x articolo-Carciofo e pallina,2012,tempera all'uovo e olio su tavola,54,5x56 cmStanze, interni, muri bianchi o leggermente  colorati, pavimenti quadrettati, parquet, finestre aperte,  spazi silenziosi, armadi con cassetti aperti,  sedie, tavoli con tovaglie, un pianoforte, frutta posata su oggetti  e sanno pertanto di nature morte, vasi e attrezzi usati dall’artista nel dipingere, appendiabiti. E’ parte di ciò che troviamo nelle opere di Bernardino Luino, artista italiano  che conosciamo da tempo  e che in questi giorni espone a Milano le sue opere recenti alla Galleria Marini di Via Appiani. Una cosa che negli anni abbiamo apprezzato dell’artista è la sua fedeltà all’immagine, mai scontata, ma poetica, evocante, vitale. Potremmo dire che Luino è uno degli ultimi realisti esistenziali – o meglio evocativi- ,  appartenente a quel   proseguo di movimento che tra la fine degx articolo-Interno con pianoforte, 2016, olio su tavola, 54,2x54,2 cmli anni Cinquanta e inizi Sessanta   del Novecento fece osservante opposizione al realismo socialista che aveva innervato  tutta la pittura del dopoguerra.

Quegli interni si diceva, pur senza figure, parlano da sé, oggettivano l’esistenza, la quotidianità, mentre un silenzio avvolge ogni cosa   e la luce  ventila  solare,  talvolta cadenzata da  ombre e penombre. Utilizza nel dipingere colori  che a volte sono netti e a volte  affiorano con un variar di tinta,  ma sempre brillanti e trasparenti. Le impostazioni di ogni lavoro vivono di una accurata scenografia  che risuona di cadenza e ritmo; non è poco, perché in questo modo è tutto controllato, nulla fuori posto, tutto gravitante in una sospesa staticità. Quei colori creano e trattengono la luce che furibonda si àncora  nell’aria  poi ruota tra gli oggetti  che x articolo-Armadio nella camera,1987,olio su tavola,76,5x75 cmdiventano essi stessi figure pernianti nel palcoscenico del  dipinto. Beninteso, e per tutto ciò, niente di metafisica, d’altronde anche il collega Maurizio Fagiolo dell’Arco( scomparso nel 2002) ebbe a scrivere  su Luino queste parole, le stesse che mi hanno fatto formulare da tempo un giudizio  così ancorato e accorato; ecco cosa diceva  Fagiolo dell’Arco: “ Uno dei maggiori e più frequenti fraintendimenti, in molte letture critiche riconducibili in particolar modo agli ultimi due decenni, riguarda quanto appartenga a un ambito pregiato del realismo – che, chi scrive, in passato ebbe per primo a definire evocativo –, e non già alla rarefatta e aristocratica riserva della metafisica. Ricordato, peraltro, come proprio de Chirico tenesse ogni volta ad affermare x articolo-Interno con drappo e barattolo, 2014-2015, olio su tavola, 39,7x39,7 cmche non è il soggetto di un dipinto, ma la pittura stessa – intesa nelle sue qualità intrinseche – a rivelare la propria identità metafisica, giova piuttosto rivisitare oggi, con il dovuto approfondimento esegetico e nel rispetto di un ordine cronologico preciso, la genesi di un lessico espressivo abitato da entità invisibili e fascinazioni arcane  – il realismo evocativo, appunto –, del quale sono nobili interpreti alcuni fra i più significativi e talentuosi pittori contemporanei. Bernardino Luino, fra questi, è la figura che più di ogni altra incarna, con limpidezza emblematica, il fecondo sostrato di tre fondamentali stagioni precedenti: il Realismo magico (Donghi e Cagnaccio di San Pietro), i «Pittori Moderni della Realtà (Annigoni, Sciltian e i due Bueno) e una successiva evoluzione sempre del realismo – invero dai contenuti e dalla temperatura endogena alquanto differenti – che un acuto osservatore, quale Marco Valsecchi, nel 1956 a ragione definì di natura “esistenziale”: una tendenza, questa, influenzata dalla filosofia di Sartre, che ebbe a caratterizzare, almeno fino alla prima metà degli anni Sessanta, il lavoro di un gruppo di artisti (Banchieri, Bodini, Ceretti, Ferroni, Guerreschi, Romagnoni e Vaglieri) attivi a Milano nel medesimo torno di tempo…”. E dunque a questo filone del realismo per nulla stantio, ma nuovo, direi nuovissimo, perché ancor oggi vive una resistenza orgogliosa, appartiene Bernardino Luino con la sua immagine  da intendersi severamente come fenomeno colto, specchio e nominazione,   ed anche pellicola, superficie, rappresentazione bidimensionale,  propria della cultura europea.  Con lui e con i suoi mezzi espressivi  riesplode l’immagine, che non è gioco ma intendimento, potenza razionale  e performante,   così che,   quasi,  l’immagine traduce il silenzio che la percorre. Ed allora è con quel suo realismo esistenziale, caldo e mai freddo, profondamente umano,  che Luino  mette in crisi il concetto stesso di realtà,  per abbracciare e manifestare -dipingendo-  una ricerca poetica  che rimette così in moto la conoscenza completa del reale.

x articolo-Natura morta con uva  matita, 2015-2016, olio su tela, 50x45 cmBernardino Luino nasce a Latina nel 1951. A dodici anni, ispirato da un paesaggio di Giorgio Morandi, inizia la sua carriera di pittore. Contro il volere dei genitori, continua la sua formazione iscrivendosi prima all’Accademia di Roma, poi a quella di Firenze, dove si diploma discutendo una tesi su Géricault e La Zattera della Medusa. Verso la fine dell’accademia, Luino inizia a trovare il suo linguaggio artistico, elaborando le prime opere mature ed esponendole nel 1975 a Firenze, nella sua prima mostra personale. Nel 1976 si trasferisce a Milano, dove per un periodo vive nello studio del pittore Gianfranco Ferroni. Nel 1979, spinti da numerose conversazioni e da una comune visione della pittura, Luino, Ferroni e altri quattro pittori (Giuseppe Bartolini, Sandro Luporini, Lino Mannocci e Giorgio Tonelli. Giuseppe Biagi si unisce al gruppo nel 1983) fondano La Metacosa. Il gruppo espone collettivamente dal 1979 al 1983. Il 1982 è un anno di svolta per Luino. Invitato dalla storica galleria Il Fante di Spade, espone per la prima volta gli interni che diventeranno da quel momento un motivo centrale nell’opera dell’artista. La mostra è presentata da Franco Solmi, direttore in quegli anni del Museo Giorgio Morandi a Bologna. Lo stesso anno, partecipa alla mostra collettiva Giovani Pittori Scultori Italiani, curata dai critici d’arte Umberto Allemandi, Achille Bonito Oliva, Enzo Fabiani, Osvaldo Patani e Alberico Sala alla Rotonda di via Besana a Milano. Negli anni che seguono, Luino è chiamato ad esporre nelle più prestigiose rassegne d’arte nazionali. In pittura, partecipa alla XXIX, XXXI e XXXII Biennale Nazionale d’arte, mentre le sue incisioni sono presentate alla IV, V e VI Triennale dell’incisione al Palazzo della Permanente a Milano e alla mostra Grafica italiana contemporanea, organizzata dalla Quadriennale Nazionale d’arte di Roma del 1982. Un appassionato mecenate invita Luino a viaggiare, nell’estate del 1982, prima in Messico, poi a Philadelphia ed infine a New York. Ispirato dalla grande metropoli, Luino dipinge le sue prime scene Newyorkesi – fra cui The lobster colored façade.  Nel 1985, Luino torna a New York per la sua prima mostra personale alla Gallery Henoch, dove esporrà ancora nel 1988 e nel 1994. Durante la mostra del 1988, il grande regista americano Billy Wilder acquista “one of those tiled rooms with the lonely bed in it”, dichiarando: “I love your stuff”. Nel 1988 e nel 2002 Luino partecipa al prestigioso Armory Show. Fra il 1990 e il 2000, Luino realizza tre importanti mostre personali a Milano. Nel 1992 la Galleria Appiani Arte Trentadue espone le sue opere, con presentazione di Maurizio Fagiolo dell’Arco. L’attenzione si concentra sulle figure, esposte in gruppo per la prima volta, e i nudi, fra cui Nudo n°1, Nudo n°2 e Nudo in una stanza. Nella stessa galleria segue nel 1998 la mostra Bernardino Luino: dipinti e tecniche miste, 1987-1998, questa volta concepita come retrospettiva, ed edita da Skira. Nel 2003, alla Galleria Marieschi, Vittorio Sgarbi presenta la terza mostra personale di Luino di questo periodo. E’ l’occasione per Luino di presentare in Italia, per la prima volta, le sue scene Newyorkesi, fra cui Vesuvio Bakery, Scala Esterna e Freedom of Vodka.  Negli ultimi vent’anni, Luino ha partecipato a numerose retrospettive d’arte italiana, in particolare 2000 Elogio della bellezza / de metaphisica (1999, curata da Maurizio Fagiolo dell’Arco); Fenomenologia della Metacosa: 7 artisti nel 1979 a Milano e venticinque anni dopo (2000, curata da Philippe Daverio allo Spazio Oberdan di Milano); Arte Italiana. 1986-2007 Pittura (2007, curata da Vittorio Sgarbi) e Morandi e la natura morta oggi in Italia (2007, curata da Marilena Pasquali). Nel 2008 e nel 2010, Luino espone a Parigi in rue de Seine, alla Galleria Deprez-Bellorget, presentando per la prima volta dei paesaggi francesi. Nel 2011 è presentato alla 54° Biennale di Venezia, Padiglione Italiano, con presentazione di Quirino Principe, che scrive della sua pittura: ‘vale ciò che Borges dice degli specchi: ‘por eso nos alarman”. Nel 2012, la Galleria Marini inaugura il nuovo spazio con una mostra di Luino, in cui l’artista espone, fra altre opere, degli inediti paesaggi di Milano. Le opere più recenti di Bernardino Luino sono state esposte in una serie di mostre personali organizzate dalla Galleria Marini di Milano nel 2012, dal Centro Culturale Le Muse di Andria nel 2013 e dalla galleria Sifrein di Parigi nel 2016. Con il Centro Culturale Le Muse di Andria, Luino partecipa inoltre a due mostre collettive a tema: Arte come eresia (2014) e Frontiera dell’esistenza, dell’altrove nell’arte (2016), quest’ultima presentata da Stefano Crespi. Luino viene inoltre invitato a partecipare a due collettive dedicate a maestri ai quali si riconosce affine: Dopo de Chirico, mostra organizzata dal Panorama Museum di Bad Frankenhausen (2012) e Per Vilhelm Hammershøi (Roma, 2016). Attualmente, Luino vive e lavora a Milano e a Parigi. A Milano, divide il suo tempo fra lo studio sul Naviglio Grande e le aule dell’Accademia di Belle Arti di Brera, dove ha la cattedra di Tecniche dell’Incisione.

 

Carlo Franza

 

 

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