Cristo Luce del Mondo al Museo San Fedele di Milano. In mostra opere della Natività e Adorazione dei pastori del XVII e XVIII secolo.
La ricorrenza del Natale per noi cristiani si avvicina, ricorda Cristo fatto uomo, incarnato, redentore del mondo. E’ una ricorrenza segnata nella storia dell’arte da tantissimi artisti. Musei, chiese e cattedrali sono disseminate di capolavori che richiamano quest’evento e l’inizio della storia cristiana. E’ la festa di chi crede in Dio fattosi uomo. Ora, dal 1 al 22 dicembre il Museo San Fedele di Milano ospita la mostra “Cristo luce del mondo”. Colonna portante dell’esposizione, curata da Alessandro Rossi ( un collega storico dell’arte) e Andrea Dall’Asta (Direttore del Museo), è “l’Adorazione dei pastori” di Giovan Battista Gaulli detto il Baciccio, piccolo capolavoro barocco presentato per la prima volta al pubblico milanese.
Fanno corona al dipinto del Baciccio due “Natività” di collezione privata: una realizzata attorno al 1630 dal veneziano Pietro Della Vecchia, l’altra datata 1713 opera del cilentano Paolo De Matteis. Due pittori che, come Gaulli (autore della celebre affresco Trionfo del Nome di Gesù nella Chiesa Madre dei gesuiti, ovvero Chiesa del Gesù, a Roma in Piazza del Gesù), ebbero significativi rapporti di collaborazione con l’ordine religioso fondato da Sant’Ignazio di Loyola.
Ma non c’è solo la comunanza iconografica a collegare le tre opere, è la lettura interna che vale come “luce/incarnazione” e che ciascun dipinto a proprio modo e secondo gli stilemi di ogni artista che vi ha lavorato sembra esprimere e rappresentare. È certo che questa dialettica interna silenziosamente vive e invita ogni visitatore della mostra a trasformare la “lettura” delle opere in “meditazione” sulle stesse, facendo sì che proprio dallo sguardo critico e dalla lezione di esse parta quella grande e intima -per non dire interiore- riflessione sull’ avvento del Natale che vede nascere Cristo e dunque “Cristo luce del mondo”, come titola questa bellissima mostra. Mostra assolutamente da non perdere.
Carlo Franza