Aboliamo il voto degli italiani all’estero. Non servono a nulla e aggravano le finanze dello Stato Italiano.
Si parla in questi giorni di nuova legge elettorale e sembrerebbe essere in arrivo per le elezioni che forse ci saranno in autunno. Ma è venuto in mente a qualche nostro politico ad iniziare da Renzi che i senatori e i deputati eletti nelle circoscrizioni estere non servono a nessuno, anzi non fanno proprio nulla per il bene del Paese Italia? Costano e tanto e pesano per le già tristi risorse dello Stato. Dovrebbero questi signori che vivono all’estero alla luce dei gravi problemi internazionali(offensiva jihadista in Europa, l’attentato a Manchester , il problema Siria, la questione libica, ecc. ecc.), nelle rispettive circoscrizioni, darsi da fare tra proposte e risoluzioni, e invece nulla di nulla. Anni fa almeno Luigi Pallaro argentino eletto senatore in Italia dal 2006 al 2008 tenne sul filo del rasoio la maggioranza fragile di centrosinistra dando qualche scossone al governo Prodi.
Adesso fra gli eletti in carica, dei ben sei senatori e dei ben dodici deputati, non si sa nulla. Poche o nulle le presenze, e dire che essi costano fior di quattrini a spese dei contribuenti italiani. Vi do qualche cifra. Pensate che tra stipendi e indennità, costano oltre quattro milioni di euro all’anno. A tale uscita vanno aggiunte le spese per i trasporti aerei per i parlamentari eletti nella circoscrizione estero, ovvero 660mila euro, solo nel 2016, per i deputati. Quanto ai senatori, è disponibile non il dato riferentesi ai senatori esteri, quanto solo il dato generale: 7,6 milioni di euro per i «Servizi di mobilità, trasporto e spedizione» di tutti i 319 inquilini di Palazzo Madama. Di questi la più presente è a Montecitorio la democratica Laura Garavini, -ce lo conferma l’associazione Openpolis- che ha partecipato ad oltre l’87% delle votazioni elettroniche. Risiede da 25 anni in Germania, e in tasca oltre alla tessera PD unisce quella della Spd tedesca, il partito socialdemocratico per il quale, nel 2013, è stata componente del “governo ombra”. Il più assente in assoluto è Ricardo Merlo, l’argentino al suo terzo mandato, e da Openpolis sappiamo che alla Camera si è visto solo l’11% delle volte in cui l’Aula ha votato. Il resto del tempo, oltre l’80%, lo ha trascorso in missione. E’ il deputato che ha viaggiato di più a Montecitorio, quando la media delle missioni dei deputati si attesta al 12%. Merlo nel 2017 ha fondato il Movimento associativo italiani all’estero (Maie). Il curriculum legislativo di Merlo lo fa notare come primo firmatario di ben 17 proposte di legge. Ma 16 non hanno ancora iniziato l’esame, tra queste, le “Disposizioni per il controllo della genuinità delle acque minerali” e l’istituzione di “un assegno di solidarietà in favore di cittadini italiani residenti all’estero in condizioni socio-economiche disagiate”, come dire istituire -aprite bene occhi e orecchie- una sorta di reddito di cittadinanza per gli italiani oltre confine. Ci manca anche questa per far scoppiare gli italiani residenti nella penisola.
Si sa poco del senatore Francesco Giacobbe, eletto con 6.978 preferenze nella ripartizione Africa-Asia-Oceania-Antartide, o della deputata Francesca La Marca, eletta con 8.472 voti nella circoscrizione America settentrionale e centrale. E che dire di Renato Turano, senatore del Pd emigrato negli Stati Uniti con la famiglia dal 1950, e neppure quella di Marco Fedi, il programmatore elettronico marchigiano ormai al suo terzo e proveniente dall’Australia. Dirò di più. Qualcosa a loro favore hanno fatto, come il già citato Francesco Giacobbe che in oltre quattro anni di legislatura ha presentato, come primo firmatario, appena un disegno di legge, ovvero per modificare le “norme sulla cittadinanza”, riconoscendola “ai figli di stranieri regolarmente soggiornanti nati in Italia”. Così ha fatto su questa linea il suo collega, pure lui del Pd, l’imprenditore Renato Guerino Turano, che residente a Chicago in questa legislatura, ha pensato a una proposta che “disciplina per l’elezione del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati”, pensate tutto in funzione del superamento delle “liste bloccate”, poi l’introduzione del voto di preferenza e il divieto di candidature plurime. Il più attivo per proposte di legge presentate è il deputato Mario Borghese, classe 1981 eletto per la prima volta nella ripartizione America meridionale con 14.300 preferenze; sono ben 21 gli articolati all’ ordine del giorno alla Camera come primo firmatario; chi ne ha presentati di meno, -solo tre- è Guglielmo Picchi, eletto per la terza volta, ed eletto con il PdL, adesso è passato ai leghisti con ben 20mila preferenze. Ecco cosa ha fatto Picchi, ha pensato a un disegno di legge per abolire l’Ordine dei giornalisti; poi a un disegno di legge per la «promozione, il sostegno e la valorizzazione delle associazioni e delle manifestazioni di rievocazione storica»; e ancora un altro per la modifica al Codice della proprietà industriale. Francesca La Marca ha messo in piedi quattro proposte di legge con la sua firma. Due -e sono doppioni- puntano al “riacquisto della cittadinanza da parte delle donne che l’hanno perduta a seguito del matrimonio con uno straniero” (poi approvato in testo unificato nel 2015); gli altri due chiedono l’istituzione della “Giornata nazionale degli italiani nel mondo”( che bella trovata) e “la gratuità delle prestazioni ospedaliere urgenti in favore dei cittadini residenti all’estero, temporaneamente presenti in Italia”( altra bella trovata, a danno dei contribuenti che lavorano in Italia). Tra i più produttivi il senatore Aldo Di Biagio, romano residente a Zagabria, eletto con Scelta Civica è alla sua seconda legislatura, con ben 29 testi presentati che ne fanno uno dei senatori più produttivi, nella legislatura precedente era stato deputato estero per Futuro e Libertà, il partito di Gianfranco Fini, quest’ultimo oggi fra mille guai per la questione della casa a Montecarlo. Le stanze romane Di Biagio le conosce bene perché dal 2001 al 2005, è stato Capo ufficio relazioni internazionali dell’ allora ministro delle Politiche agricole, Gianni Alemanno. Vi sembra poco? Claudio Zin medico nato a Bolzano, residente a Buenos Aires, ha depositato due disegni di legge riguardanti il tema della cittadinanza. E dunque niente di nuovo. Claudio Micheloni, tecnico edile residente in Svizzera, lo abbiamo conosciuto per i suoi quattro provvedimenti, e anche qui cari lettori, aprite bene occhi ed orecchie, perché ce n’è uno che mi pare stellare -e mi fa letteralmente ridere- e cioè che va a modificare l’articolo 38 della Costituzione “in materia di pensioni di vecchiaia”; la proposta di legge è di sole sette righe per stabilire che “ogni cittadino, raggiunti i limiti anagrafici minimi per il trattamento pensionistico, e sprovvisto dei mezzi necessari alle esigenze di vita, ha diritto ad un trattamento pensionistico”. E che volete, a questo punto Roma è diventata non solo “caput mundi” ma un vero e proprio Paradiso terrestre.
Carlo Franza