Le intelligenze dell’Arte. Gallerie e Galleristi a Milano (1876-1950). Il libro di Angela Madesani un viaggio nel tempo e nella bellezza.
Entriamo subito in argomento partendo dal titolo “Le intelligenze dell’arte” che altro non sono che i mercanti, o meglio, i galleristi che nei decenni tra Ottocento e Novecento hanno sostenuto pittori e movimenti. Oggi purtroppo mancano, o quasi, figure di spicco nel settore del mercato dell’arte, e spesso gli artisti sono abbandonati a se stessi o, se fortunati, opportunamente guidati da qualche storico dell’arte o critico di chiara fama. E, dunque, un libro capitale (Le intelligenze dell’Arte. Gallerie e Galleristi a Milano (1876-1950). Nomos edizioni, 2016), fortemente storico, un testo che potremmo tranquillamente adottare in università per i nostri studenti di storia dell’arte moderna e contemporanea. La Madesani, preziosa collega di cultura e di storia dell’arte contemporanea, ha acceso i fari su molte icone tra Ottocento e Novecento, passando in rassegna, con un viaggio puntuale, le gallerie d’arte private milanesi che hanno dato vita e sostenuto l’arte a Milano e in Italia, incorniciando galleristi, artisti, mercanti, critici e collezionisti. Testimonianze preziose, storia culturale e artistica di almeno settant’ anni di attività milanese nel campo dell’arte. Milano grande, fruttuosa e fertile città, unica in Europa tra fine Ottocento e primo cinquantennio del Novecento, che ha visto pittori e movimenti di amplissima portata, -basti solo pensare al Futurismo-, ora visibile in pagine storiche raccontate come chiari affreschi, dove c’è traccia della Famiglia Artistica(1873), della Società della Permanente (1869), della Galleria dei fratelli Grubicy de Dragon che gestivano Segantini e Previati, eppoi giungere a figure di mercanti come Guido Le Noci e Romeo Toninelli, o l’attivismo di Lino Pesaro della Galleria Pesaro (1909-1938), la Bottega di Poesia, la Galleria Scopinich, e ancora i nomi di Somarè, Gussoni, Barbaroux e la Galleria Milano, la Galleria Bardi con Edoardo Persico e il sostegno al movimento dei chiaristi. Ma l’arte e la cultura a Milano fra le due guerre passava anche fuori dalle gallerie, in luoghi d’incontro che erano il caffè Craja, il bar di piazza Cavour, il Mokador di piazza Beccaria, l’Osteria all’Insegna del Pesce d’Oro, ma anche trattorie, librerie, hotel, circoli, fino al Santa Tecla 2. Belle pagine vengono dedicate agli scrittori e ai critici che in questi decenni hanno fatto grande Milano con la loro cultura, Raffaello Giolli, Margherita Sarfatti, Edoardo Persico, Leonardo Borgese, Ugo Ojetti, l’amico Raffaellino De Grada; i poeti Leonardo Sinisgalli, Raffaele Carrieri, Alfonso Gatto. Cornice di rilievo al movimento “Novecento” di Margherita Sarfatti. E mirata attenzione anche alla stagione astratta degli anni Trenta della galleria Il Milione con le storiche figure di Gino e Peppino Ghiringhelli, aperti negli anni Cinquanta al nascente Informale, e preziosi numi del maestro Mario Sironi osteggiato dai più perché solo fascista. E affondi singolari anche sulla Galleria di Corrente, sulla Galleria Gian Ferrari e sulla Galleria Annunciata. E per chiudere l’arrivo a Milano del veneziano Carlo Cardazzo, re dei galleristi italiani, che aperse a Milano la Galleria del Naviglio con Milena Milani, dove nacque lo Spazialismo con Lucio Fontana.
Uomini che la Madesani definisce “intelligenze dell’arte”, certo, e io aggiungo intelligenze fertili, e che furono i protagonisti di stagioni irripetibili, di una Milano ormai iscritta nella storia dell’arte contemporanea come uno dei centri dove è nata la cultura, dove è nato il mercato dell’arte, dove è nata la bellezza contemporanea, dove sono state messe le radici di quanto oggi affiora o inizia a germogliare.
Carlo Franza