Il nuovo Museo Whitney di New York. Un capolavoro, esempio per tutto il mondo.
In America, anzi a New York, ci sono alcune cose e avvenimenti che toccano sempre. Toccano gli americani e toccano gli uomini di tutto il mondo. Uno è l’amore per i vigili del fuoco (vi ricordate i bambini che intonarono “Empire state of mind” in occasione dell’anniversario dell’11 settembre, nel 2013, con i militari commossi?); poi c’è la meraviglia e il rito collettivo del baseball ( come allo Yankee Stadium del Bronx, in particolare); eppoi, eppoi c’è l’arte. Sì proprio così, l’arte. Sempre viva e con l’impressione che mai Cina, America Latina, Emirati, Russia e altri ancora, riusciranno a scalzare il fascino che esercita la “Big City” sugli artisti di tutto il mondo.
Il nuovo Whitney ne è la dimostrazione, e la presenza di Michelle Obama (insieme al sindaco Bill De Blasio) lascia leggere una delle meraviglie messa in piedi dall’architetto italiano Renzo Piano, per il museo più americano degli Stati Uniti.
“Mi sono innamorata dell’edificio. Si tratta di uno spazio sorprendente. Una visita, una performance, un tocco…e chissà cosa scatenerà nella fantasia di un bambino. Forse qui potremmo scoprire la prossima Carmen Herrera, o Archibald Motley, o Edward Hopper, o forse anche il prossimo Barack Obama. Questo è il potere di istituzioni come il Whitney. Aprono le porte a un mondo più ampio possibile, sia per gli artisti che raccolgono, sia verso i giovani che crescono. Questo è ciò che accade. E oggi io sono orgogliosissima di essere qui e davvero non vedo l’ora di scoprire l’impatto che questo straordinario museo avrà negli anni a venire”, queste sono state le parole della Signora Obama.
E sentite cos’ha detto De Blasio sindaco di New York: “Sapevamo già di essere la mecca del mondo dell’arte, ma nel caso sia necessario renderlo più chiaro, ecco che questo museo lo fa. Come newyorkesi siamo estremamente orgogliosi. Siamo orgogliosi che il pubblico di tutto il mondo venga a vivere e vedere, la nostra vita culturale”.
E’ tutto chiaro, New York è ai vertici stellari. Ma anzi si conferma in tutto e per tutto nel ritratto che traccia Flora Miller Biddle, Presidente Onorario e nipote di Gertrude Vanderbilt Whitney, del “museo ideale”, citando Goethe: “Un museo non deve essere mai finito, ma senza limiti e in movimento”. E se la Grande Mela da sempre incanta anche gli stessi americani, stregando pure la First Lady, ecco il museo più importante degli Stati Uniti con oltre 600 opere di 400 artisti, nella mostra più ampia mai realizzata nella storia del museo.
Carlo Franza