La cripta della Chiesa del Santo Sepolcro riaperta a Milano dopo cinquant’anni. Monumento vero cuore della città.
Dopo cinquant’anni, ritorna a essere patrimonio della comunità, la cripta della chiesa del Santo Sepolcro, straordinario monumento artistico e archeologico nel cuore dell’antica Milano, vero fulcro della civitas romana che san Carlo Borromeo definiva l’ombelico della città e che Leonardo da Vinci, in una mappa del Codex Atlanticus, indicava come il vero mezzo di Milano, e attualmente compreso nell’area urbana, tra piazza Pio XI, piazza San Sepolcro e via della Zecca, è posta a fianco del complesso architettonico che comprende la Biblioteca Ambrosiana.
La prima fase dei lavori di intervento, iniziati all’inizio del 2015, su progetto di Gaetano Arricobene, hanno ricevuto il patrocinio e il contributo del MiBACT, il patrocinio e il contributo della Regione Lombardia, il contributo della Fondazione Cariplo.
La cerimonia di apertura è avvenuta sabato 12 marzo alle ore 11.00, con la visita dell’Arcivescovo di Milano, cardinale Angelo Scola.
L’isolato che include la chiesa ricopre alla perfezione la zona centrale dell’antica Mediolanum. Leonardo da Vinci, affascinato dalla bellezza e del valore simbolico del sito, nel tracciare la sua pianta di Milano ‘a volo d’uccello’, prese come centro proprio il tempio di San Sepolcro. La sua genesi risale al 1030 quando, un monetiere di Milano, di nome Rozzone, fece erigere sull’antico foro romano una chiesa che l’arcivescovo Ariberto d’Intimiano consacrò solennemente alla Santissima Trinità. La sua storia millenaria si sovrappone con quella delle crociate. Dopo la riconquista di Gerusalemme, l’allora arcivescovo di Milano, Anselmo IV da Bovisio, a memoria di questo straordinario evento, il 15 luglio 1100, cambiò la dedicazione in chiesa del Santo Sepolcro.
A rafforzare questa titolazione è la presenza, fin dalla fondazione, nella sua parte sotterranea, della copia del sepolcro di Cristo, realizzata da un maestro campionese del primo Trecento, al cui interno, secondo la tradizione, venne posta la terra prelevata dai Crociati a Gerusalemme e altre reliquie provenienti dai luoghi santi.
Luogo di enorme sacralità, la cripta venne scelta da san Carlo Borromeo come personale luogo di preghiera, dove si recava ogni mercoledì e venerdì pomeriggio. E non era infrequente vederlo passare intere notti in quella che lui stesso definì la palestra dello Spirito Santo, in adorazione del simulacro del sepolcro di Cristo. Per questo motivo, dopo la sua canonizzazione, venne posta una statua in terracotta policroma secentesca di San Carlo inginocchiato davanti al sarcofago.
In una delle nicchie si potrà ammirare una grande palma in rame, simbolo della sapienza, originariamente pensata come una fontana, fatta realizzare dal cardinale Federico Borromeo nel 1616 a Gian Andrea Biffi e Gerolamo Olivieri. San Sepolcro è un luogo di devozione anche a santa Maria Maddalena che, secondo l’evangelista Giovanni, per prima scoprì, la mattina di Pasqua, il sepolcro vuoto e ricevette la prima apparizione del Risorto. È infatti lei, in un affresco del 1300, purtroppo ormai evanescente, nel transetto di sinistra, a essere raffigurata a destra del Cristo trionfante, con il corpo velato dai lunghi capelli, mentre alla sinistra si nota una donna coronata, forse l’imperatrice sant’Elena, madre di Costantino, che ritrovò sul Calvario la vera croce del Signore.
La cripta fornisce inoltre ai visitatori di entrare in contatto con una delle testimonianze più antiche della storia della città. La pavimentazione, infatti, costituita da ampie lastre di pietra bianca molto resistente, detta ‘di Verona’, proviene dal lastricato dell’antico foro romano del IV secolo che rappresentava la piazza principale della civitas romana, dove si svolgevano le maggiori attività civili e religiose.
Per celebrare la riapertura, la cripta ospita l’esposizione in fac-simile del Telo sindonico, allestito in una teca climatizzata, appositamente creata da Lumen Center Italia.
Carlo Franza