La Via Appia Antica riemerge alle porte di Roma, è un tratto della famosa strada romana in perfetto stato di conservazione.
Un tratto dell’Appia Antica rimasto sepolto per più di 1500 anni all’altezza di Marino, nell’area dei Castelli Romani, è tornato alla luce. A seguito dei lavori di costruzione di un fast food, questo preziosa struttura viaria è comparsa con meraviglia di tutti per il perfetto stato di conservazione e, dunque, è stata restituita al pubblico dopo un intervento di restauro. Sui 45 metri di basolato, delimitato da muretti in pietra e canali per lo scolo dell’acqua, sono ancora visibili i segni del passaggio dei carri romani. E ancora sorprese gli archeologi in quanto sono state rinvenute delle sepolture ai margini della carreggiata, con gli scheletri di tre uomini risalenti al II-III secolo d.C., che vanno ad aggiungersi a un quarto scheletro scoperto poco lontano, appena 50 centimetri sotto il livello dell’asfalto. “Una testimonianza storica importantissima”, secondo Alfonsina Russo, soprintendente dell’Area Metropolitana di Roma, secondo la quale “la via Appia, oltre che dagli appassionati del Circo di Tiberio, fu attraversata da personaggi celebri, come Orazio, che parla del suo viaggio da Roma a Brindisi nella quinta Satira. Immaginiamo che vide questi territori e li percorse, così come San Paolo che nel 61 d.C. risaliva verso Roma dalla Campania”. Il tratto di Frattocchie era probabilmente una diramazione della Regina Viarum, costruita per servire la villa di un ricco nobile o una proprietà imperiale di Bovillae, il primo centro abitato che si incontrava uscendo da Roma. Ora è stata creata una galleria museale sotterranea, accessibile gratuitamente, che permette ai visitatori di immergersi nelle atmosfere di Roma Antica, con l’ausilio di pannelli informativi in italiano e in inglese. E ancora grazie a un pavimento di pannelli vitrei, la strada è visibile anche dalla struttura del McDonald’s sorta nell’area sovrastante. L’intervento di recupero, è durato quattro anni, ed è stato portato a termine grazie al finanziamento di 300 mila giunto dalla multinazionale della ristorazione, che d’ora in poi si occuperà anche del mantenimento del sito archeologico.
Carlo Franza