Renata Guga Zunino, un fenomeno dell’arte italiana, in mostra a Moncalvo nel Monferrato, con autoritratti sognanti.
Di Renata Guga Zunino, da tempo considerata un “fenomeno dell’arte italiana”, nobile, illustre e creativa pittrice dei nostri tempi, capace di sorprendere sempre critici, intellettuali, e artisti in massa, ecco una sua bellissima mostra aperta fino al 4 giugno nel Monferrato, esattamente a Moncalvo (Biblioteca Civica- Piazza Buronzo 2) con il titolo “Autoritratto ovvero caleidoscopio”. Il caleidoscopio, che vuol dire vedere bello, dal greco “καλειδοσκοπεω”, è uno strumento ottico che si serve di specchi o frammenti di vetro per creare una molteplicità di strutture simmetriche, nel nostro caso e a proposito di Renata Guga Zunino ci si trova dinanzi a mille autoritratti dell’artista milanese, nella cui rete familiare ha avuto una zia quale Milena Milani scrittrice e artista ella stessa di fama internazionale e una madre Ada Zunino, ormai decana dei galleristi italiani e tuttora attiva nella sua galleria di Viale Brianza a Milano. C’è da dire che non basta vedere la mostra se non si sa che dietro ogni singola opera c’è la storia di Renata Guga Zunino vissuta sin dall’infanzia e poi via via nell’adolescenza e oltre, nel respiro di stagioni indimenticabili per l’arte italiana ad iniziare dalla mirabile stagione albisolese anni ‘60 in cui avvenivano i costruttivi incontri tra la zia Milena Milani , il mitico e prezioso mercante d’arte Carlo Cardazzo, gli artisti Fontana, Capogrossi, Jorn, Crippa, Scanavino e altri esponenti d’avanguardia che resero la cittadina ligure “ la nuova Atene italiana”.
La pittrice è particolarmente unica nel panorama italiano ed europeo, non ha sconvolto le radici figurali anzi le ha mantenute e le ha persino caratterizzate argomentando a suo modo visi e corpi, non solo, attraverso una intrigante bellezza, una seduzione avvolgente e coinvolgente, una malia di donna franca, aperta, mai ingenua, libera, enigmatica, forte e con desideri felini, erotici, fascinosi, sognanti e smagati. Gli autoritratti perpetuano il grande stile della ritrattistica femminile che si appiglia sia nella tradizione greco- romana ( e a Pompei vivono esempi mirabili) che in epoca cinquecentesca e rinascimentale come nella figura di Artemisia Lomi Gentileschi (Roma, 8 luglio 1593 – Napoli, 14 giugno 1653), e ancora fino ai nostri giorni con Frida Kalo. Renata Guga Zunino diventa così negli autoritratti una sirena capace di ipnotizzare lo spettatore con sguardi, forte libidine, emozionante attesa, capace di sprigionare dal corpo vestito e travestito, e con un attenzione ai particolari come un corsetto, un bracciale, una cintola, una frangetta, un papillon slacciato, un guanto, due labbra rosso fuoco, una forza istintuale che va dall’irriverente al trasgressivo, dalle sorprese clandestine all’eretica lezione di una sessualità tutta occidentale. E solo Renata Guga Zunino poteva raccontarci un romanzo femminile e a colori -specie “il rosso e il nero” quasi a richiamare il celebre romanzo di Stendhal- così colto e così partecipato. I corpi, i suoi corpi e le sue mille donne riflesse che avvolgono e vivono le tele dipinte fanno vivere le alcove in modo sempre novello, scenograficamente raccontate tra enigma, sorprese e batticuori.
Carlo Franza