Marcel Duchamp. Dada e Neodada. Nel Centesimo Anniversario della nascita Dada (1916-2016), storica rassegna al Museo di Ascona in Svizzera.
L’esposizione, organizzata in collaborazione con lo Staatliches Museum di Schwerin (Germania), rientra nel novero delle celebrazioni svizzere, per il 100° anniversario dalla nascita del movimento Dada, fondato a Zurigo nel 1916. La rassegna presenta una selezione delle più importanti ed emblematiche opere di Marcel Duchamp, affiancate a quelle dei maggiori esponenti di Fluxus.
Nel 2016, la Svizzera festeggia il 100° anniversario del movimento Dada, fondato a Zurigo nell’ormai leggendario Cabaret Voltaire. Nel 1916, reagendo agli eventi della prima guerra mondiale, i dadaisti attaccarono i falsi valori del progresso borghese, le certezze e i sistemi costituiti, rompendo con ogni schema razionale. Anche in campo artistico, si adoperarono a demolire i canoni vigenti, sovvertendo le norme gerarchiche e le barriere fino ad allora esistenti tra letteratura, teatro, musica e belle arti. Per celebrare il centenario, il Museo Comunale d’Arte Moderna di Ascona ha ospitato, fino al 26 giugno 2016, la mostra “Marcel Duchamp – Dada e Neodada”, organizzata in collaborazione con lo Staatliches Museum di Schwerin che, per l’occasione, ha deciso di concedere in prestito le opere della sua prestigiosa collezione. La rassegna presenta una selezione dei più importanti o emblematici lavori di Marcel Duchamp, personalità che ha avuto una grande influenza sulle avanguardie sviluppatesi tra le due guerre, fino a diventare il nuovo “Michelangelo dell’arte moderna”, precursore e ispiratore di gran parte dei movimenti che sono giunti fino ai nostri giorni: dalla Pop art all’arte concettuale, da Fluxus, alla Net e Mail art.
Il percorso espositivo ruota attorno alla famosa manipolazione della Gioconda di Leonardo da Vinci con barba e baffi – tra i ready-made più divertenti e dissacratori della produzione di Duchamp – trasformata in un ritratto dadaista. A essa si aggiungono altre creazioni altrettanto significative, dalla celebre Boîte-en-valise (1941) al Nu descendant un escalier (1911/1937), dai primi ready-made come Il pettine (1916/1964), a quelli più tardi come i Tabliers de la blanchisseuse (Grembiuli della lavandaia) del 1959.
Accanto a queste opere si alternano le opere degli artisti di Fluxus, un movimento neodadaista (o meglio un flusso, un gruppo aperto di personalità che radicalizza in modo diretto o indiretto le premesse dei dadaisti storici), costituitosi nel 1962 ma già operante sul finire degli anni 1950, anche grazie all’intermediazione di Duchamp. La mostra riunisce 11 adepti del gruppo, dal suo promotore George Maciunas, qui rappresentato con la serigrafia Stomac Anatomy Apron, a Nam June Paik, Ben Patterson, Dick Higgins, Philip Corner, Daniel Spoerri, Ben Vautier, e altri. Come già per Duchamp, anche per gli esponenti di Fluxus il senso dell’umorismo e il gioco diventano strategie imprescindibili per intaccare schemi visivi e di pensiero consolidati dalla cultura e dal luogo comune: i loro lavori sconfinano in campi diversi dell’operare artistico, contaminandosi grazie all’eclettica fusione di più codici artistici. Caratteristiche che si manifestano in modo particolarmente evidente in Al Hansen (pioniere della performance e dell’happening art), nella sua nota serie di collage ispirati all’immagine di Venere, come la Streichholz Venus del 1992, composta da fiammiferi, o la Zoo Venus del 1995, realizzata con un assemblaggio di animaletti in plastica. Così il Fluxus Altar di Geoffrey Hendricks associa alle sue immagini di cielo, apparentemente romantiche, oggetti e mobili installati nello spazio circostante. Anche le famose boîtes di Duchamp sono riprese in nuove varianti, nell’assemblaggio collettivo della Fluxus Virus Box (1992), nella scatola Autoritratto (1986) di Emmett Williams e nelle Optimistic Box di Robert Filliou, a indicare quanto il pensiero e l’agire di Duchamp siano ancora vivi e attuali.
Carlo Franza