I Santi d’Italia. A Milano a Palazzo Reale la pittura devota tra Tiziano, Guercino e Carlo Maratta. Il trionfo glorioso della cristianità.
In occasione della visita di Papa Francesco a Milano si è inaugurata a Palazzo Reale la mostra “I Santi d’Italia. La pittura devota tra Tiziano, Guercino e Carlo Maratta”, a cura di Daniela Porro, ed aperta fino al 4 giugno 2017.
Papa Francesco in un suo recente tweet ha affermato che “i santi sono persone che appartengono pienamente a Dio. Non hanno paura di essere derisi, incompresi o emarginati”, e sono queste parole a farsi monito forte per tutta la cristianità affidata nel corso dei secoli non solo a Cristo figlio di Dio ma a tutti i Santi della Chiesa di Roma, Pietro in primis. La mostra “I Santi d’Italia” ospitata a Palazzo Reale, e raccomandata a tutti, credenti e non, racconta l’intensa e suggestiva parabola della pittura devota, mettendo in connessione le figure cardine della devozione popolare di Roma e Milano, dagli albori del Trecento e sino al sorgere dell’Ottocento, in un percorso di 44 opere provenienti da alcuni importanti musei italiani ed esteri, da collezioni private, dalla Pinacoteca Vaticana e dalla Fabbrica di San Pietro.Protagonisti della mostra -potrei dire medaglioni forti- sono Francesco d’Assisi e Caterina da Siena che sono stati proclamati patroni d’Italia da Pio XII il 18 giugno 1939; Pietro e Paolo sin dal primo secolo d.C. furono designati patroni di Roma e Ambrogio e Carlo Borromeo a tutt’oggi sono i protettori di Milano.La rassegna parte quindi con una ricca sezione dedicata ai due patroni d’Italia, san Francesco d’Assisi e santa Caterina da Siena, accomunati, oltre che dall’amor di patria, anche dal fatto di essere stati entrambi segnati dalle stigmate, seppur in modo diverso. Da ammirare fortemente, tra gli altri, lo straordinario capolavoro maturo di Tiziano, proveniente dalla Pinacoteca Civica di Ascoli Piceno, che rappresenta lo struggente momento in cui Cristo fa dono delle “sacre piaghe” al santo. E questo un istante di grande intimità spirituale per la vita di Francesco, che invece Guercino dipinge con delicata sensibilità nella pala d’altare della Cattedrale di Novara, imprimendo alla scena un’atmosfera di forte coinvolgimento emotivo. In mostra anche un rarissimo capolavoro su tavola, proveniente dalla Pinacoteca Vaticana, dipinto intorno al 1365 da Matteo di Pacino, in cui Francesco appare, mostrando la ferita sulla mano e sul costato, tra la Vergine, il Cristo in imago pietatis, san Giovanni e gli apostoli. Una presenza importante, che getta luce sul terremoto che ha colpito il centro Italia, è l’Estasi di San Francesco d’Assisi che è stato tratto in salvo insieme ad altre opere dalla distrutta chiesa di San Francesco di Accumoli, grazie all’ausilio della squadra del nucleo speciale SAF (Speleo Alpino Fluviale) del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, dei carabinieri e dei volontari di Legambiente, dai tecnici del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo coordinati dall’Unità di crisi del Lazio.
Santa Caterina invece si potrà ammirare raccolta in preghiera nelle opere del Cozzarelli, del Sodoma e del Brescianino, della Pinacoteca Nazionale di Siena, di Raffaello Vanni che, nel cuore del Seicento, le dedica una delle sue opere più soavi che in mostra è accostata alla tela caravaggesca di Trofim Bigot, in cui anche Francesco medita dinanzi al Crocefisso. L’esposizione prosegue attraverso una serie di opere che raffigurano Pietro e Paolo, i due santi patroni di Roma, partendo dalla preziosissima chiave in argento, smalti, pietre preziose e vetri colorati del Museo del Tesoro della Basilica di San Pietro che adornava la statua d’argento del santo di cui in mostra ci sono un modellino bronzeo, concesso dal Cardinale Arciprete della Basilica di San Pietro, e un’incisione stampata in occasione del Giubileo del 1725 di proprietà della Fabbrica di San Pietro che ha anche concesso in prestito una straordinaria quanto “misteriosa” tavola dipinta senza l’ausilio dei pennelli nel 1525 da Ugo da Carpi su disegno di Parmigianino. Di grande teatralità, per la forza della luce da cui emergono prepotentemente le figure avvolte nel buio, sono i due capolavori caravaggeschi dipinti da Ribera e da Giovanni Serodine, del quale si potrà ammirare la tela della Pinacoteca cantonale Giovanni Züst di Rancate. In un clima di enfasi scenica, questa sezione si chiude con due opere che inaugurano il Settecento: San Pietro battezza il centurione Cornelio, custodito al Palazzo Chigi di Ariccia, dipinto dal marchigiano Carlo Maratta e l’affascinante opera di Giuseppe Cades con San Pietro appare a Santa Lucia e a Sant’Agata, proveniente dalla Pinacoteca Civica di Ascoli Piceno, in cui si vede un mirabolante Pietro che vola sulle due sante martiri siciliane.
La mostra, in un ideale incontro tra Roma e Milano, prosegue con una sezione su Ambrogio, vescovo a Milano dal 374 al 397, e Carlo Borromeo, anch’egli a capo della Chiesa milanese dal 1564 al 1584, anno della sua morte. Si potranno vedere insieme, come nella grande pala con la Vergine dipinta nel 1603 dal Salmeggia, custodita al Castello Sforzesco, oppure singolarmente. In particolare, di Carlo Borromeo si vedrà il singolare calco in gesso del volto, realizzato alla sua morte e custodito al Museo dei Cappuccini di Milano, da cui poi molti artisti hanno tratto ispirazione. Tra questi, vi è sia un anonimo scultore lombardo che ha realizzato un busto ligneo policromo, proveniente dalla chiesa parrocchiale di Santa Maria del Sasso di Morcote, in Svizzera, sia Carlo Ceresa, il pittore secentesco bergamasco che certamente se ne è servito per dipingere il San Carlo in meditazione che arriva in mostra dai depositi dell’Accademia Carrara di Bergamo, da dove giunge anche il trittico di Antonio Boselli, della fine del Quattrocento, ricomposto per questa occasione milanese, con il Battesimo di Cristo tra sant’Ambrogio e sant’Antonio Abate. Del Museo Diocesano di Milano è il bellissimo dipinto di Cerano con il San Carlo in gloria, mentre suggestivo e di grande forza evocativa è la tela con la Visione di San Carlo Borromeo che proviene dalla Fondazione della Cassa di Risparmio di Fano, dipinta intorno al 1630 da Giovan Francesco Guerrieri. Infine, grazie alla speciale collaborazione con il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, sarà possibile ammirare a Palazzo Reale due importanti recuperi di opere d’arte trafugate. La prima è una serie di cinque statue lignee della fine del Quattrocento di Domenico da Tolmezzo che raffigurano i santi Paolo, Giacomo, Matteo, Tommaso e Andrea, trafugata nel 1981 e ritrovato soltanto nel 2016. La seconda è il recupero di un raffinatissimo dittico cinquecentesco dipinto su tavola, di manifattura nordica, rubato nel 1987 da una chiesa in Austria e rintracciato in Italia lo scorso anno. Presentato a Milano per la prima volta, il dittico è realizzato con una straordinaria tecnica dall’anonimo artista che mette in risalto una serie di dettagli a rilievo e che si dedica con attenzione alle espressioni dei volti dei protagonisti biblici raffigurati, rendendo l’opera un autentico capolavoro tutto da studiare.
La mostra è un inno visivo alla Cristianità tutta, è la chiesa dei Santi glorificati, santi d’Italia, patroni e non, santi di cui spesso portiamo i nomi e che sono stati raffigurati da artisti nobilissimi e di chiara fama, capaci ancora oggi di sorprendere chi ne osserva teleri e statue, opere dove la bellezza diventa fede e traccia profonda dell’Occidente.
Carlo Franza