Belle Époque.La Parigi di Boldini, De Nittis e Zandomeneghi in mostra alla Gam di Milano.
Una affascinante carrellata di opere, ben trentacinque, documentano l’attività dei tre principali protagonisti della pittura italiana dell’Ottocento nella Parigi della Belle Époque, mettendola a confronto con altri importanti artisti italiani attivi negli stessi anni nella capitale francese, quali Vittorio Matteo Corcos, Antonio Mancini, Edoardo Tofano e altri ancora. Giovanni Boldini (Ferrara 1842 – Parigi 1931), Giuseppe De Nittis (Barletta, 1846 -Saint-Germain-en-Laye, 1884), Federico Zandomeneghi (Venezia, 1841 – Parigi, 1917), luminosi esponenti della pittura italiana e internazionale di fine Ottocento, sono i protagonisti della mostra alla GAM Manzoni. Centro Studi per l’arte Moderna e Contemporanea (via Manzoni 45), fino al 21 febbraio 2016.
Curata da Francesco Luigi Maspes e da Enzo Savoia, la mostra ben ripercorre, attraverso una preziosa selezione di opere, le tappe fondamentali della carriera dei tre Italiens de Paris, che seppero interpretare i sogni di un mondo in movimento fra Otto e Novecento, e in particolare quello della Parigi della Belle Époque, nella quale decisero di vivere stabilmente, condividendo amici, fama e successo professionale.
I lavori di Boldini, De Nittis e Zandomeneghi sono stati messi a confronto con quelli di altri artisti italiani, attivi a Parigi nello stesso periodo, quali Vittorio Matteo Corcos, Antonio Mancini, Edoardo Tofano che seppero catturare non solo l’atmosfera effervescente e modaiola, ma anche quella più umile e riservata della élite internazionale, protagonista degli anni ruggenti della Belle Époque.
Particolarmente valorizzata all’interno della mostra è l’opera di Giuseppe De Nittis, pittore della vita moderna, che ha esaltato nei suoi quadri il vivere borghese dei salotti parigini. Le tele esposte manifestano la qualità di un artista che ha saputo ritrarre personaggi e luoghi dell’alta borghesia parigina, ma anche vedute urbane che testimoniano la grandeur urbana raggiunta dalla capitale francese alla fine dell’Ottocento. La sua abilità nel cogliere le variazioni cromatiche della luce naturale è già nel dipinto di sapore impressionista “Au jardin” (1873), dove una giovane donna – ritratta di spalle – incede con eleganza in un viottolo di campagna baciato dal sole caldo del mattino e punteggiato da fiori dai mille colori. Altri capolavori del De Nittis in mostra sono “Tra le spighe di grano” (1873), “Flirtation” (1874), “Passeggiata con i cagnolini” (1874) e “Leontine in canotto” (1875), tutti ambientati nell’elegante e fascinoso mondo parigino e caratterizzati da una esecuzione dai tocchi morbidi e leggeri. L’interesse per la resa della luce artificiale è invece indagata nella tavola “Il Kimono color arancio” (1883-1884), tra i migliori esempi del japonisme in voga nella Parigi fin de siècle.
Anche il pennello di Giovanni Boldini è stato capace di offrire in ugual misura uno specchio fedele della mondanità parigina della Belle Époque, attratta dal culto di una moda raffinatissima e ossequiosa delle regole di un aristocratico buon gusto: temi che trovano una adeguata espressione nel genere del ritratto, ambito in cui Boldini dimostra una indiscussa abilità. È il caso del ritratto della contessa Gabrielle de Rasty, noto come “La lettera mattutina”, realizzato nel 1884 con una condotta pittorica rapida ed energica al punto che in alcune zone la pennellata perde la sua funzione descrittiva per acquistare un valore autonomo, sostanzialmente astratto, che accentua la prorompente vitalità del soggetto. Altrettanto rappresentativi sono i dipinti “Nudo di donna dalle calze nere” (1885) e “Testa bruna” (1891) nelle quali è possibile cogliere l’evoluzione di quella danza vertiginosa del pennello sulla tela, incomparabile tecnica del maestro ferrarese, capace di elaborare aristocratici e raffinatissimi ritratti delle donne più belle dell’alta società internazionale dell’Ottocento. La straordinarietà di questo vortice artistico e gestuale che racchiude figure, paesaggi e oggetti è avvalorato anche da numerose opere grafiche, alcune delle quali mai esposte in pubblico. L’attività parigina di Federico Zandomeneghi è poi documentata da una serie di ritratti femminili a olio e a pastello di matrice impressionista. Di particolare interesse tematico sono le tele “La psyché” (1900-1903) e “Entre amies” (1913) in cui la lezione di Renoir e di Cézanne è interpretata dall’artista veneziano in modo originale, con una tecnica che distilla la luce e precisa la funzione non accessoria, ma ritmica e compositiva, del segno. Mostra decisamente superba, emozionante perché apre lo sguardo su un’intera epoca tra due secoli, e ne coglie costumi, trasformazioni, atmosfere, con capolavori che lasciano lo spettatore sorpreso dall’entrata all’uscita.
Carlo Franza