Vincenzo Parea e gli “Universi di colore” hanno invaso Palazzo Borghese a Firenze. Singolare e nobile mostra di un artista italiano fra i più celebrati dell’arte analitica.
E’ una mostra celebrativa quella che Vincenzo Parea, artista italiano fra i più ricercati dal mercato e nobilmente sostenuto dalla critica, ha messo in piedi a Palazzo Borghese a Firenze e visitabile fino al 25 maggio. L’artista vigevanese che per anni ha lavorato con la Galleria ArteStruttura di Milano, nell’ultimo quinquennio è balzato, con una presenza costante, nelle aste italiane, ha campionato il suo percorso con mostre italiane ed estere -non ultima quella di Berlino- di eccezionale caratura, e ha trovato da parte della critica italiana e straniera una sottolineatura incisiva non solo per l’appartenenza all’area della pittura analitica, ma soprattutto per la fedeltà e la coerenza a una linea estetica di sottile e pregnante filosofia.
Vincenzo Parea continua ad approfondire i valori della pittura, grazie a una sua sensibile e innovativa crescita artistica che ne movimenta il lavoro pittorico. Lo fa con una intelligenza pittorica fuor dal comune, certificando quella pittura pensata che è segno estremo di quell’ approfondimento scaturente dal proseguo selettivo della “pittura analitica”. Forme, strutture, geometrie coerenti, che partite da costrutti astratti e neoconcretisti oggi si assolutizzano in strutture dell’interiorità, in luoghi spaziali, in spazi della mente, secondo criteri che insistono su una coerenza e una sistematicità stilistica visibili in quelle zonature di colore sottoposte a vertigini di luce. Ed è proprio la luce a variegare toni, tonalità, iridescenze, intonacature azzurre, blu, verdi, rosse, rosate, gialle, nere, bianche, marroni, viola, a insistere su quelle movimentazioni monocromatiche che diventano ritmo piano e crescente. Quelle geometrie euclidee ci raccontano un’aria di paradiso, dove la pioggia di luce ha sedimentato ogni forma, portandosi tra rigore e dinamismo plastico. Le sue opere, le sue strutture lasciano pensare a Kazimir Malevic o alla serie “Rythme” di Robert Delaunay i cui dischi colorati scomponevano la luce in colore; senza tralasciare Thomas Downin, Alexander Liberman, Poul Guernes, Gerald Laing , Alain Jacquet, Sigmar Polke. E queste indicazioni valgono solo per definire più precisamente il contesto della ricerca di Vincenzo Parea, un contesto fortemente internazionale, tralasciando volontariamente le sperimentazioni di taluni italiani. Ora la stagione creativa, forsanche intellettualistica, dell’artista italiano, offre una cifra stilistica così alta e così colta da procedere in termini di pacata cromaticità e lirica sospensione dell’esperienza sensibile. Questa pittura appare proprio filtrata, interiorizzata, matura nelle sue varianti interne, ovvero in quelle zonature di colore che fanno leggere l’esperienza percettiva, agendo come per mutazione e selezione. Ecco perché le opere di Parea ci appaiono eterne nel loro svolgimento, nel loro disporsi in alfabeto pittorico con le varianti di forme, colori e toni, ma anche nella loro ricerca e varietà di apparire finestre dello e sullo spazio, e d’essere scenografia di vitalità e di energia, spirituale, irrorando l’infinito di poetica germinazione, di rinascita fermentante in colori monocromi. L’arte di Parea si pone come unica e fertile testimonianza del contemporaneo, la cui visione diventa alfa e omèga del mondo, inizio e fine del tutto, luce assoluta, un nuovo paradiso.
E, dunque, questa mostra con oltre sessanta opere elaborate negli ultimi anni, testimonia la ricerca viva, interiore, essenziale, spirituale, percettiva, stilistica, che corona un novello alfabeto di forme e colori, territori di geometrie come piccoli universi di colore in cui la luce si fa pioggia di guizzi, iridescenze, gradazioni, senza dimenticare e allontanarsi dal rigore che tutto sovrintende, ma declinando soprattutto un’aura e un’aria di sorprendente dinamismo germinativo, un novello paradiso sensibile dove cromia ed energia sono il frutto di una sensibile filosofia che spira tra cuore e mente di Vincenzo Parea, artista del nostro tempo.
Carlo Franza