07AUCTIONPREVIEW-superJumboÈ appena uscito e pubblicato  il report annuale di TEFAF, scritto  per la prima volta da Rachel AJ Pownall, docente  alla School of Business Economics alla Maastricht University. L’utile  documento, grazie a  un mix di fonti pubbliche e private, compresi gli uffici di statistica nazionali, dati finanziari e le informazioni sulle vendite della galleria, ci  dice e ci spiega  che il mercato dell’arte globale nel 2016 ha raggiunto un valore di 45 miliardi, con una crescita dell’1,7 per cento rispetto all’anno precedente. In realtà i numeri sul report dello scorso anno erano molto diversi, ma il cambiamento che ne è stato al vertice ha operato una rivoluzione nei dati prodotti, tanto che la nuova piattaforma di dati   si riferisce ad una fetta più specifica di mercanti d’arte e gallerie. Sappiamo anche che  i cambiamenti nel mercato sono certamente  realistici e considerevoli: quello più importante è stato un calo drammatico del valore delle vendite globali delle aste a 16.9 miliardi, il 18,8 per cento in meno rispetto al 2015, anche il volume totale, inteso come numero di elementi, venduto all’asta, è diminuito del 21,5 per cento. Ad aver perso nel totale paiono  gli Stati Uniti, dove il valore delle vendite all’asta è sceso del 41 per cento, ma non sono i soli, anche l’Europa assiste ad un calo del 13 per cento nel valore delle vendite all’asta. Viceversa, pur  con qualche  balzo  in avanti  il mercato delle aste in Asia è rimasto stabile, questa infatti  detiene ora la quota maggiore del mercato delle aste globale coprendo il 40,5 per cento, con la Cina che guida il resto dell’Oriente.

Ve ne spiego il motivo. Il dato si attesta per via della crescita delle vendite effettuate privatamente, nelle case d’asta, nelle gallerie e dai dealer indipendenti: queste sono arrivate a coprire il 70 per cento del mercato globale, un processo che assicura certo  privacy e riservatezza ai collezionisti.

E ancora, un dato forte lo è anche il fatto  che i rivenditori stanno cambiando il modo di fare business, grazie a internet e soprattutto ai social media, questi strumenti hanno  acquisito maggiore importanza, e incidono sia sul modo in cui operatori del mercato lavorano,  ed  anche  perché qui  gli acquirenti trovano utilissime  informazioni  di crescita e comparazione ed  effettuano molti acquisti. Sta di fatto che  il 75 per cento delle opere acquistate  costa meno di 5mila dollari, ed  appare sempre più vasta la  fetta di mercato che acquista ormai  online.  Può rimanere aperto un dubbio forte e cioè che l’acquistare arte on line non è come acquistare un qualsiasi prodotto, l’arte va vista da vicino, occorre rendersene conto della fattibile autenticità  e   soprattutto dello spessore aureo  che gli vive attorno, per non ritrovarsi in casa un pacco che all’apertura si rivela una crosta.

 

Carlo Franza

 

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