Una Venezia spettacolare in mostra a Pechino. Quattro secoli di pittura a Venezia, capolavori esposti al Museo Nazionale della Cina a Pechino.
L’esposizione, aperta fino al 20 ottobre 2016 al Museo Nazionale della Cina a Pechino, si propone di dare lucida dimostrazione degli accennati caratteri di straordinaria unicità della pittura prodotta a Venezia fra Quattrocento e Settecento. E’ lo spettacolo dell’Italia nel mondo. Irripetibile. E nello stesso tempo, ha l’ambizione di tracciarne, almeno per sommi capi, il pluri-secolare e lineare sviluppo. Ciò, attraverso una calibrata successione di eloquenti esempi – i dipinti esposti – tutti significativi sia del preciso contesto culturale e storico che li vide nascere, sia della individuata personalità del pittore creatore, figure eccelse della storia dell’arte italiana di secoli d’oro.
Dunque, della pittura a Venezia le opere nel loro insieme restituiranno le caratteristiche basilari e costanti, illustrate in sequenza cronologica attraverso il loro chiaro legame con i diversi momenti storici, culturali, stilistici e di gusto via via attraversati. Inoltre, considerati singolarmente, i dipinti – tutti selezionati col metro dell’alta qualità pittorica – propongono ciascuno valori in sé significanti su diversi e spesso polivalenti piani: dal valore concettuale al documento storico-iconografico, fino alle conturbanti qualità più edonistiche della pittura.
Così, dal “filo rosso” tracciato da tante affascinanti opere di ottimi artisti, spesso spiccano assoluti capolavori, realizzati dai sommi maestri che hanno reso universale grandezza e fama della pittura veneziana e, con essa, di Venezia stessa. Il racconto visivo si allarga fin dal primo Rinascimento coi suoi valori peculiari: la riscoperta dell’Antico e del mondo greco-romano, la realtà dell’uomo e della natura, la poesia del paesaggio, il racconto per immagini (Mantegna, Alvise Vivarini, Gentile Bellini, Giovanni Bellini, Cima da Conegliano, Carpaccio). Il grande Cinquecento si apre con le seduzioni del colore “tonale” tutto e solo veneziano, ma anche con intima introspezione psicologica (Giorgione, Tiziano, Savoldo, Lorenzo Lotto). Poi la pittura, impregnatasi di raffinato e talvolta potente “manierismo” sugli esempi giunti da Roma, segna un particolare momento di gloria politica e d’immagine della Serenissima (Veronese, Tintoretto, Jacopo Bassano). Le successive età del Barocco, del Rococò, fino alle soglie di un ritrovato classicismo attrarranno con irresistibili seduzioni di colore e luce (Sebastiano Ricci, Rosalba Carriera, Giambattista Piazzetta), ma anche di piacevole racconto (Pietro Longhi), fino alle “messe in scena” del “mago del pennello” Giambattista Tiepolo. Non da meno è da ammirare la specialità veneziana della “veduta”, dominata in contrapposto dalla maestria scientifica di Canaletto e dall’estro poetico e lieve di Francesco Guardi, conviventi espressioni di illuministica razionalità ordinatrice e di inquieta sensibilità, in un mondo ormai mutato che, tramontata la Serenissima con le ragioni che per tanti secoli la fecero grande, così consegnava Venezia al mito perenne.
Ecco allora il senso della grande arte che fa il giro del mondo, della nostra arte e degli artisti italiani, della grande cultura italiana, delle nostre radici che ci portiamo dietro, quell’unicum che fa grande la nostra nazione, unica nel mondo intero, capace ancora oggi – senso che deve assolutamente ritrovare- di essere faro della storia e del mondo intero.
Carlo Franza