La Dvir Gallery israeliana apre a Bruxelles. L’arte mondiale trova nel cuore d’Europa il suo paradiso.
In trasferta a Bruxelles – Parlamento Europeo per seguire talune riunioni in commissione cultura, ho fatto capolino anche a Molenbeek il quartier generale degli islamici terroristi; più che mai ora sono convinto che la città vada ripopolata di cultura occidentale. Ma Bruxelles è ancora “terra promessa” del mercato dell’arte contemporanea, e ve ne spiego il perché. In Belgio è arrivata la seconda sede dell’israeliana (la centrale è a Tel Aviv) galleria, storica, “Dvir Gallery”. Ripeto, qui e non a New York, né a Londra, ma a Bruxelles. La nuova piazza per la Dvir Gallery, celebre istituzione del mercato dell’arte contemporanea israeliana, a Tel Aviv dal 1982 ( che rappresenta artisti come Adel Abdessemed, Miroslav Balka, Omer Fast, Mircea Cantor, Claire Fontaine, Douglas Gordon, Shilpa Gupta, Jonathan Monk e Lawrence Weiner, tra gli altri) è nel cuore della capitale belga, proprio in quel Belgio molestato dal terrorismo. E dunque, anche questa scelta può e sarà essere politicamente lungimirante.
Dvir si è unita idealmente alle colleghe Jan Mot, Bastide e Mon Cheri, al 67 di rue de la Régence. “Si tratta di una progressione naturale delle attività della galleria. Qualche anno fa abbiamo unito i nostri tre spazi vicino a Tel Aviv in un edificio di cinque piani, ed ora è il momento di crescere al di fuori di Israele”, si legge in una nota firmata da Yotam Shalit-Intrator, co-direttore della galleria.
La prima mostra è partita il 28 gennaio, intitolata “Je Tu Il Elle”, dedicata alla filmaker Chantal Akerman, e con pezzi specificatamente realizzati per l’occasione da Abdessemed, Balka e Echakhch; ero lì per l’inaugurazione e vi assicuro era tanto l’ interesse e la voglia di crescere per questo spazio. Quella sera mi sono trovato attorniato da collezionisti arrivati da tutto il mondo a Bruxelles per ampliare le loro collezioni, mi sembrava essere ritornato agli anni Sessanta quando Milano cresceva ed era tutto un fermento. Speriamo ora che dal cuore d’Europa questo interesse si sparga da Amsterdam a Roma e dia avvio a un decennio favoloso. Chissà!
Carlo Franza