele Morelli, Angelo Palumbo, Achille Perilli, Pasquale Santoro, Mauro Staccioli, Marisa Settembrini.

Sul “cubo” ho memoria di alcune opere eseguite in anni passati da illustri artisti italiani di chiara fama. Nel 2011, il cortile interno di Palazzo Strozzi di Firenze accolse l’installazione di Michelangelo Pistoletto, Grande cubo specchiante – Luogo di riflessione e meditazione. Artista tra i più celebri del panorama contemporaneo, Michelangelo Pistoletto (Biella, 1933) fu invitato dal CCCS – Centro di Cultura Contemporanea Strozzina per realizzare un’opera che rendesse omaggio alla straordinaria architettura rinascimentale fiorentina. L’evento riprende le analoghe iniziative che, rispettivamente nel 2008 e nel 2009, avevano visto Wang Yu Yang (Harbin, Cina, 1979) e Yves Netzehammer (Sciaffusa, Svizzera, 1970) realizzare installazioni ambientali site specific.  Grande Cubo specchiante – Luogo di riflessione e meditazione era una struttura cubica ricoperta esternamente di opache lastre in acciaio e all’interno rivestita completamente di specchi. L’opera ha dato vita a un percorso nel quale il pubblico poteva vivere l’esperienza di un luogo senza limiti, che si estendeva all’infinito. Al centro dello spazio fu collocato il Metrocubo di Infinito (1966), storica opera dell’artista piemontese costituita da superfici esternamente opache ma specchianti verso l’interno, facendo giungere al culmine le possibilità di rifrazione, perché lo specchio è stato un elemento fondamentale dell’arte di Pistoletto. Decisamente meno narrativo e più metafisico è In cubo di Fabro, esposto per la prima volta alla mostra Lo spazio dell’immagine a Foligno nel ’67, e ricreata successivamente su richiesta della critica d’arte Carla Lonzi.  Si tratta di una struttura in acciaio chiusa lungo cinque lati da una tela bianca tesa fino ai bordi, con altezza equivalente all’altezza dell’artista e larghezza corrispondente all’apertura delle sue braccia. Realizzata non per essere contemplata dall’esterno, ma abbastanza leggera da poter essere sollevata: l’invito rivolto al pubblico è quello di entrarci dentro.

Ora su questo tema fortemente storico e concettuale, abbiamo qui a Matera nello Studio Arti Visive di Franco Di Pede, le opere dei 27 artisti coinvolti (pittori, scultori, incisori, poeti e fotografi), realizzate con l’uso di differenti linguaggi espressivi e materiali diversi – secondo quello che ormai è uno dei tratti distintivi delle iniziative che lo Studio Arti Visive organizza da oltre sessant’anni – vedono tutte protagonista il cubo. Questo solido geometrico da sempre gode di grande attenzione ed interesse, anche nel mondo artistico, in quanto da un lato è segno e simbolo di perfezione dall’altro anche espressione di ambiguità e profonde contraddizioni a partire proprio dalla sua radice etimologica (dal greco antico “kybos” che vuol dire “dado”) che sembra rimandare all’imperfezione, al caso, alla fortuna e, quindi, a qualcosa di tutt’altro che regolare. Ecco, allora, che l’immagine del cubo/dado evoca e richiama un vero e proprio microcosmo che si compone di diverse “facce” sovente tra loro antitetiche: semplicità e complessità, stabilità e movimento, forma esteriore all’apparenza semplice e struttura interna in grado di celare un rompicapo proprio come lo è ciascun essere umano e come lo è stato per generazioni (e per certi versi lo è ancora) anche il cubo di Rubik.

Ed è proprio in virtù di queste molteplici sfaccettature che la mostra propone una suggestione: “un’assonanza visiva” tra le opere dei più famosi esponenti della corrente cubista dell’arte contemporanea (Braque e Picasso) ed alcune vedute dei Sassi di Matera. Completa l’esposizione una creazione degli alunni, guidati dalle docenti di Arte le prof.sse Annamaria Linzalone e Maria Carmela Campagna, della 3ªB e 3ªC dell’Istituto Comprensivo “E. Fermi” di Matera diretto dalla prof.ssa Isabella Abbatino. La mostra sarà aperta tutti i giorni (festivi esclusi) fino al 21 marzo 2025 dalle ore 18.00 alle ore 21.00.

Carlo Franza

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