L’Islam e la lezione di Scola ai giornalisti. “L’Italia introduca una festa musulmana”.
Mi verrebbe da dire che da oggi l’Arcivescovo Scola non è più il mio vescovo, ma la carità cristiana e la misericordia mi impongono di perdonare, e dunque non lo dico. Eppoi ho presente quelle parole di Cristo in Croce: “Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno”. Dico questo non perché io non sia più cristiano, anzi lo sono più di prima e lo grido con tutta la mia voce in gola, compreso l’esempio e la testimonianza -ho in testa la Chiesa del grembiule di Tonino Bello- ; ma l’aver sentito dalla sua bocca parole di sottomissione dell’Italia all’Islam mi ha molto molto infastidito. E questo dopo aver partecipato in prima persona al Convegno-dibattito per giornalisti (30 gennaio ore 10,30) dal titolo “Comunicazione e Misericordia” all’Istituto dei ciechi a Milano. Il dibattito parte sull’Islam. Ecco le parole di Scola dette a tutta l’assemblea dei giornalisti, me compreso- in sala i borbottii erano significanti- eccole : «In una società plurale come la nostra occorre che ciascuno si dica, si narri e si lasci narrare». Poi, ha aggiunto: «Non si deve rinunciare ai propri simboli ma includere anche quelli degli altri. Per cui, ad esempio, mentre salvaguardiamo i simboli e le feste cristiane, se nelle scuole aumentano i bambini musulmani bisogna prendere qualcuna delle loro feste ed inserirle nella dimensione pubblica: spiegare, non vietare».
Avevo e avete sentito bene. Il Cardinale Scola arcivescovo di Milano, molti palmi lontano dal Vescovo Ambrogio e dal Vescovo Carlo Borromeo e dal Vescovo Schuster, eccolo con uscite da lasciare l’amaro in bocca. Mi sono detto, ma questa chiesa dove vuole andare a parare? E Scola a insistere sul “meticciato” e sul no alla laicità alla francese. Il Cardinale Scola dovrebbe preoccuparsi delle vocazioni che mancano alla grande nella chiesa cattolica o pensa di accogliere qualche imam in seminario, per supplenza? E dovrebbe preoccuparsi anche degli insegnanti di religione che nella sua grande diocesi, e penso ai licei di Milano, in classe non parlano di Cristo ma di altri argomenti che col vangelo hanno poco a che fare o addirittura indirizzano gli alunni in sala video a vedere film in attesa che passi l’ora preposta. Nella Chiesa mancano gli esempi di Cristo. Ed allora ripensi alle nomine dei professori di religione cattolica! E’ una vergogna inaudita. Ecco perché oggi l’Italia e l’Europa vanno verso la scristianizzazione, anzi viaggiano a gonfie vele. Ecco in cosa dovrebbe interrogarsi il Cardinale Scola, e non pensare a dettare ordini allo Stato italiano nel dover inserire una festa musulmana nel patrimonio culturale del paese Italia. E quale festa dovrebbe inserire lo Stato Italiano, quella del Ramadan? Ma per carità, che se la celebrino i musulmani in casa loro o in moschea, nulla a pretendere dallo Stato italiano laico. Lo sa bene il Cardinale dello sgozzamento dei cristiani, della lapidazione delle adultere, delle infibulazioni delle bambine, della poligamia imperante fra i musulmani, dell’impiccagione degli omosessuali, delle molestie e degli stupri come nel caso di Colonia, ma al cardinale vescovo questo non piace ascoltarlo. Mi sono detto – visto che Scola era fra i papabili- per fortuna non l’abbiamo avuto Papa. Se dovessimo seguire le indicazioni di vescovi come Scola e altri sparsi lungo la penisola, l’Italia delle prossime generazioni sarebbe di fatto istupidita, paurosa, succube dell’Islam. Il Cardinale Scola rispetti il Concordato e segua l’insegnamento del “date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio”. L’Italia è cristiana, altre feste non ci appartengono, qui in Italia si fa ed è così. Qui è morto Pietro Primo Papa e Primo Apostolo. Su questioni di Stato Scola non intervenga, diversamente abbandoni l’abito talare e faccia politica; e se a lui piace di più l’Islam si faccia crescere la barba e invece di predicare il Vangelo ammaestri con il Corano (Ma Scola darà le dimissioni a novembre 2016 per raggiunti limiti di età. Deo gratias!). E chiudo, altri colleghi come Borgonovo e Socci, fra i tanti, hanno lamentato con parole dure l’intervento di Scola, ed ancor più ampio si faccia il dibattito. Ai giornalisti, laici e cattolici, il compito di sottolineare l’identità dello Stato Italiano.
Carlo Franza