De Chirico a Ferrara. Metafisica e Avanguardie in mostra a Palazzo dei Diamanti. De Chirico e gli artisti in guerra, poi internati in manicomio.
Una mostra storica, una mostra assoluta, una mostra di grande ricerca, una mostra che campiona attimi e tempi di amara esistenza, la prima in senso assoluto dedicata all’indagine e all’approfondimento delle peculiarità artistiche e culturali di questo periodo cruciale per l’arte italiana ed europea. A Palazzo dei Diamanti a Ferrara la più completa rassegna che si sia mai potuta vedere dei capolavori dipinti da de Chirico e Carrà nel 1917 a Villa del Seminario, l’ospedale psichiatrico militare per la cura delle nevrosi di guerra, dove i due artisti furono ricoverati nella primavera-estate del 1917 sviluppando un intenso sodalizio di lavoro. Per la prima volta dopo quarantacinque anni si potranno vedere allestiti uno accanto all’altro gli originali dei grandi manichini di Giorgio de Chirico del 1917-18 insieme alla serie quasi completa delle opere metafisiche di Carrà: Il gentiluomo ubriaco, Composizione TA, Penelope, Natura morta con la squadra, La camera incantata, Solitudine, Madre e figlio, L’idolo ermafrodito, L’ovale delle apparizioni, Il cavaliere occidentale, Il figlio del costruttore.
Altrettanto importante è la presenza di Giorgio Morandi, il cui percorso verso la sospensione metafisica e il realismo magico è documentato da un selezionatissimo gruppo di opere realizzate tra il 1916 e il 1919: dalla famosa “natura morta rosa” fino a quelle coi busti di manichino e con i vasi sul tavolo rotondo del 1919.
Attraverso poche ma essenziali opere di Filippo de Pisis, il primo e più fedele compagno ferrarese di de Chirico, possiamo seguirne il singolare percorso che sviluppa una visione personale della metafisica, dai primi collage dadaisti fino alle opere degli anni Venti, dense di citazioni dalle opere dell’amico (Natura morta accidentale, 1919/20, I pesci sacri, 1926, Natura morta con gli occhi, 1923).
L’influenza capillare della pittura metafisica sulle avanguardie europee del dopoguerra – avvenuta soprattutto tramite la diffusione della rivista «Valori Plastici» e le mostre itineranti organizzate dal suo editore Mario Broglio – è documentata da una serie importante di opere di Man Ray, Raoul Hausmann, George Grosz, René Magritte, Salvador Dalí e Max Ernst, che realizzarono straordinari capolavori ispirati ai temi e alle iconografie ferraresi di de Chirico e di Carrà. Il percorso espositivo, che comprende circa ottanta opere provenienti dai principali musei e collezioni di tutto il mondo, ha il suo fulcro nel nucleo di tele realizzate da de Chirico nella stretta forbice temporale degli anni ferraresi. Scandita in sezioni cronologico-tematiche, la rassegna è arricchita da una selezione di dipinti, ready made, acquerelli, disegni, collage e fotografie degli artisti che si ispirarono al maestro italiano, nei quali sarà possibile leggere sorprendenti riprese e citazioni. E’ una mostra che chiarisce gli anni a seguire la prima guerra mondiale, la cultura e l’arte del tempo, le riviste che letterariamente accolsero nuclei interi di intellettuali e soprattutto i drammi fisici che sugli artisti lasciarono segni indelebili.
Carlo Franza