In mano all’Isis i gioielli romani di Sabratha in Libia. E’ il primo schiaffo all’Italia. Sale l’allerta.
In mano all’Isis i gioielli romani di Sabratha in Libia. E’ il primo schiaffo all’Italia. Sale l’allerta.
L’aver messo in Libia fuori gioco Gheddafi è stato un errore incalcolabile. Il nord africa nel caos più completo. Situazione che è sfuggita e sfugge a chiunque decide di porvi riparo. Si parla della Libia come di un “piano B” dello Stato Islamico(Is o Daesh), che secondo le fonti continuerebbe la sua avanzata alla conquista di fette del Paese del Nord Africa, e avrebbe messo sotto tiro in queste ore il sito Unesco di Sabratha, a 70 chilometri da Tripoli e a 30 dal confine tunisino.
Gran parte dell’Isis via da quella che pare essere la bombardata Raqqa in Siria, capitale dello Stato Islamico, è purtroppo giù da queste parti. Nella guerra del terrore gli uomini dell’Isis sembrano essere arrivati in Libia con 30 pick up armati fino ai denti di mitra e granate e tre sarebbero stati catturati, inoltre, da milizie nemiche.
Rimane che, insomma, le notizie non sono del tutto chiare. Certo che, data la vicinanza italiana, ci sarà in un prossimo futuro più facile sapere che sarà fatto di Sabratha, uno dei gioielli archeologici libici insieme alla più nota Leptis Magna, riconosciuta sito Patrimonio dell’Umanità nel 1982.
Riportata alla luce nel 1920 dagli archeologi italiani diretti da Renato Bartoccini, fu fondata dai Fenici nel V secolo a.C. e ha al suo interno un teatro romano ancora intatto, realizzato tra il II ed il III secolo (vedi foto ). Sabratha fu fondata nel VII secolo a. C. dai Fenici di Tiro in uno dei pochi porti naturali della Tripolitania e divenne ben presto un avamposto commerciale allo sbocco di un’importante via carovaniera. Per questa sua posizione strategica, Sabratha conobbe un rapido sviluppo e cadde ben presto sotto il controllo di Cartagine.
Passata per breve tempo al Regno di Numidia sotto Massinissa, Sabratha fu poi presa dai romani nel 46 a.C., sotto i quali godette di una nuova prosperità. All’epoca della dinastia dei Severi la città venne completamente ricostruita ed abbellita soprattutto grazie al fatto che l’imperatore Settimio Severo era nativo della vicina Leptis Magna. Numerosi edifici pubblici vennero ricoperti di preziosi marmi, mentre a quell’epoca risale il monumentale teatro e gioiello romano in riva al mare. Nel momento del suo apogeo, Sabratha contava circa 20.000 abitanti.
Il declino si profilò a partire dal IV secolo, con la graduale decadenza dell’Impero romano e le prime incursioni di popolazioni berbere, e venne accelerato da una serie di eventi naturali, primo tra tutti il terribile terremoto del 365. Nel 439 i Vandali di Genserico conquistarono la città, ma furono cacciati dai bizantini al comando dei Generalissimi Narsete e Belisario.
I bizantini, governati dall’Imperatore Giustiniano, ne avviarono una parziale ricostruzione. Vennero costruite chiese, un nuovo porto e altre strutture fondamentali, tra le quali una nuova cinta muraria. Divenne presto una delle città più importanti dell’Esarcato d’Africa.
Il dominio di Costantinopoli terminò nel 709, dopo ben quattro invasioni musulmane, con la conquista di Cartagine e la caduta dell’Esarcato.
Con l’arrivo degli Arabi nel VII secolo Sabratha perse completamente la sua importanza, giacché unico centro della Tripolitania divenne la città di Oea ( oggi Tripoli).
Carlo Franza