Lo scultore Kyoji Nagatani in mostra a Milano, racconta il mondo (Genesi) e la storia, il tempo e la vita. Un artista, eccellenza della scultura internazionale.
La mostra “Genesi” in corso alla Miart Gallery di Milano (Via Brera 3) illustra il percorso denso, di ricerca estrema, dello scultore Kyoji Nagatani (Tokyo 1950) che, attraverso il linguaggio della scultura, esplora il rapporto intimo tra natura e uomo, spingendo la sua visione in un clima di attesa e di poesia, di minimalismo e di filosofia. Nagatani esplora la vita, la storia e il tempo, e traduce, come pochissimi, la materia attraverso un uso inedito delle sollecitazioni espressive, reinterpretate certo in chiave scultorea, generando così delle composizioni in cui l’insieme degli elementi -laddove si muove con installazioni- , o la stessa struttura delle forme è in grado di generare delle opere di inattesa suggestione e dalla forte carica simbolica e poetica. Dietro ogni forma c’è l’idea, il respiro di ogni principio, la materia con cui significare la vita, un seme colto nel tempo, un insieme di semi che semplificano anche la storia della scultura contemporanea. Questi semi raccontano la storia come ne “l’Arca di Noè”, sono racchiusi in una geometria plastica come ne “il seme del tempo”, e un ognuna di queste sculture c’è una sorta di attesa, niente avanza e niente manca, vi appare un visibile, il movimento di un’immagine che ne fa la sua dicibilità. Ma i semi si offrono anche come una teatralità, uno scenario com’ è evidente ne “ le pietre oniriche” e mostrano che al loro interno si compie la percezione ritmica, il vero senso della mutazione, la loro appartenenza alla vita. Talune di queste forme, e lo sguardo si sofferma ancora a “ le pietre oniriche” sospese lungo un filo verticale, offrono la magia di un movimento casuale e misterioso, alleggerendo la scultura non solo dalla sua tradizione plastico-monumentale, ma anche dei suoi miti costruttivistici. Nagatani pare aver guardato a Calder, alla metamorfosi come movimento, con la possibilità di rendere fluido, vivo e felice lo spazio che ci circonda. Dalla “Genesi” a “l’Arca di Noè”, da “il Viaggiatore del Tempo” a “il Seme del Tempo” la riflessione di Nagatani è ancora sul tema del monumento come luogo dove il tempo concreto viene proiettato nel tempo mitico e dove lo spazio ordinato ritualmente diventa centro del mondo , incontro del cielo e della terra, grazie a una geometria che incapsula grandiosamente il senso del mistero. Molti uomini affidano alla filosofia, alla matematica, alla musica e alla poesia la loro lettura del mondo, Nagatani lo fa con la scultura. La più fisica delle arti diviene con Nagatani metafisica, come in “ Paesaggi dell’anima”. Le mani di Nagatani trasformano i marmi e i bronzi, con un risultato oggi visibile chiaramente in mostra, giacchè lo scultore in queste materie vi getta il processo senza tempo di trasmutazione del cosmo, e la materia grezza o levigata e lucente prende forma con i suoi vuoti e pieni, con un ritmo assolutamente proprio che il nostro artista è riuscito a cogliere liberando la sua vocazione costruttiva, facendovi confluire le culture plastico-architettoniche.
Carlo Franza