Bruciato il sito archeologico di Villa Faragola ad Ascoli Satriano nel Foggiano.
E’ ancora il Patrimonio archeologico italiano a soffrire e ad essere oltraggiato, perché qualche giorno fa è andata a fuoco -meglio dire data alle fiamme- la copertura in legno di Villa Faragola, sito importante di scavi in quel di Ascoli Satriano in provincia di Foggia. Nulla ancora si sa dalle indagini subito avviate anche perché nella zona archeologica non ci sono telecamere di sorveglianza. L’archeologo Giuliano Volpe presidente del Consiglio Superiore dei Beni Culturali e Paesaggistici del Mibact è certo della pista dolosa e scrive di un quadro archeologico da fine del mondo, per i “mosaici danneggiati irrimediabilmente, di marmi cotti, calcinati per il calore, strutture murarie distrutte”. L’insediamento è del IV-VI secolo dopo Cristo. Dice ancora il presidente del Consiglio Superiore dei Beni Culturali e Paesaggistici: “Accade quando non ci sono controlli e le aree diventano terra di nessuno”. Il rogo è avvenuto di notte nell’area dell’esteso e articolato insediamento rurale di età romana e tardoantica, costituito da un nucleo residenziale in cui era stata parzialmente recuperata la grande sala da pranzo (cenatio) e individuati un atrio, circondato su tutti i lati da un portico, e una serie di ambienti decorati con mosaici geometrici policromi. Un lavoro di recupero che andava avanti da 14 anni. Le campagne archeologiche condotte nel sito di Faragola hanno infatti portato alla luce un esteso insediamento di età romana, in particolare alcuni ambienti residenziali di una ricca villa di cui è stata finora documentata soprattutto la fase tardoantica (IV-VI secolo d.C.). Nell’incendio sono andate completamente distrutte la copertura e le passerelle lignee realizzate in loco, opera di anni di lavoro e di finanziamenti della Regione, di Arcus e poi del ministero. “Sono andati in fumo interventi per 3 milioni di euro, senza calcolare i costi di progettazione e realizzazione, mentre non sono valutabili i danni alle strutture archeologiche e al patrimonio culturale”. A detta di Volpe sono stati cancellati “14 anni di scavi, di ricerche, di lavoro sul campo. E di progettazione per quello che doveva essere un modello di musealizzazione per uno dei parchi archeologici considerati più importanti in Italia. A chi dava fastidio un sito come Faragola?”, e “mi fa rabbia – prosegue l’archeologo – che da alcuni mesi il cantiere era stato sospeso in attesa della ripresa per il completamento del terzo lotto dei lavori di sistemazione, con le installazioni multimediali, il percorso di visita, lo spazio informazioni, il laboratorio didattico per i bambini. Ed erano state sospese anche le visite al cantiere. Purtroppo, la conferma che quando un sito è lasciato senza una gestione, senza controlli, senza un uso quotidiano, senza una presenza, senza vita, diventa la classica ‘terra di nessuno’ nella quale è facile che i delinquenti o i vandali operino indisturbati. “Attendo di conoscere meglio la situazione – conclude Volpe – e di capire cosa sarà possibile salvare. Con la speranza che i carabinieri e la polizia, la magistratura indaghi e scopra i responsabili di questo disastro. Certo questi disgraziati non fermeranno la nostra voglia di conoscere, di difendere, di valorizzare, di restituire ai cittadini il nostro patrimonio culturale”. Di particolare pregio, gli ambienti della cenatio, dove è possibile ammirare lo stibadium, il divano in muratura per il banchetto, ma anche tre tappeti in opus sectile, inseriti nella pavimentazione marmorea. “È la fine – scrive l’archeologo – l’oscillum decorato con la figura di danzatrice presente nello stibadium asportato, rubato. A maggio dello scorso anno furono restituiti alla città i mosaici recuperati negli ambienti di quella che doveva essere una palestra all’interno della residenza. Restano ormai solo, oltre ai pochi oggetti portato al museo (la statua di bambino cacciatore, i tre pannelli in opus sectile per fortuna asportati per essere restaurati) e ai materiali nei nostri laboratori, i nostri studi, le foto, i video, i disegni, la nostra memoria e la passione per un sito straordinario.
Ancora un affondo pesante e uno schiaffo senza pari all’arte e alla cultura del nostro paese. Ancora un elemento e un atto che attesta il degrado culturale che avanza tutt’oggi in Italia.
Carlo Franza