Marco Maria Zanin e il suo “Dio è nei frammenti”. Alla Galleria Civica di Modena la mostra che esplora il presente fra post-concettualismo e post-minimalismo.
La mostra “Marco Maria Zanin. Dio è nei frammenti”, alla Galleria Civica di Moderna e aperta fino al 16 luglio, attraverso le fotografie e le sculture, esplora il tema della memoria e delle radici nella società contemporanea mediante un’opera di reinterpretazione di scarti prodotti dal tempo: detriti e oggetti che per Zanin, sulla scorta del filosofo francese Georges Didi-Huberman, sono “sintomi” della sopravvivenza lungo le epoche di valori umani archetipici. L’indagine si muove tra la civiltà rurale del Veneto, sua regione di origine, e la megalopoli di San Paolo, dove vive alcuni mesi all’anno, due luoghi profondamente diversi nel modo di vivere il passato e il presente, ma fortemente legati dai fenomeni migratori dall’Italia al Brasile tra XIX e XX secolo. La costruzione della mostra si sostiene su concettualismo e reperti minimali attinti dal mondo che ci attornia, da oggetti e “frammenti” che fanno parte della storia del mondo, di quella perenne creazione che centrifuga il creato per cui “Dio è nei frammenti”. Zanin è riuscito a venir fuori, come pochi ormai in Europa, da ogni assillo storico e postmoderno per consegnarci una svolta nuova, una pagina diversa e incantevole, di arte del presente.
Attrezzi del mondo contadino vengono tagliati e fotografati, assumendo forme inedite dal carattere totemico, mentre da frammenti di edifici moderni demoliti sono tratte sculture in porcellana, oppure nature morte che riecheggiano Giorgio Morandi, maestro con cui l’artista istituisce in mostra un intenso dialogo. Gli interventi di trasformazione degli oggetti di Zanin costituiscono “un invito a lavorare con la materia psichica della memoria assieme all’immaginazione”. Marco Maria Zanin è stato selezionato dalla Galleria Civica di Modena nell’ambito del progetto Level 0, promosso da ArtVerona in collaborazione con 14 musei e istituzioni d’arte contemporanea italiani, per offrire supporto e visibilità agli artisti emergenti esposti in occasione dell’ultima edizione della fiera, dove l’artista era proposto dalla Galleria Spazio Nuovo di Roma. La mostra è patrocinata dall’Ambasciata del Brasile. E’ una piccola opera d’arte il libro d’artista Marco Maria Zanin.Dio è nei frammenti, che accompagna la mostra del giovane artista padovano, visitabile fino al 16 luglio nelle sale superiori di Palazzo Santa Margherita, sede della Galleria Civica di Modena.Disegnata dall’artista insieme a Luca Lattuga, la pubblicazione nasconde, all’interno dello scrigno in cui si inserisce il catalogo fotografico, un piccolo intervento scultoreo, un truciolo di legno ritrovato da Marco Maria Zanin nel laboratorio di falegnameria del nonno. Ogni libro si presenta dunque un pezzo unico, come unici sono i frammenti lignei, residui di un lavoro manuale, a cui la ricerca artistica di Zanin si collega costantemente.
Il volume, in 400 edizioni numerate, è disponibile al bookshop di Palazzo Santa Margherita a costo di 20 euro.
Marco Maria Zanin (Padova, 1983) si laurea prima in Lettere e Filosofia e poi in Relazioni Internazionali, ottenendo un master in psicologia. Sviluppa contemporaneamente l’attività artistica, e compie numerosi viaggi e soggiorni in diverse parti del mondo, mettendo in pratica quell’esercizio di ‘dislocamento’ fondamentale per l’analisi critica dei contesti sociali, e per alimentare la sua ricerca tesa a individuare gli spazi comuni della comunità umana. Mito e archetipo come matrici sommerse dei comportamenti contemporanei sono il centro della sua indagine, che si snoda sull’osservazione della relazione tra l’uomo, il territorio e il tempo.
Sceglie come strumento privilegiato la fotografia, che è spesso usata mescolando tecniche diverse e superando i confini di altre discipline artistiche. Scrive del suo lavoro: “La fotografia mi aiuta a riallacciare la realtà fisica a spazi metafisici che si mescolano con i luoghi più profondi dell’identità umana, dove il silenzio, più di ogni descrizione, è la via per avvicinarci a toccare ciò che ci circonda.” Tra le mostre personali si segnalano O Lado Direito do Avesso, curata da Paulo Miyada, Oficina Cultural Oswald de Andrade, São Paulo, Brazil (2014); Etudes Photographiques, Galleria Spazio Nuovo, Roma (2014); Abitare l’Anima, curata da Fortunato d’Amico, Fondazione Benetton, Treviso (2014). Tra le ultime partecipazioni a mostre collettive si segnalano Uno sguardo italiano, Rencontres d’Arles, Arles (2016); Periscope curata da Claudio Composti, Festival Fotografico Europeo, Milano (2016); Duas Naturezas, Central Galeria, San Paolo (2017); Attualità di Morandi curata da Alessia Masi, Museo Morandi, MAMbo, Bologna (2017).
Ha fondato, insieme al curatore Carlo Sala e ad altri, Humus Interdisciplinary Residence, una residenza per artisti, attori di altre discipline con l’obiettivo di stimolare riletture delle identità locali delle periferie rurali del Veneto. Vive e lavora tra Padova e San Paolo del Brasile.
Carlo Franza