cinema_la_carte_1“Come studioso e lettore ho cercato a lungo un libro che spiegasse nello specifico  quali legami intercorressero fra cibo, cinema e storia. Non ce n’erano. Allora l’ho scritto”. Sono parole di Stefano Giani, collega e giornalista de Il Giornale, che ha da poco dato alle stampe un prezioso e  storico volume dal titolo “Cinema à la carte” edito da Gremese.  Scritto con linguaggio piano e tecnico,  accompagnato da immagini documentaristiche che ritagliano il cibo sullo schermo fin dalla nascita della Settima Arte, ovvero dai Fratelli Lumière, il libro di Giani va battezzato benevolmente  per la sua  utilità  e il suo spiccato senso storico che trasuda dai capitoli che lo campimages8avarie-524518.250x184ionano. Libro utile, documentata ricerca, prezioso strumento di studio e di consultazione. “Non è vero che sullo schermo si mangi in mille modi e  in mille maniere -come dice Stefano Giani-  e i pasti attraversano  i vari generi cinematografici? Lo scandaglio delle pellicole antiche e moderne operato dal Giani fa vivere il ruolo che il cibo ha avuto nei film, borghesi e neorealisti, nobili e di massa,  storici o  anche “di cassetta”. Il cibo vissuto  come antipasto, pranzo, cena, spuntino, censura, sesso, amore, cannibalismo,  ricette  etnico-culinarie, ecc.; Giani ci introduce ai pasti di ieri e di oggi, e pasti conditi di storia, costume, società, gastronomia, religione, politica e  luoghi geografici. imagesPellicole lette nel profondo  che lasciano capire la qualità dello studioso Giani che affronta da “sociologo  del cinema” interessi fra quell’interrelazione che c’è fra il cinema e il cibo, nel disvelare la storia e l’intreccio di ogni vita o di più vite raccontate nei film  e che fanno venire alla mente anche celebri aforismi, basterebbeindex5 citarne uno: “ Se invece di buttarle via, si leggessero qualche volta le carte dei cioccolatini, si eviterebbero molte illusioni -Jean Rougeul a Marcello Mastroianni in Fellini 8 ½”. O ancora “A casa nostra nel caffellatte non ci mettiamo niente: né il caffè né il latte  -Totò in Miseria e nobiltà”. Stanlio e Ollio, Totò, Edoardo De Filippo, Alberto Sordi, Marcello Mastroianni, per citare alcuni attori  e film come l’italiano “ Pane e cioccolato” di Brusati o “Chocolate” di Prachya Pinkaew. Cibo non solo in tutte le salse nei film, ma argomento cardine  sul grande schermo, da est a ovest e da nord a sud. I cibi tra usi e costumi, tra credenze, età ed epoche,  sono stati da Giani campionati in modo veramente encomiabile. Tema di grande effetto certo, e soprattutto non si dimentichi che il cinema è nato a tavola (vedi i Lumière nei filmati del 28 dicembre del 1895). E allora ecco che questo libro  ci allarga sulla storia deimages6l cinema, tra Ottocento e Novecento, ma  dà a questa storia  una dimensione diversa e nuova -e parallela a musica e costumi- in quanto è il cibo a far da padrone tra pagine, schermate, didascalie e  battute. Ve lo consiglio sul serio.  Buona lettura.

 Stefano Giani (Milano, 1959) è laureato in Lettere, Scienze storiche e Documentazione storica all’Università degli Studi di Milano, dove svolge attività di ricerca e didattica presso la cattedra di Storia sociale dello spettacolo, occupandosi in modo particolare di musica e cinema. Ha trovato per primo la sceneggiatura originale del Grande dittatore di Chaplin, sul quale ha scritto una tesi magistrale e un articolo a carattere scientifico per la rivista «Memoria e ricerca». Ha collaborato alla stesura delle parti relative al cinema, radio, televisione e stampa sul portale web celebrativo per i centocinquant’anni dell’Unità d’Italia allestito dalla Fondazione Cariplo e dai Fratelli Alinari in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano e lo Iulm. In ambito universitario si è occupato anche di teatro. Lavora al «Giornale» in qualità di giornalista professionista ed è titolare del blog Pensieri e parole. Per questa stessa collana, ha già scritto il volume Dittatori al cinema (2014).

 

Carlo Franza